Dionisi, l’abruzzese che sconfisse la malaria
Oggi a Pietracamela Carla Tarquini presenta il suo libro: racconta la storia del medico che individuò la causa della malattia
Tra i grandi abruzzesi dimenticati e poi riscoperti e collocati nella giusta luce c'è Antonio Dionisi, medico e scienziato nato a Pietracamela nel 1866, primo a intuire che la malaria si trasmette anche con la puntura di zanzara Anopheles. Il libro di Carla Tarquini, “Antonio Dionisi: medico, scienziato, Accademico d’Italia”, pubblicato dall’Istituto zooprofilattico sperimentale per l'Abruzzo e Molise-Giuseppe Caporale ( di Teramo, lo ricorda e ne ricostruisce il percorso umano e scientifico. Il volume, arricchito da fotografie d'epoca e riproduzioni di lettere e documenti, viene presentato, oggi alle17, al belvedere Montauti di Pietracamela. All'incontro intervengono l'autrice, il sindaco Michele Petraccia e Manola Di Pasquale, presidente dell’Istituto zooprofilattico.
Antonio Dionisi fu un «grande protagonista della sanità pubblica, capace di sollevare, nella lotta alla malaria, le motivazioni politico-culturali, le scelte manageriali e le energie necessarie per poter sperare con fiducia nel futuro», scrive nell’introduzione del libro Mauro Mattioli, direttore generale dell’istituto. «Grazie alla lungimiranza di Dionisi, che affronta lo studio delle malattie parassitarie utilizzando il modello animale (uccelli, pipistrelli, bovini), vengono poste le basi conoscitive che porteranno a definire il ciclo biologico dell'agente responsabile della malaria e dei meccanismi alla base della sua trasmissione».
Partito dal paese natìo alle falde del Corno Piccolo del Gran Sasso (dove il padre Francesco era medico condotto), Antonio Dionisi si diplomò al liceo classico di Bari per laurearsi in medicina nel 1890 alla Sapienza di Roma con la tesi "Infezione da malaria", che gli valse il Premio Girolami e 500 lire. Lo studio della malaria fu da subito una delle sue specializzazioni. Nel 1904 Dionisi divenne docente di istologia e anatomia patologica a Modena. Richiamato in guerra come ufficiale medico, ebbe una medaglia d’argento al valor militare e due croci di guerra. Divenne docente alla Sapienza nel 1922. Conservò sempre il legame con Pietracamela, tanto da accettare nel 1923 la presidenza dell’associazione alpinistica Aquilotti del Gran Sasso. Nel 1929 fu nominato Accademico d’Italia: con lui furono insigniti del titolo il drammaturgo Luigi Pirandello, il poeta Salvatore Di Giacomo, il musicista Pietro Mascagni, e lo storico Gioacchino Volpe, originario di Paganica. Nomi che fanno capire la statura di Antonio Dionisi negli ambienti scientifici nazionali. Poco tempo dopo, nel 1931, Antonio Dionisi morì mentre era a un convegno medico a Salice Terme. Nella sua vasta produzione scientifica, dal 1890 al 1930, spiccano i testi sulla malaria scritti durante l'esperienza nella campagna romana, nella tenuta di Maccarese, che alla fine dell'Ottocento era un luogo paludoso e malsano. La sua ricerca fu anche una denuncia delle miserabili condizioni di vita dei braccianti, degli operai, dei manutentori dei canali e delle loro famiglie. Come sottolinea Carla Tarquini, il testo "La malaria di Maccarese" è un lavoro scientifico che ha la forza narrativa delle pagine di Giovanni Verga.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Antonio Dionisi fu un «grande protagonista della sanità pubblica, capace di sollevare, nella lotta alla malaria, le motivazioni politico-culturali, le scelte manageriali e le energie necessarie per poter sperare con fiducia nel futuro», scrive nell’introduzione del libro Mauro Mattioli, direttore generale dell’istituto. «Grazie alla lungimiranza di Dionisi, che affronta lo studio delle malattie parassitarie utilizzando il modello animale (uccelli, pipistrelli, bovini), vengono poste le basi conoscitive che porteranno a definire il ciclo biologico dell'agente responsabile della malaria e dei meccanismi alla base della sua trasmissione».
Partito dal paese natìo alle falde del Corno Piccolo del Gran Sasso (dove il padre Francesco era medico condotto), Antonio Dionisi si diplomò al liceo classico di Bari per laurearsi in medicina nel 1890 alla Sapienza di Roma con la tesi "Infezione da malaria", che gli valse il Premio Girolami e 500 lire. Lo studio della malaria fu da subito una delle sue specializzazioni. Nel 1904 Dionisi divenne docente di istologia e anatomia patologica a Modena. Richiamato in guerra come ufficiale medico, ebbe una medaglia d’argento al valor militare e due croci di guerra. Divenne docente alla Sapienza nel 1922. Conservò sempre il legame con Pietracamela, tanto da accettare nel 1923 la presidenza dell’associazione alpinistica Aquilotti del Gran Sasso. Nel 1929 fu nominato Accademico d’Italia: con lui furono insigniti del titolo il drammaturgo Luigi Pirandello, il poeta Salvatore Di Giacomo, il musicista Pietro Mascagni, e lo storico Gioacchino Volpe, originario di Paganica. Nomi che fanno capire la statura di Antonio Dionisi negli ambienti scientifici nazionali. Poco tempo dopo, nel 1931, Antonio Dionisi morì mentre era a un convegno medico a Salice Terme. Nella sua vasta produzione scientifica, dal 1890 al 1930, spiccano i testi sulla malaria scritti durante l'esperienza nella campagna romana, nella tenuta di Maccarese, che alla fine dell'Ottocento era un luogo paludoso e malsano. La sua ricerca fu anche una denuncia delle miserabili condizioni di vita dei braccianti, degli operai, dei manutentori dei canali e delle loro famiglie. Come sottolinea Carla Tarquini, il testo "La malaria di Maccarese" è un lavoro scientifico che ha la forza narrativa delle pagine di Giovanni Verga.
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