Ettore Spalletti (foto di Valerio Simeone)

CULTURA IN LUTTO

Addio a Ettore Spalletti, pittore della luce e del colore 

L’artista stroncato da un infarto a 79 anni nella sua casa di Spoltore. «Amo quella linea di bellezza, di azzurro infinito che abbraccia Pescara»

La giornata nera della cultura abruzzese iniziata con la morte del gallerista cesare Manzo si è conclusa con la notizia della scomparsa di Ettore Spalletti. Il grande artista è morto stroncato da un infarto nel tardo pomeriggio di ieri nella sua casa di Spoltore. Spalletti era nato a Cappelle sul Tavo in provincia di Pescara 79 anni fa. Quello di Ettore Spalletti è uno dei grandi nomi dell’arte contemporanea mondiale. Nel 1996 ha realizzato, per l'Hôpital Poincaré di Garches, installazioni permanenti di particolare intensità emotiva.
Le sue opere sono state presentate a Documenta di Kassel (1982, 1992), alla Biennale di Venezia (1982, 1993, 1995, 1997) e in mostre personali a Parigi (Musée d'art moderne de la Ville de Paris, 1991), New York(Osmosis, S. R. Guggenheim Museum, 1993, con Haim Steinbach), Anversa (Museum van Hedendaages Kunst, 1995), Strasburgo (Salle des fêtes, Musée d'art moderne et contemporain, 1998-99), Napoli (Museo nazionale di Capodimonte, 1999), Leeds (Henry MooreFoundation, 2005).
Nel 2014 la più completa retrospettiva dell'opera dell'artista, intitolata “Un giorno così bianco, così bianco”, è stata allestita in un circuito museale formato dal Maxxi di Roma, dalla Gam di Torino e dal Museo Madre di Napoli.
Due anni fa era stato insignito della laurea honoris causa in architettura dell’università d'Annunzio dì Chieti- Pescara.
A partire dalla metà degli anni Settanta, Spalletti si è dedicato a una ricerca tesa a valorizzare il risalto emotivo del tono cromatico, indagato sia in pittura che in scultura, elaborando strutture in legno e marmo di forme essenziali, dalla cui apparente monocromia traspare una manualità pittorica di strati sovrapposti e abrasi, un colore intriso di materia e di luce, in armonica interrelazione con lo spazio circostante.
I suoi quadri sono dominati da pochi, insistiti colori: l'azzurro atmosferico in cui siamo immersi, il giallo solare, il rosa dell'incarnato, il grigio dell'accoglienza. Il grigio è, per l’artista abruzzese, il colore perfetto, tende al bianco come al nero, tra tutti è il colore che meglio accompagna gli altri.
Spalletti è profondamente legato al paesaggio in cui è nato, nel 1940. Il capannone studio lungo la Provinciale che attraversa Spoltore-Cappelle-Moscufo, dista giusto cinque chilometri dalla sua abitazione.
Da lì l'Adriatico, spiegava in un’intervista rilasciata al Centro due anni fa, «quella «linea di bellezza, di azzurro infinito che abbraccia la città, oggi così vituperata da brutte costruzioni e dall'inquinamento».
«Il mare di Pescara», aggiungeva, «era così generoso, colori bellissimi che si dilatavano alla città vecchia e si azzurravano fino al tramonto», ricorda l'artista. «Mi piaceva stare a guardare quel paesaggio. Che oggi vive dentro di me, col desiderio di quella vita di ragazzo. Non avevo tanta voglia di andare a scuola, col pullman arrivavo da Cappelle a Pescara, piazza Unione, e poi a piedi fino al mare. Il direttore del liceo artistico, Giuseppe Misticoni, veniva a cercarmi e mi faceva correre in classe».
«Pescara», concludeva Ettore Spalletti, «non era ancora così espressiva e io amavo fare quelle cose. Poi tutto evolve e la città è diventata altro. Ma è sempre straordinariamente bello alzarsi al mattino e vedere il sole che nasce, e poi il tramonto che si ripete da sempre. E' straordinario».
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