Consorzio balneatori, l’allarme: «La categoria è nell’incertezza» 

Il presidente Flagnani chiede un intervento del governo dopo l’ultima sentenza sulla Bolkestein: «È tardi per indire le gare e serve una riforma del settore. Costretti a fare investimenti al buio»

GIULIANOVA. Situazione incerta nel comparto balneare di Giulianova: è l’allarme lanciato da Gianni Flagnani, presidente del Coba (il consorzio dei balneari), dopo l’ultima sentenza emessa dal Consiglio di Stato. La tensione nel settore balneare continua a persistere, dopo la massiccia protesta a Roma organizzata dal Sib (sindacato dei balneari): l’ultimo pronunciamento della magistratura ha amplificato tale sentimento di incertezza. La questione centrale riguarda l’applicazione della direttiva Bolkestein, con il Consiglio di Stato che conferma la scadenza delle concessioni demaniali per le spiagge al 31 dicembre 2023. Queste disposizioni obbligano le amministrazioni comunali, e tra queste quella di Giulianova, a revocare le eventuali deroghe concesse, portando avanti la procedura di gara per l’assegnazione delle spiagge, in un contesto “realmente concorrenziale”, ovvero in linea con la direttiva europea Bolkestein.
«Si naviga nell’incertezza», afferma Flagnani, che è anche titolare di uno chalet sul lungomare monumentale, il lido Altamarea, «a pochi giorni dall’inizio della stagione estiva 2024: noi balneatori abbiamo già iniziato ad allestire le spiagge, siamo al lavoro fra mille difficoltà, fra cui la carenza dei bagnini, alle quali si somma questo nuovo pronunciamento che invita a predisporre subito i bandi di gara». Flagnani, come anche i colleghi del comparto balneare, attende ora risposte da parte del governo Meloni. «Non ci sono i tempi tecnici per poter indire le gare, siamo a maggio inoltrato», continua il presidente del Coba, «né sono stati definiti i criteri sui quali dovranno basarsi le evidenze pubbliche per aggiudicarsi le concessioni: il governo faccia quindi chiarezza e soprattutto una riforma a garanzia e tutela delle imprese del settore. Non dimentichiamo che dietro gli stabilimenti balneari vi sono famiglie che hanno lavorato e investito sulla loro attività, valorizzando il comparto turistico locale».
Flagnani infine parla di un’ulteriore regola che sta mettendo in difficoltà i gestori di diversi stabilimenti: l’obbligo di acqua potabile anche per le docce e i lavapiedi, allo scopo di tutelare maggiormente la salute dei cittadini. «Per la realizzazione dell’impianto occorrerà un investimento di circa 10mila euro», conclude il balneatore, «sarò costretto quindi a mettere a gettone sia le docce che i lavapiedi: una spesa difficile da ammortizzare entro un anno».
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