TERAMO

Ex Tercas, sentenza ribaltata: «Clienti non informati sui rischi» 

I giudici della Corte d’appello accolgono il ricorso di sei risparmiatori respinto in primo grado: «La banca non ha fornito comunicazioni complete sulla possibile inadeguatezza delle operazioni»

TERAMO. È un passaggio di poche righe ma che, pur nella sua estrema sintesi, indica linee guida nell’orientamento giurisprudenziale per la vicenda delle azioni ex Tercas. Perché la Corte d’appello dell’Aquila nel riformare in toto una sentenza del tribunale civile di Teramo che non aveva accolto il ricorso di sei risparmiatori definendo «corrette le informazioni della banca», non solo ha stabilito che nella vendita delle azioni non ci fu adeguata e specifica informazione fornita ai clienti sui rischi connessi alle operazioni ma ha messo nero su bianco che «questa corte in tal senso si è già espressa in altre cause analoghe con orientamento a cui anche in questa sede si intende dare continuità».

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Un orientamento che appena qualche settimana fa ha portato il collegio dei giudici (presidente Barbara Del Bono, a latere Mariangela Fuina e Augusta Massima) ad accogliere il ricorso dei sei risparmiatori per un risarcimento complessivo di circa 100mila euro (tutti assistiti dagli avvocati Renzo Di Sabatino e Massimo Cerniglia per Federconsumatori che da tempo segue la vicenda).

Anche in questo caso i fatti contestati risalgono a prima del commissariamento Tercas del 2012 e, di conseguenza, a prima dell’ingresso della Banca Popolare di Bari. Scrivono i giudici con riferimento a numerosi pronunciamenti della Cassazione: «Risulta principio indiscutibilmente emergente da tutta la normativa richiamata in materia di intermediazione mobiliare la finalità degli obblighi informativi gravanti sull’intermediario quello di rendere l’investitore in grado di fare scelte consapevoli in ordine al prodotto finanziario ed azionario su cui investire in relazione alle proprie finalità personali».

E precisano che: «Nel caso in esame la banca non ha fornito prova di aver dato complete informazioni sulla inadeguatezza dell’operazione, con riferimento specifico al tipo di investimento proposto, al profilo del singolo cliente e al grado di rischio, illustrando in modo analitico rischi e benefici dell’operazione, limitandosi invece a ritenere esaustiva la modulistica firmata dalle contropoarti».

I magistrati, entrando nello specifico rapporto tra investitore e istituto di credito, precisano: «In particolare non risulta dimostrata alcuna spiegazione ai singoli clienti delle motivazioni per le quali, malgrado investitori con scarsa o prudente propensione al rischio e con una storia di investimenti di carattere poco speculativo, avrebbero potuto o dovuto procedere ad investimenti altamente rischiosi e speculativi come l’acquisto di azioni Tercas illiquide, fuori mercato regolamentato ed emesse dalla stessa banca proponente, così non risultando provato che gli stessi fossero pienamente edotti del rischio concreto e relativo alla singola posizione di ognuno di essi al quale potevano essere esposti in caso di acquisto malgrado la valutazione di inadeguatezza. Con riferimento all’obbligo completo di informazione da parte della banca sia sul titolo oggetto di investimento che sull’inadeguatezza dell’operazione, deve rilevarsi come tale informazione, sulla base di quanto già chiarito, deve essere aderente al profilo specifico del singolo investitore e non basata su formule standardizzate che si traducono altrimenti in mere clausole di stile».

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