Vasto, brucia la riserva di Punta Aderci: «Cane usato come innesco»
Il terribile sospetto sul nuovo rogo dopo il ritrovamento dei resti carbonizzati di un cagnolino. Danni alla vegetazione e alla fauna dell’area protetta
VASTO . Assediata dai piromani, la riserva di Punta Aderci continua a bruciare. A dodici ore dal rogo acceso domenica a Mottagrossa, ieri alle 11 il fuoco ha creato altri danni. L’intervento immediato dei vigili del fuoco ha evitato grossi danni alla vegetazione ed evitato alle fiamme di estendersi. La presenza, però, dei resti carbonizzati di un cagnolino, vicino al punto dal quale è partito l’incendio, apre scenari inquietanti.
Il sospetto è che la bestiola possa essere stata usata come innesco. Proprio come è successo qualche giorno fa sul Vesuvio. «Un cane alla vista del fuoco fugge. Quel povero animale si è trovato il fuoco addosso», spiega un agricoltore che ha visto la scena. Il conto pagato ieri dalla fauna della riserva è salato. Diversi i nidi di fagiano distrutti, così pure di quaglie e altri volatili. Fortunatamente le squadre dei vigili del fuoco, aiutate anche dalla Protezione civile, in una poderosa azione di spegnimento sono riuscite a mettere in sicurezza le aree colpite nel giro di un’ora, evitando problemi a turisti ed escursionisti. Resta l’inquietudine. Uno tra i promontori più incantevoli della costa adriatica è nuovamente in pericolo. Era già successo nel 2013 e poi nel 2015. Due incendi a distanza di poche ore (e il tentativo di incendio del box, fallito) hanno tutta l’aria di una vera e propria dichiarazione di guerra.
Da più parti viene chiesto al sindaco Francesco Menna di presentare formale querela alla Procura della Repubblica, affinché si indaghi in maniera approfondita su quello che accade a Punta Aderci con l’obbiettivo di stanare gli scellerati. Anche se la risposta dei vigili del fuoco è sempre stata immediata, l’habitat del promontorio in direzione di Mottagrossa ha vistose ferite. La scorsa settimana le fiamme si sono sviluppate in altre due aree, nel tratto compreso tra l’area industriale e la ferrovia: due roghi contemporanei a decine di metri di distanza l’uno dall’altro. La domanda che tutti si fanno è: perché? E quale sia lo scopo del disegno criminale. Intanto i carabinieri forestali indagano anche sul rogo che domenica a contrada Lebba ha divorato ettari di vegetazione, minacciato le case e distrutto un box di legno. Pochi gli indizi in mano, ma qualcosa di interessante pare sia stato trovato. Le bocche degli investigatori sono cucite. Di sicuro in queste ore si è aperta una vera e propria caccia agli incendiari.
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