Film d’arte, mostra e convegno sul restauro di San Panfilo 

All'auditorium Petruzzi di Pescara venerdì giornata dedicata alla rinascita dell’ex convento di Spoltore: Viani presenta “Bianco di piombo”, doc sui lavori

PESCARA. Il restauro dell'ex convento di San Panfilo fuori le mura a Spoltore che diventa avventura dello sguardo, cinema d'arte, musica, mostra fotografica. Un racconto a più voci intorno a un monumento simbolo dell'architettura religiosa in Abruzzo.
Se ne parla nel corso di un articolato pomeriggio denso di qualificati interventi, venerdì prossimo all'auditorium Petruzzi, in via delle Caserme, a partire dalle 15.30, ingresso libero. L'appuntamento è curato da Studio Casa Associati (Pescara) e vede la partecipazione di Soprintendenza archeologia belle arti e pasaggio dell'Abruzzo (Sabap), Accademia delle Belle Arti L’Aquila (Abaq), Fondazione Genti d'Abruzzo, Archeoclub d'Italia. Obiettivo dell’iniziativa è indagare lo storico manufatto attraverso le diverse forme dell’arte e della tecnica ai fini della tutela e valorizzazione.
I lavori di restauro architettonico, strutturale e artistico sono stati eseguiti durante la scorsa estate dal cantiere scuola dell’Abaq con la supervisione della soprintendenza. Alla presentazione dei primi risultati dell'intervento conservativo intervengono Carmela Palmieri e Fabio Armillotta dello Studio Casa Associati , e Elisabetta Sonnino restauratrice e docente Abaq. Si parla della storia del manufatto e dell’esperienza del cantiere scuola con gli allievi Abaq e studenti Erasmus sotto la guida delle docente, Elisabetta Sonnino e Gabriella Forcucci, e assistenti, Anna Rita Di Nardo, Gabriella La Scala .
Alle 17 è prevista la proiezione di “Bianco di piombo” del regista abruzzese Dino Viani, introdotto da Roberto Marotta, Marco Brandizzi e Marcello Gallucci dell’Accademia delle Belle Arti dell’Aquila. Nel racconto cinematografico, il restauro delle lunette del chiostro dell'ex convento diventa motivo di riflessione sulla bellezza e la sua caducità, sulla sacralità del tempo «nel tentativo di arrestarne il passaggio su cose, uomini, sentimenti». «Soprattutto», racconta il regista di Ari, «Bianco di Piombo è un film sulla forza salvifica della bellezza da salvaguardare a tutti costi come valore identitario di una intera collettività, di un paese». Cinquanta minuti a colori con l’obiettivo di restituire, dove possibile, l’espressività delle scene francescane raffigurate nelle lunette del porticato (XVII secolo). Il film è stato presentato in anteprima a L'Aquila in occasione di Sharper 2017 - Notte europea dei ricercatori/ european researchers night.
Suggestiva l’ispirazione che ha guidato Viani nelle riprese all’ex convento di proprietà della società Collecese della famiglia Cerulli Irelli (presidente Filippo Cerulli Irelli): «L’edificio si è subito trasformato in una corsia di ospedale», scrive Viani nella sinossi, «il malato, gli affreschi nelle lunette del porticato. Interrogativi infiniti. La cura delle ferite, le crepe del tempo. Si tratta di strappare la memoria all’oblio, tenere in vita un valore immateriale del paese. Quindi la corsa contro il tempo del personale “ospedaliero” specializzato nella cura della bellezza. Attori - non attori, gli studenti dell'Accademia Giovanni Spada, Serena Pietrosante, Valentina Infante, Chiara Foracappa, Maddalena Chiaverini, Pietro La Seta, Serena De Massimi, Mar Serraiocco, Irma Carbonara, Giuseppe Alessi, Virginia Antidormim, Yuwen Yan; studenti Erasmus Anna Maria Popa, Milda Vaistaraite, Eva Garcia Munoz.
Colonna sonora del film affidata al sax di Carmine Ianieri, e la visione dell'ex convento diventa personale, soggettiva, paesaggio interiore. “Paesaggio privato” è il titolo della mostra fotografica dedicata, di Enzo Francesco Testa e Federica Nico, inagurazione alle 19.
Vengono esposte 18 stampe a colori realizzate all'interno del convento. La serie di immagini nasce con l'intento di compiere un’indagine sulla percezione del luogo, «una visione su un mondo di memorie». Una sorta di racconto, scrivono gli autori, che prosegue oltre la scelta dell’inquadratura «cercando il potere di rivelazione che può possedere un oggetto o un luogo, rinnovando il punto di vista e orientarsi di nuovo. Ridefinire ed immaginare fotograficamente uno spazio non più come osservatori esterni, ma immergendosi in un'avventura dello sguardo». La presentazione della mostra è affidata a Roberto Marzetti, presidente Museo delle Genti d'Abruzzo, e Giovanni Tavano, amministratore delegato Carsa.
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