Aziende tra esuberi e stipendi arretrati 

Dalle Naiadi ai centri commerciali fino alle case di riposo e agli ospedali, la Cgil lancia l’allarme: «Troppi fronti aperti»

PESCARA. Le Naiadi che tra dipendenti e istruttori hanno visto una ottantina di persone perdere il lavoro, senza ammortizzatori sociali; 44 addetti del Conad di Città Sant’Angelo a rischio licenziamento; una trentina di operatori di due case di riposo tra Penne e Città Sant’Angelo alle prese con difficoltà retributive; e poi carenza di personale negli ospedali. Sono tanti i fronti aperti in termini di occupazione nella provincia di Pescara. A fare il punto, in occasione della Festa dei lavoratori, è il segretario Cgil di Pescara Luca Ondifero: «Nel 2024 abbiamo una situazione del lavoro in Italia e nel nostro territorio tale per cui non vengono garantite le condizioni salariali e dei diritti adeguate a quello che una società civile richiede», premette il segretario. «Gli stipendi sono bassi e in Italia negli ultimi trent’anni sono rimasti fermi, mentre negli altri Paesi d’Europa sono cresciuti del 30%. L’adeguamento, quando c’è, non riesce a coprire l’inflazione del costo della vita».
TROPPI PRECARI Per Ondifero, ai problemi di stipendio si uniscono quelli sulla precarietà per cui «si arriva a 40 anni, bene che va, con contratti a termine e senza alcuna possibilità di realizzare condizioni di vita più strutturate». E poi la sicurezza, «con norme adatte quasi del tutto assenti per cui un lavoratore muore durante la sua attività», afferma, «stiamo lavorando all’interno di alcune aziende con delle campagne di sensibilizzazione, rivolte ai lavoratori, inoltre stiamo promuovendo a livello nazionale dei referendum per restituire la dignità al lavoro».
ALLARME ESUBERI Entrando nel territorio provinciale, un confronto aperto per la Cgil è quello per il Conad di Città Sant’Angelo, «che viene già da una situazione complicata che dura da anni. Oggi ci sono 173 dipendenti, che sono già stati in cassa integrazione e per i quali è stato attivato un contratto di solidarietà. Ora c’è una ulteriore dichiarazione di licenziamento per 44 lavoratori». L’auspicio del sindacato è che l’azienda «si impegni in una ricollocazione degli esuberi in altri punti vendita». Quella dei grandi centri commerciali è una crisi sistemica, secondo la Cgil: «Abbiamo vissuto anni di sviluppo, con grandi gruppi che hanno investito. Ora i centri commerciali si stanno smantellando».
NAIADI ANCORA CHIUSE In tema Le Naiadi, la bacchettata della Cgil è tutta per le istituzioni: «Sono l’espressione del fallimento della politica che non ha governato il processo di tutela sulla struttura, su cui solo recentemente si sta cercando di mettere qualche pezza. Sono chiuse da più di un anno», ricostruisce. «C’erano una quindicina di dipendenti e una sessantina di istruttori e per loro nessun ammortizzatore sociale. Serve che la Regione abbia una visione di prospettiva rispetto a quello che Le Naiadi possono rappresentare per il nostro territorio. Le piscine devono ripartire, ma non a singhiozzo».
SANITà Fronte caldo anche nella sanità: «Ci sono due case di riposo», afferma Ondifero, «su cui ci sono una trentina di lavoratori in agitazione, perché gli stipendi arrivano con un ritardo di tre mesi. Una è la De Sanctis Del Bono a Penne e l’altra è la Sgaroni a Città Sant’Angelo. Ma tutta la sanità necessita di una revisione. La sanità territoriale è assente. Negli ospedali ci sono ingolfamenti nel pronto soccorso, le liste d’attesa arrivano anche a 24 mesi e i reparti sono in sofferenza cronica. Chiediamo lo sblocco delle assunzioni sia per rafforzare il personale negli ospedali, ma anche per implementare la diffusione della medicina territoriale, in modo che sia la sanità ad andare verso il cittadino e non il contrario».
ESTATE AL LAVORO Con l’estate alle porte, si apre anche il tema delle assunzioni stagionali: «Le imprese turistiche ogni anno si lamentano perché non trovano personale, ma il problema di quel settore è lo sfruttamento, tra lavoro nero o, se ci sono i contratti, si fanno sulla carta come part time, ma poi nella pratica sono full time a tutti gli effetti. Il punto è che i ragazzi non hanno voglia di essere sfruttati e invece che lavorare a quelle condizioni, o rinunciano o vanno altrove per cercare fortuna».
MODA E MATTONE In questo scenario, note positive arrivano dall’alta moda a Penne, con la recente apertura del gruppo Cucinelli, «che al momento ha prodotto 70 assunzioni, con l’obiettivo di arrivare a 350 dipendenti. Per la Brioni ormai da tempo si è arrivati a 780 dipendenti che lavorano a 36 ore, con la verifica al 2025 per valutare l’opportunità di tornare a 40 ore. E poi l’edilizia che con il 110 si è ripresa, ma la domanda che ci poniamo è: cosa succederà ora che il superbonus si concluderà?».