I Solisti Aquilani suonano alla Biennale di Venezia
L’orchestra al festival “Back to Europe” presenta nuovi brani composti per il decennale del sisma dai maestri Taglietti, Manzoli, Roberta Vacca, Corrado
L’AQUILA. Quattro composizioni originali in un concerto legato al decennale del terremoto aquilano. Questo è l’omaggio dei Solisti Aquilani in occasione del 63esimo Festival internazionale di musica contemporanea “Back to Europe” organizzato a Venezia dalla Biennale.
Una kermesse, al via venerdì, con 16 appuntamenti per un totale di 30 prime esecuzioni: 19 assolute (con 12 commissioni della Biennale) e 11 progetti italiani. Il festival, diretto da Ivan Fedele, punta l’accento su di alcune delle realtà più interessanti (compositori e interpreti) del Vecchio Continente, il quale resta un punto di riferimento della musica e, in generale, della cultura del nostro tempo. Di qui, la commissione ai Solisti Aquilani che si esibiranno sabato 28 settembre a Ca’ Giustinan (ore 16.30). Formazione storica, nata nel solco della rivalutazione del patrimonio strumentale italiano sei-settecentesco, ma attiva da più di 50 anni con un repertorio che spazia dalla musica pre-barocca alla musica contemporanea, I Solisti Aquilani hanno sempre avuto particolare riguardo ai compositori italiani. Così, il concerto impagina tutti nuovi brani che Stefano Taglietti, Andrea Manzoli, Roberta Vacca, Pasquale Corrado hanno composto in omaggio ai dieci anni del post-sisma. Si tratta di tutte prime esecuzioni in assoluta.
Si parte con Moving Point di Taglietti, composizione di 15 minuti per orchestra d’archi. Seguirà Post fata resurgo di Manzoli, brano per pianoforte e orchestra d’archi. Quindi, Rosso celestino di Vacca, per orchestra d’archi. Infine, Dove non si tocca in mare, brano che porta la firma di Corrado, quarantenne, a Venezia anche nella veste di direttore. «Siamo orgogliosi di queste commissioni da parte della Biennale», commenta il direttore artistico Maurizio Cocciolito. «L’occasione, sicuramente prestigiosa, riveste simbolicamente un valore importante se pensiamo quanto la musica e, più in generale, la cultura stiano contribuendo alla rinascita dell’Aquila». Teramano, 57 anni, Cocciolito è docente al conservatorio “Alfredo Casella” dell’Aquila nonché presidente della Società della musica e del teatro “Primo Riccitelli” di Teramo. «Era il 16 aprile 2009», ricorda, «quando I Solisti Aquilani riuscirono a mantenere fede all’impegno preso a Rieti, con il Teatro Vespasiano. Pochi giorni prima un evento sismico aveva pressoché distrutto L’Aquila. Ma le istituzioni culturali del capoluogo abruzzese continuarono a programmare musica, teatro, danza, garantendo continuità pur in un contesto di assoluta precarietà. Dieci anni dopo, siamo contenti di preservare quella tenacia».
Maestro, le 4 composizioni sono state commissionate e composte negli ultimi mesi. Che tipo di esecuzioni attendono il pubblico della Biennale?
«Qui parliamo di scritture nell’ambito della musica contemporanea con brani in grado di mettere in evidenza il talento artistico dei nostri 4 compositori, tutti piuttosto giovani. In più, possiamo contare sulla presenza di Ciro Longobardi e Michele Marco Rossi, rispettivamente pianista e violoncellista. Parliamo di due musicisti di caratura ormai internazionale».
I Solisti sono reduci da una tournee in Lituania, che bilancio potete tracciare del doppio concerto?
«Abbiamo riscontrato un buon successo di pubblico: da Kaunas, nella Sala della Filarmonica nazionale, a Plunge, nell'ambito del Festival internazionale di Mykolas Oginskis. Abbiamo riproposto le Quattro stagioni di Vivaldi, uno dei cavalli di battaglia del nostro sodalizio che ne ha fatto un vero e proprio manifesto ambientalista. Inoltre, abbiamo incontrato l'ambasciatore italiano a Vilnius. D'altra parte, stiamo vivendo un periodo piuttosto frenetico dal punto di vista delle collaborazioni e siamo già al lavoro su tour impegnativi da programmare per il 2020, quando I Solisti saranno in Cina».
Collaborazioni che hanno contribuito a dare un valore aggiunto all’esperienza dei Solisti. Un modo alternativo di concepire l'esperienza dal vivo?
«Molto della nostra attività dipende da queste esperienze. John Malkovich, ad esempio, ha chiesto di poter tornare a lavorare con noi il prossimo anno. Tante date le dobbiamo alla collaborazione con il fisarmonicista francese Richard Galliano. Ma sono numerosi gli artisti che si sono esibiti con noi, come Capossela o Edoardo Bennato».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Una kermesse, al via venerdì, con 16 appuntamenti per un totale di 30 prime esecuzioni: 19 assolute (con 12 commissioni della Biennale) e 11 progetti italiani. Il festival, diretto da Ivan Fedele, punta l’accento su di alcune delle realtà più interessanti (compositori e interpreti) del Vecchio Continente, il quale resta un punto di riferimento della musica e, in generale, della cultura del nostro tempo. Di qui, la commissione ai Solisti Aquilani che si esibiranno sabato 28 settembre a Ca’ Giustinan (ore 16.30). Formazione storica, nata nel solco della rivalutazione del patrimonio strumentale italiano sei-settecentesco, ma attiva da più di 50 anni con un repertorio che spazia dalla musica pre-barocca alla musica contemporanea, I Solisti Aquilani hanno sempre avuto particolare riguardo ai compositori italiani. Così, il concerto impagina tutti nuovi brani che Stefano Taglietti, Andrea Manzoli, Roberta Vacca, Pasquale Corrado hanno composto in omaggio ai dieci anni del post-sisma. Si tratta di tutte prime esecuzioni in assoluta.
Si parte con Moving Point di Taglietti, composizione di 15 minuti per orchestra d’archi. Seguirà Post fata resurgo di Manzoli, brano per pianoforte e orchestra d’archi. Quindi, Rosso celestino di Vacca, per orchestra d’archi. Infine, Dove non si tocca in mare, brano che porta la firma di Corrado, quarantenne, a Venezia anche nella veste di direttore. «Siamo orgogliosi di queste commissioni da parte della Biennale», commenta il direttore artistico Maurizio Cocciolito. «L’occasione, sicuramente prestigiosa, riveste simbolicamente un valore importante se pensiamo quanto la musica e, più in generale, la cultura stiano contribuendo alla rinascita dell’Aquila». Teramano, 57 anni, Cocciolito è docente al conservatorio “Alfredo Casella” dell’Aquila nonché presidente della Società della musica e del teatro “Primo Riccitelli” di Teramo. «Era il 16 aprile 2009», ricorda, «quando I Solisti Aquilani riuscirono a mantenere fede all’impegno preso a Rieti, con il Teatro Vespasiano. Pochi giorni prima un evento sismico aveva pressoché distrutto L’Aquila. Ma le istituzioni culturali del capoluogo abruzzese continuarono a programmare musica, teatro, danza, garantendo continuità pur in un contesto di assoluta precarietà. Dieci anni dopo, siamo contenti di preservare quella tenacia».
Maestro, le 4 composizioni sono state commissionate e composte negli ultimi mesi. Che tipo di esecuzioni attendono il pubblico della Biennale?
«Qui parliamo di scritture nell’ambito della musica contemporanea con brani in grado di mettere in evidenza il talento artistico dei nostri 4 compositori, tutti piuttosto giovani. In più, possiamo contare sulla presenza di Ciro Longobardi e Michele Marco Rossi, rispettivamente pianista e violoncellista. Parliamo di due musicisti di caratura ormai internazionale».
I Solisti sono reduci da una tournee in Lituania, che bilancio potete tracciare del doppio concerto?
«Abbiamo riscontrato un buon successo di pubblico: da Kaunas, nella Sala della Filarmonica nazionale, a Plunge, nell'ambito del Festival internazionale di Mykolas Oginskis. Abbiamo riproposto le Quattro stagioni di Vivaldi, uno dei cavalli di battaglia del nostro sodalizio che ne ha fatto un vero e proprio manifesto ambientalista. Inoltre, abbiamo incontrato l'ambasciatore italiano a Vilnius. D'altra parte, stiamo vivendo un periodo piuttosto frenetico dal punto di vista delle collaborazioni e siamo già al lavoro su tour impegnativi da programmare per il 2020, quando I Solisti saranno in Cina».
Collaborazioni che hanno contribuito a dare un valore aggiunto all’esperienza dei Solisti. Un modo alternativo di concepire l'esperienza dal vivo?
«Molto della nostra attività dipende da queste esperienze. John Malkovich, ad esempio, ha chiesto di poter tornare a lavorare con noi il prossimo anno. Tante date le dobbiamo alla collaborazione con il fisarmonicista francese Richard Galliano. Ma sono numerosi gli artisti che si sono esibiti con noi, come Capossela o Edoardo Bennato».
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