Donzelli: «Con i miei disegni aiuto a creare i grandi film»
L’artista teramano autore degli storyboard per i registi hollywoodiani «Ormai vivo in America, Los Angeles è il sogno di chiunque voglia fare cinema»
TERAMO. «Ormai negli ultimi anni passo più mesi negli Stati Uniti che in Italia. Ma ovviamente sono felicissimo di lavorare lì» racconta al Centro, dal buen retiro di Tortoreto, lo storyboard artist teramano Cristiano Donzelli, nome conteso dalle grandi produzioni americane. «Los Angeles è il sogno di chiunque voglia fare cinema. Hai la possibilità di lavorare con grossi nomi a film importanti che gireranno il mondo». Come “Bird Box” di Susanne Bier, con Sandra Bullock e John Malkovich, distribuito dal 21 dicembre sulla piattaforma Netflix dopo una breve uscita nelle sale statunitensi e britanniche. Dal bestseller di Josh Malerman, “Bird Box” è ambientato in un vicino futuro in cui l'umanità è decimata da inspiegabili omicidi e suicidi causati della visione di qualcosa di misterioso e terribile che rende folli. Per non morire si deve rinunciare alla vista bendandosi. Cinque anni dopo, Malorie con la figlioletta e un altro bambino è tra i pochi sopravvissuti. Bendati, i tre cercano di raggiungere un luogo sicuro. Nella prima settimana “Bird Box” è stato visto da 45 milioni di utenti Netflix, più di un terzo degli iscritti alla piattaforma. L’illustratore Cristiano Donzelli, anche regista di cortometraggi, ha disegnato lo storyboard di alcune tra le scene più complesse del film, permettendo così alla regista danese Bier (Oscar 2011 con “In un mondo migliore”) di vedere rappresentata sulla tavola la sceneggiatura. «Mi ha chiamato il produttore americano di “Bird Box”», racconta Donzelli. «Da ottobre 2017 ho lavorato allo storyboard per tre mesi, tra Los Angeles e l’Oregon, dove ci sono paesaggi incredibili, con boschi stupendi. Ho disegnato le scene più difficili da girare, come la fuga di Malorie e i due bambini in barca lungo il fiume. Con i miei disegni ho aiutato la regista a strutturare questa scena complessa e lunghissima, cercando di capire, per esempio, dove impiegare l’attrice e, quindi fare inquadrature a mezzo busto e primi piani, e dove la controfigura, per le riprese delle rapide. Ho storyboardato anche le scene con l’animatronic, il mostro che Malorie sogna come suo nascituro».
Com’è stato lavorare con due premi Oscar come Bier e Bullock?
«Un bellissimo rapporto, al di là dell’aspetto professionale. Sono persone affabili e simpatiche. Hanno apprezzato il mio apporto, c’è stato un confronto e uno scambio. C’è sempre qualcosa da imparare vicendevolmente. La regista poi è abbastanza “pazzoide”».
Cosa l’ha colpita del film?
«I personaggi per sopravvivere devono bendarsi, per non vedere. È una critica al nostro mondo basato sulla visione e sullo sfrenato apparire sui social. Inoltre i sopravvissuti devono unirsi, creando una comunità eterogenea. E anche questo mi sembra un messaggio chiaro, contro le divisioni».
Cosa ama di più, la sala o la fruizione on demand?
«Preferisco la sala, dove il film ha un impatto diverso rispetto alla visione a casa. Ma non mi dispiace l’affermazione delle piattaforme, sono l’evoluzione del cinema. Inoltre il livello di scrittura e regia di film e serie prodotti dai canali on demand è altissimo. E su una piattaforma un film raggiunge più spettatori, lo si vede in tutto il mondo».
A cos'altro ha lavorato dopo “Bird Box”?
«È stato un anno intensissimo. Da febbraio ho lavorato per due mesi a Los Angeles alla nuova serie Netflix “Messiah”, una dozzina di puntate dirette da James McTeigue (il regista di “V per Vendetta” e “Sens8”, ndr), una delle cose più belle che ho letto, protagonista un giovane uomo che dichiara di essere il nuovo Messia. Rientrato in Italia a marzo ho lavorato alla quarta stagione di “Gomorra” e poi sono andato in Marocco per “Zero Zero Zero”, serie tv sul narcotraffico da un libro di Saviano, con Gabriel Byrne interprete e tra i registi Stefano Sollima. Non mi sono fermato nemmeno in estate, tra “5 è il numero perfetto” del disegnatore di fumetti Igort e la serie Lux Vide “Devils”. In autunno cinque settimane in Giordania per “The Trial” di Cyrus Nowrasteh, interpretato da Jim Caviezel. Senza dimenticare la quarta collaborazione con Alessandro Siani, per la sua commedia “Il giorno più bello del Mondo”, in cui è affiancato da Stefania Spampinato (la Carina DeLuca di “Grey’s Anatomy”, ndr) e Giovanni Esposito».
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