De Cecco, il terzo pastificio nel mondo
I 125 anni del gruppo agroalimentare di Fara San Martino che adesso sbarca in Russia
PESCARA. L'acquisizione di un complesso industriale e commerciale in Russia da parte del Gruppo De Cecco, che è così il terzo produttore di pasta al mondo, è solo l'ultimo passo di un'azienda da sempre vocata all'internazionalizzazione, all'innovazione e alla ricerca della qualità.
Caratteristiche, queste, di cui ultimamente si parla tanto come cura ai malanni dell'economia regionale e che contraddistinguono il gruppo abruzzese, simbolo dell'Italia nel mondo, fin dalle sue origini.
Il contesto in cui, nel 1886, all'indomani del'Unità d'Italia, Filippo Giovanni De Cecco fondò a Fara San Martino il pastificio, era caratterizzato dall'emigrazione degli abruzzesi, soprattutto verso gli Stati Uniti, e dallo spopolamento dei territori, colpiti da una durissima crisi. Fu allora che De Cecco ebbe l'intuizione di esportare la pasta, alimento consolatorio che ricordava le proprie origini, laddove vi era domanda.
Si presentò però il problema del trasporto. In quegli anni le merci viaggiavano sui velieri e la pasta, un prodotto fresco, era deperibile. Per ovviare all'inconveniente, De Cecco, ideò e brevettò, nel 1889, il primo impianto al mondo per l'essiccazione, attraverso un sistema di ventole e resistenze.
Precursore della modernità, il pastificio si affermò rapidamente all'estero, tanto che nel 1892, con l'Expò universale di Chicago, arrivò il primo grande riconoscimento per la qualità De Cecco: la medaglia d'oro per il «sapore, il colore e l'odore» della pasta.
Quanto i prodotti del pastificio di Fara fossero divenuti un'abitudine delle famiglie, d'altronde, lo si capisce anche da diverse pellicole cinematografiche, come «Il Padrino» di Coppola. In una delle scene finali è visibile, durante un trasloco, uno scatolone raffigurante proprio il marchio De Cecco.
Nel 1926 fu inaugurato il nuovo stabilimento, accanto alla stazione di Pescara, all'epoca il più importante snodo commerciale della regione. Come quella di Fara, la nuova struttura era composta da un pastificio e da un mulino, così da garantire che dal grano si arrivasse in poche ore alla pasta.
Lo stabilimento pescarese, però, andò distrutto durante la seconda guerra mondiale, sotto le bombe degli Alleati, mentre l'altro fu messo a ferro e fuoco dai tedeschi. La famiglia, allora, ripartì da zero e ricostruì entrambe le strutture.
A Fara, negli anni '80, fu realizzato un secondo stabilimento, uno dei più grandi pastifici d'Europa. Nel 1997 fu poi inaugurato quello di Ortona, mentre nel'98 fu dismesso quello di Pescara, dove attualmente sono alcuni degli uffici del Gruppo.
Caratteristica fondamentale della lavorazione De Cecco, la cui ricetta è la stessa da 125 anni, è un giusto compromesso tra modernità e tradizione. Importante l'utilizzo delle trafile in bronzo e l'essiccazione lenta (dalle 12 alle 48 ore). Ad effettuare il test quotidiano della qualità, assaggiando la pasta, è lo stesso presidente del gruppo. Tanto era l'amore degli americani per la De Cecco, che negli anni '70 un personaggio del calibro di Frank Sinatra inviò degli emissari a Fara e tentò, invano, di acquistare il pastificio per un milione di dollari.
Caratteristiche, queste, di cui ultimamente si parla tanto come cura ai malanni dell'economia regionale e che contraddistinguono il gruppo abruzzese, simbolo dell'Italia nel mondo, fin dalle sue origini.
Il contesto in cui, nel 1886, all'indomani del'Unità d'Italia, Filippo Giovanni De Cecco fondò a Fara San Martino il pastificio, era caratterizzato dall'emigrazione degli abruzzesi, soprattutto verso gli Stati Uniti, e dallo spopolamento dei territori, colpiti da una durissima crisi. Fu allora che De Cecco ebbe l'intuizione di esportare la pasta, alimento consolatorio che ricordava le proprie origini, laddove vi era domanda.
Si presentò però il problema del trasporto. In quegli anni le merci viaggiavano sui velieri e la pasta, un prodotto fresco, era deperibile. Per ovviare all'inconveniente, De Cecco, ideò e brevettò, nel 1889, il primo impianto al mondo per l'essiccazione, attraverso un sistema di ventole e resistenze.
Precursore della modernità, il pastificio si affermò rapidamente all'estero, tanto che nel 1892, con l'Expò universale di Chicago, arrivò il primo grande riconoscimento per la qualità De Cecco: la medaglia d'oro per il «sapore, il colore e l'odore» della pasta.
Quanto i prodotti del pastificio di Fara fossero divenuti un'abitudine delle famiglie, d'altronde, lo si capisce anche da diverse pellicole cinematografiche, come «Il Padrino» di Coppola. In una delle scene finali è visibile, durante un trasloco, uno scatolone raffigurante proprio il marchio De Cecco.
Nel 1926 fu inaugurato il nuovo stabilimento, accanto alla stazione di Pescara, all'epoca il più importante snodo commerciale della regione. Come quella di Fara, la nuova struttura era composta da un pastificio e da un mulino, così da garantire che dal grano si arrivasse in poche ore alla pasta.
Lo stabilimento pescarese, però, andò distrutto durante la seconda guerra mondiale, sotto le bombe degli Alleati, mentre l'altro fu messo a ferro e fuoco dai tedeschi. La famiglia, allora, ripartì da zero e ricostruì entrambe le strutture.
A Fara, negli anni '80, fu realizzato un secondo stabilimento, uno dei più grandi pastifici d'Europa. Nel 1997 fu poi inaugurato quello di Ortona, mentre nel'98 fu dismesso quello di Pescara, dove attualmente sono alcuni degli uffici del Gruppo.
Caratteristica fondamentale della lavorazione De Cecco, la cui ricetta è la stessa da 125 anni, è un giusto compromesso tra modernità e tradizione. Importante l'utilizzo delle trafile in bronzo e l'essiccazione lenta (dalle 12 alle 48 ore). Ad effettuare il test quotidiano della qualità, assaggiando la pasta, è lo stesso presidente del gruppo. Tanto era l'amore degli americani per la De Cecco, che negli anni '70 un personaggio del calibro di Frank Sinatra inviò degli emissari a Fara e tentò, invano, di acquistare il pastificio per un milione di dollari.
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