Maradona, innocente eroe dei derelitti 

Nel libro di Pisani “L’avvocato del D10S” 20 anni di battaglie col fisco e l’assoluzione

Non gli è bastato essere l’avvocato di Maradona e non gli è bastato essere protagonista delle tante avventure giudiziarie e controversie in cui il fuoriclasse è incappato durante la sua frizzante vita. Angelo Pisani – che per il “pibe de oro” nutriva e nutre quell’eccitato affetto frutto dell’inspiegabile pulsione del tifo – doveva dimostrare agli occhi del mondo che il suo idolo era innocente e che le accuse di evasione fiscale e addentellati vari mossigli dalla giustizia (tributaria e penale) italiana non reggono. E per raggiungere i l’obiettivo non solo si è caparbiamente impegnato per decenni, riuscendo a forare il muro di titanio di Equitalia, ma ha voluto sancire quella vittoria giudiziaria e dunque l'innocenza di Diego, in un libro. Il titolo, “L'avvocato del D10S” (Log Edizioni; 159 pagg. €14,90), è una professione di fede che si presta a varie interpretazioni, sacre e profane; il sottotitolo è ancor più definitivo: “Un'arringa in difesa di Diego Armando Maradona”. Pisani ha chiamato a vergare le pagine di prefazione e postfazione nomi altisonanti del tifo calcistico partenopeo e di quell’humus sociale latino disperato e povero che nel calcio si riversa: Maurizio de Giovanni, Gianni Minà e Nicola Graziano. L’assunto che corre lungo tutti i capitoli compone una figura che è un inedito lato umano del più grande calciatore di tutti i tempi: l’eroe mortale sempre schierato a difesa dei più deboli e del calcio «pulito», in guerra perenne con i presidenti della Fifa Joao Havelange e poi Joseph “Sepp” Blatter. Non solo: per Pisani Maradona era diventato un parafulmine di guai anche perché dalla parte dei governi di sinistra dell'America Latina (e non solo). Un peccato imperdonabile per un calciatore qualunque – figura solitamente mai impegnata fuori dai campi di gioco – figurarsi per il semidio che era diventato Maradona, «il più formidabile strumento di marketing del mondo», capace di muovere e smuovere masse dei derelitti. Non è un caso che a curarlo (e guarirlo) dalla tossicodipendenza fossero stati gli esperti di Fidel Castro. Tanto che, in segno di riconoscimento, il Diez si tatuò su un braccio il volto di Che Guevara. Un uomo troppo in vista e troppo scomodo, incontrollabile per chi gestiva la costosa baracca del calcio mondiale, secondo l’autore. Un uomo che aveva attuato il suo riscatto sociale trasformando Napoli da una città meridionale di reietti a una capitale del calcio, asfaltando le grandi squadre regine settentrionali, antagoniste nel gioco e soprattutto nella vita di ogni giorno. Napoli, città che sa anche divorare i propri eroi. Ma Pisani soprattutto scolpisce con l’inchiostro una data, il 25 maggio 2014. È il giorno in cui, dopo venti anni di battaglie a colpi di ricorsi, carte bollate, sottilissimi distinguo burocratici, la giustizia italiana sospende i pignoramenti a carico di Maradona, scagionando il campione da ogni accusa di evasione fiscale e dimostrando che l’ipotesi del fisco era sbagliata.