Il gruppo di ricercatori della d'Annunzio coordinato da Angela Di Baldassarre e Barbara Ghinassi (seconda a sinistra)

UNIVERSITA'

I ricercatori della d’Annunzio: così le cellule rigenerano il cuore 

Gruppo di lavoro dell’università di Chieti pubblica uno studio sulle staminali del liquido amniotico.  «Passo in avanti per studiare le cardiomiopatie genetiche»

CHIETI. Dalle cellule staminali presenti nel liquido amniotico è possibile ottenere cellule cardiache, utili per gli studi di medicina rigenerativa, la cui conoscenza può portare alla creazione di nuovi modelli per le cardiomiopatie genetiche. È la scoperta fatta da un gruppo di ricercatori dell’università d’Annunzio Chieti-Pescara, coordinati dalla professoressa Angela Di Baldassarre e dalla dottoressa Barbara Ghinassi. Dopo tre anni di studi nel laboratorio di anatomia e differenziamento cellulare del dipartimento di medicina e scienze dell’invecchiamento dell'ateneo della d'Annunzio, i ricercatori hanno scoperto il differenziamento cardiaco delle cellule staminali amniotiche. Lo studio, sostenuto dai fondi del Miur dedicati ai giovani ricercatori, è stato realizzato in collaborazione con i genetisti Ivana Antonucci e Liborio Stuppia, che hanno fornito i campioni di liquido amniotico, e con i fisiologi Simone Guarnieri e Maria Addolorata Mariggiò, che hanno effettuato i saggi funzionali. Nel gruppo dei ricercatori ci sono anche Maria Angela D’Amico, Andrea Di Credico, Giulia Gaggi e Pascal Izzicupo.
«Altri ricercatori avevano già evidenziato il potenziale cardiomiogenico delle cellule staminali amniotiche», spiega la dottoressa Ghinassi, «ma non si era ancora riusciti a sviluppare tale potenzialità perché i dati ottenuti erano contrastanti: l’efficienza del differenziamento era piuttosto bassa e le cellule cardiache ottenute erano molto immature. Studiando diversi campioni di liquido amniotico, invece, abbiamo dimostrato che solo quelli ricchi in particolari cellule staminali sono in grado di dare origine a cellule cardiache mature. Gli sforzi in laboratorio si sono concentrati sulla messa a punto di un sistema di trasformazione delle staminali amniotiche in cellule cardiache che fosse efficace e allo stesso tempo non prevedesse l'aggiunta in coltura di altre cellule o sostanze di origine animale, fattore che ne comprometterebbe l'utilizzo nella pratica clinica».
I risultati degli studi sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports e aprono nuovi orizzonti ai ricercatori. «Questi risultati potrebbero avere nel tempo ricadute applicative importanti sia per la creazione di modelli di studio per le cardiomiopatie genetiche sia per la realizzazione di test farmacologici», dice la Ghinassi, laureata in biologia a Bologna e, dopo le esperienze all’istituto superiore della sanità di Roma e tre anni a New York, rientrata a Chieti come ricercatrice in anatomia umana. «Ma, soprattutto, hanno risvolti importanti sullo studio di terapie cellulari per la rigenerazione del cuore infartuato, utilizzando cellule staminali sicure perché le cellule amniotiche non sono tumorigeniche e sono prive di limitazioni di carattere etico in quanto ottenute dal materiale in eccesso delle amniocentesi a cui si sottopongono le future mamme a fini diagnostici».
©RIPRODUZIONE RISERVATA