Dayco, fumata nera in Regione: bocciata la proposta dell’azienda 

Lavoratori e sindacati ribadiscono la contrarietà a qualunque piano di esternalizzazione del prodotto: «Non siamo per niente soddisfatti». Proclamato un altro pacchetto di scioperi da domani fino a sabato

CHIETI. Niente accordo. L’incontro in Regione promosso dal neo assessore alle attività produttive Tiziana Magnacca con il vertice Dayco e i sindacati non è approdato a un’intesa. Terminato il vertice, la delegazione sindacale è tornata in fabbrica, ha tenuto un’assemblea con i lavoratori e ha proclamato un nuovo pacchetto di sciopero: altri tre giorni, da domani a sabato. Contando i quattro giorni di astensione dal lavoro già fatti, lo stabilimento Dayco di Chieti Scalo è pronto a fermarsi per una settimana per dire no a qualsiasi ipotesi di delocalizzazione. Un percorso che per i sindacati è iniziato con il contratto che affida a un’azienda di Trento il 3% della produzione e di cui chiedono con forza la rescissione. Dayco spiega che si è trattato solo di un modo per assicurare la continuità della produzione, nel caso dovessero esserci problemi nello stabilimento teatino. Una spiegazione che, però, non convince sindacati e lavoratori.
INTERVIENE LA POLITICA
La delegazione sindacale - la rsu formata da Ettore Di Natale, per la Femca Cisl, Cesare Ciaschetti e Alessandro Mancini, per la Filctem Cgil, Giustino Stampone e Stefano Di Primio, per la Uiltec Uil, e i segretari regionali della Filctem Cgil, Carlo Petaccia, della Femca Cisl, Stefano Di Crescenzo, e della Uiltec Uil, Debora Del Fiacco - due giorni fa era stata ricevuta dal sindaco Diego Ferrara. Ieri, invece, è stata convocata in Regione da Magnacca che ha fatto sedere al tavolo delle trattative anche i vertici dello stabilimento teatino e quelli di Confindustria. Erano presenti, infatti, Carlo Fulgenzi, Silvana Roatta e Simone Michetti per la Dayco, Luigi Di Giosaffatte e Massimo Cervellini per Confindustria Abruzzo Medio Adriatico. Ma nonostante l’intervento delle istituzioni comunali e regionali, sindacati e azienda continuano a essere su posizioni diverse e alquanto lontane.
L’INCONTRO IN REGIONE
Al tavolo regionale la dirigenza Dayco ha sottolineato nuovamente come la decisione di affidare il 3% della produzione alla Novurania di Trento risponde a un progetto di business continuity, con l’obiettivo di consentire, in caso di eventi eccezionali e imprevedibili (come un fermo degli impianti o dei macchinari oppure calamità atmosferiche o terremoti), la continuità produttiva dell’area semilavorati per i tre stabilimenti abruzzesi, quello di Chieti con i suoi 329 dipendenti, quello di Manoppello che dà lavoro ad altri 223 addetti e, il più piccolo, a Colonnella. Le organizzazioni sindacali hanno manifestato invece piena e netta contrarietà all’iniziativa, ritenendo non esaustive le giustificazioni della società, che si era comunque impegnata a non superare la soglia di esternalizzazione del 3% per i prossimi cinque anni, assicurando che verranno mantenuti inalterati i livelli occupazionali del reparto semilavorati dello stabilimento di Chieti. Ma, quando la Regione ha chiesto disponibilità a investire in Abruzzo e recuperare l’attività oggetto di esternalizzazione, la società ha risposto che al momento non è possibile.
NUOVI SCIOPERI
Tornati in assemblea davanti ai cancelli della fabbrica scalina, i sindacati hanno deciso insieme ai lavoratori per altri tre giorni di protesta. A partire da domani fino a sabato. Nel frattempo la Regione assicura che seguirà la vertenza. L’assessore Magnacca ha confermato la volontà di seguire la vicenda chiedendo la disponibilità per incontri periodici al fine di monitorare la situazione su iniziativa istituzionale o anche su semplice richiesta di una delle parti.
©RIPRODUZIONE RISERVATA