Dall’Europa a Teramo: ecco gli artisti abruzzesi a cavallo di tre secoli 

Dopo Strasburgo l’esposizione arriva alla galleria Arca Fino al 15 giugno, opere di Della Monica, D’Aloisio e Galizia

TERAMO. È severamente vietato NON toccare: potrebbe essere il sottotitolo della mostra Paesaggi culturali europei d’Abruzzo. Tra XIX secolo e terzo millennio, organizzata dal Cope Consorzio Punto Europa, Comune di Teramo e Italia Nostra sezione di Teramo, a cura della storica dell’arte e archeologa Paola Di Felice. La ricca esposizione di opere di tre artisti abruzzesi, esponenti di diverse epoche e linguaggi, Gennaro Della Monica, Carlo D’Aloisio da Vasto, Licia Galizia insieme al musicista campano Michelangelo Lupone, dopo il debutto a Strasburgo il 27-29 febbraio nella sala Churchill del Parlamento europeo in concomitanza con l’assemblea plenaria, è arrivata a Teramo, dove viene inaugurata oggi alle 18 negli spazi de L’Arca Laboratorio per le arti contemporanee. Nella galleria civica di largo San Matteo resterà allestita fino a sabato 15 giugno in questi giorni e orari: martedì e mercoledì 10-13, da giovedì a domenica 10-13 e 16-19; ingresso libero; lunedì chiuso.
Prestati da eredi e collezionisti, i dipinti, una ventina, di Gennaro Della Monica (1836- 1917), pittore e architetto teramano di formazione artistica napoletana, artefice a cavallo dei due secoli del visionario castello e borgo neogotico, e, in numero di trenta, di Carlo D’Aloisio da Vasto (1892-1971), tra i protagonisti della Scuola Romana, artista ammirato da Carlo Carrà nonché curatore e direttore di importanti raccolte romane e ispettore alle antichità e belle arti, dialogano nelle sale de L'Arca con i tridimensionali quadri-scultura e con l’installazione Mare oscuro dell'artista visiva Licia Galizia (Teramo, 1966), allieva di Fabio Mauri, dal 2005 autrice col musicista beneventano Michelangelo Lupone di creazioni concepite come ambienti interattivi, luoghi di esperienza multisensoriale. Se alle opere pittoriche di Della Monica e D’Aloisio, espressione rispettivamente dell’arte figurativa dell’Ottocento e del Novecento, si deve il tradizionale rispettoso “guardare e non toccare”, le creazioni di Galizia e Lupone esigono invece il contatto col visitatore per vibrare, risuonare, comunicare. Grazie a piccoli e “primitivi”, come li definisce il maestro Lupone, congegni di intelligenza artificiale le opere scultoreo-musicali create insieme a Licia Galizia, sollecitate dal tocco di una mano, dalla voce, da uno strumento musicale, rispondono lasciando emergere brevi e suggestive partiture di musica elettronica, in una modalità espressiva innovativa, inclusiva per la fruizione, adeguata anche al pubblico con diversa abilità sensoriale. «L’evento artistico vuole essere occasione di riflessione sul valore universale della cultura, che attraverso la sperimentazione, la tecnologia e un nuovo approccio all’arte, si proietta nel futuro» ha spiegato la curatrice Paola Di Felice presentando ieri la mostra alla stampa in compagnia dell’artista Galizia, del musicista Lupone, dell’amministratore unico del Cope Filippo Lucci, del sindaco Gianguido D’Alberto e dell’assessore alla cultura Antonio Filipponi «Le sculture di Licia Galizia ci ricordano che è possibile traghettare valori universali, al di là delle differenze e condizioni individuali. E, soprattutto, ribaltano il diniego tradizionale di avvicinarsi all’opera e toccarla in un invito invece a lambirla, accarezzarla, entrare in contatto fisico con essa, pronta a rispondere alle sollecitazioni del visitatore. Esse permettono un approccio inclusivo per i non vedenti, che potranno così fruire dell’opera d’arte e “vederla toccando”».
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