Una città nascosta sotto San Giustino Ecco la Chieti segreta

2 Settembre 2018

Gli speleologi si calano nei sotterranei tra le antiche cisterne Già eseguiti i rilievi, ora i reperti saranno ricoperti d’asfalto

CHIETI. Prima visita nelle viscere di piazza San Giustino dopo un segreto lungo almeno cento anni. E torna alla luce una città antica, raccontata negli atti storici conservati all’Archivio di Stato ma rimasta nascosta e mai vista prima. Ieri mattina, gli speleologi dello Speleo club di Chieti e del Centro appenninico ricerche sotterranee si sono calati fino a 10 metri di profondità per esplorare quei luoghi tornati d’attualità dopo i primi scavi necessari a trovare conferme alle indicazioni storiche da affidare, poi, ai progettisti della piazza San Giustino del futuro.
«I ragazzi sono scesi in una cisterna già conosciuta e rilevata sulle mappe», spiega Marida De Menna, archeologa dello Speleo club di Chieti, «si tratta di un’area di 13 metri di larghezza per circa 9 di altezza, con due ingressi, costruita il 1878 e 1880 e usata come riserva d’acqua prima della costruzione dell’acquedotto cittadino che risale al 1891. Probabilmente», dice De Menna, «era una cisterna aggiuntiva a quella già esistente alla Civitella e utilizzata per alimentare la fonte al centro della piazza. Poi, fu chiusa e, per un centinaio di anni, nessuno ci è più entrato». Lo Speleo club, guidato dal presidente Fabrizio Di Primio, ha scattato foto e video da consegnare alla Sovrintendenza archeologica e ai progettisti impegnati a studiare la riqualificazione di piazza San Giustino, gli architetti Gianfranco Scatigna e Maria Cicchitti. Ma il progetto da 1,5 milioni per rivoluzionare il centro con meno parcheggi e forse una fontana monumentale e adesso anche la valorizzazione dei reperti si ritrova già appeso a un filo perché il governo Conte ha sospeso i fondi dal decreto periferie stanziati, con la firma del 18 dicembre scorso a palazzo Chigi, dal precedente governo Gentiloni.
Gli speleologi dello Speleo club teatino hanno ispezionato la cisterna tra le due gradinate della cattedrale: «I rilievi fatti», dice De Menna, «confermano quanto riportato sui documenti storici e confermano anche un eccezionale grado di conservazione». In questa zona, poco più avanti verso il centro della piazza, si trova un mosaico che potrebbe essere databile tra il I secolo avanti Cristo e il I dopo Cristo.
Gli esperti del Centro appenninico ricerche sotterranee, con la guida di Errico Orsini, hanno eseguito i rilievi dentro l’altro locale scoperto davanti all’ingresso del tribunale: si tratta di un sotterraneo a volta di circa 6 metri di larghezza e 12 di lunghezza quasi interamente invaso da terra. Insieme a Orsini, curatore regionale del catasto della Società speleologica italiana (Ssi) per le cavità artificiali, hanno operato anche Marta Di Biase e Federico Palazzese, tutti membri della commissione nazionale cavità artificiali della Ssi. Non si sa ancora a cosa servisse in passato questo locale: potrebbe essere un antico magazzino oppure le segrete dell’ex carcere.
Ci vorrà tempo per provare a sfruttare i siti storici per attirare i turisti della cultura. Adesso, in attesa che la Sovrintendenza archeologica detti le direttive da seguire al Comune per i lavori, i reperti di piazza San Giustino torneranno al sicuro sotto una colata di asfalto: «Grazie agli speleologi abbiamo ottenuto rilievi a costo zero. Adesso, la zona sarà ricoperta provvisoriamente di asfalto», spiega l’assessore ai lavori pubblici Raffaele Di Felice, «non saranno usate le mattonelle perché, a breve, dovrebbero partire i lavori». Sì, ma quando? «Speriamo presto», dice l’assessore, «l’obiettivo è partire l’anno prossimo».
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