Affonda il progetto “Pennadomo Iko” «Non ci sono i soldi»
Turismo, i fondi regionali slittano e Barbara Ciarrapico rinuncia: «Alla classe politica i borghi non interessano»
PENNADOMO. Ha gettato la spugna, Barbara Ciarrapico, riponendo il suo modello di turismo destinato alla collettività e alle microimprese, nello scompartimento di quel treno che passa una volta nella vita e sul quale la politica abruzzese non ha fatto salire un pezzo di territorio regionale. In un sacchetto di juta ha sistemato anche il “Number One”, la moneta locale assurta a mezzo di tesaurizzazione della ricchezza di idee e di sogni, prima che di valore dell’argento, per una comunità in cerca di riscatto da una vita. Insomma, il “Progetto Pilota Pennadomo”, nato prevedendo 56 camere di charme con 130 posti letto nella forma dell’albergo diffuso, due ristoranti, una pasticceria, gelateria, emporio enogastronomico con prodotti tipici regionali, cinque piccole botteghe dell’artigianato artistico abruzzese, il recupero di un frantoio e di sei edifici antichi da destinare alla degustazione di olii e vini regionali, servizio wi-fi, bus-navetta per e dall’aeroporto di Pescara, collegamenti con la spiaggetta del lago; ebbene tutto questo ben di Dio non si farà più. Perché dalla politica regionale i fondi non arriveranno. Almeno per ora.
«A ottobre», spiega Barbara Ciarrapico, responsabile del progetto, «dalla Regione Abruzzo mi avevano fatto scrivere le schede progettuali in modo da inserire il tutto nel master plan del Sud di Palazzo Chigi, assicurandomi 8 milioni di euro. Abbiamo ricevuto complimenti da tutti. Poi, improvvisamente, ho appreso che non ci sarà mai nessun finanziamento del master plan: “È con i Por Fes 2014-2020 che troveremo il modo di finanziare il tutto”, mi hanno detto. Allora ho chiesto: “E le schede che ho compilato, il progetto presentato a Palazzo Chigi e tutti i complimenti? Quindi voi intascate gli 8 milioni?”».
Così il piano IK0, ossia “Impact chilometro zero”, ha perduto la prima lettera e dell’acronimo è rimasto soltanto il ko che da solo significa knock out, ossia fuori combattimento, al tappeto. Eppure quella sua creatura era stata definita da tanti “una splendida follia”; “l’autostrada per uscire dalla crisi”, come l’ha definita un dirigente di Invitalia. «Un modello concepito e studiato in ogni sua parte, fino al midollo osseo», prosegue Ciarrapico. Il tutto coordinato da una fondazione da far nascere per facilitare lo sviluppo della microimpresa: la fondazione acquista e ristruttura gli antichi edifici nei borghi, li dà in gestione alla popolazione, previene la svendita dei borghi sui mercati internazionali e sperperi». Follia, visione? E invece… «E invece l’Abruzzo non solo non volerà ma affonderà. Oggi provo amarezza e tristezza. Per due anni», sottolinea Ciarrapico, «ho bussato a ogni porta implorando aiuto. Ho scritto a tutti, mi sono presentata ai ministeri, incontri infiniti. Ovunque mi sono sentita dire: “Non possiamo fare nulla perché il turismo è nelle mani della Regione”. Quindi il presidente Luciano D’Alfonso si assuma la responsabilità di questa sconfitta: le infinite promesse di soldi, dati e poi tolti. Non da ultimo 3 milioni. Avevamo anche festeggiato a Pennadomo: immagini la scena di questa povera gente che festeggia felice di sapere che presto avrebbe iniziato a lavorare. C’eravamo messi tutti a lavorare come pazzi perché la condizione per ottenere il finanziamento era avere i progetti esecutivi pronti entro il 31 dicembre. Erano soldi rientrati nella programmazione 2008-2013 per progetti non andati a termine. Poi, improvvisamente, i soldi non c’erano più. “Il presidente ha cambiato idea”, mi hanno detto, “vanno a una pista ciclabile”. Una pista ciclabile invece di recuperare un borgo, rimettere in moto un’economia territoriale e dare opportunità di lavoro alla popolazione? Eppure potevamo uscire dalla crisi in poco meno di tre anni. Lo sviluppo turistico va affidato a esperti che conoscono la logica di mercato. Non servono professori universitari e nemmeno lezioni di 3-4 ore. Bisogna essere lì, vivere nei borghi, condividere le decisioni e trasmettere il know-how per creare capitale umano e destinazioni con una sostenibilità a lungo termine. Ma suppongo che questo territorio non interessi; i borghi quasi spopolati, in termini di voti non interessano i politici».
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