Luca D’Alberto «Exile, il mio disco dall’esilio creativo»
L’artista abruzzese sceglie un team teramano per il suo lavoro: «Musica elettronica sincera»
TERAMO. Il titolo è Exile, perché a volte ci si deve esiliare come moderni eremiti per concepire, comporre e registrare la propria musica.
Il musicista teramano Luca D’Alberto, polistrumentista, compositore e performer di levatura internazionale, richiesto da artisti e istituzioni di rilevanza planetaria, Peter Greenaway e il Pina Bausch Tanztheater per restare a due esempi, fa tutto da solo anche in questo secondo album pubblicato dall'etichetta berlinese K7!, che già pose il suo logo un anno fa su Endless.
Exile esce il 5 ottobre, su vinile, cd e su piattaforme come Spotify, Apple Music e altre. Otto tracce: Exile, Like We Were, Pianodiscoteque, Consequences, Grace, Astronaut in the Rising Sun, The Truth about Us, Love Song. Copertina dell’illustratore Carmine Di Giandomenico, che non è l'unico concittadino di Luca D’Alberto coinvolto nel disco: l’animazione della cover, all'inizio del video Consequences, è di Ermanno Di Nicola, la regia dei video di Like We Wer e Pianodiscoteque è di Fabio Scacchioli, il percussionista Fabio Bonomo suona in Astronaut in the Rising Sun. «E poi dicono che non penso a Teramo!» esclama Luca D'Alberto ridendo al telefono con il Centro «Sono amico da tempo di Fabio Bonomo, uno dei più grandi collezionisti e interpreti di strumenti della tradizione orientale». Il disco Exile è un lavoro di ricerca fatto di elettronica e di suoni concreti, con la prima usata per amplificare la potenza espressiva di strumenti acustici quali pianoforte, archi, percussioni, come in molta produzione di D’Alberto, diploma al conservatorio ma testa rivolta al futuro.
«Mi sono chiesto cosa potesse accadere togliendo strumenti come i tamburi della tradizione orientale, gong, campane di quarzo tibetane dall'ambito meditativo per usarli in modo diverso. Tutta l’elettronica presente in Exile parte da un suono organico. È un’elettronica sincera, vera, e non quei suoni fantasmagorici ottenuti pigiando un tastino. Con le campane tibetane abbiamo registrato una nota alla volta, un suono vivo, che si propaga realmente nell’aria, la smuove e arriva al microfono, per poi essere elaborato elettronicamente. Non è un suono che nasce sintetico, asettico».
Il lavoro su Exile è stato lungo e solitario, ma con la complicità di PC Nackt, produttore di Apparat, nome dell’elettronica internazionale. «PC Nackt mi ha dato consigli e supporto nelle scelte, ma a parte questa figura esterna di produttore ho fatto tutto da solo. Nel disco ci sono io, con limiti e pregi. Oggi quando ascolti un disco ti chiedi dove inizi e finisca l’artista, che percentuale ci sia di lui in quell’album. A volte la presenza di parolieri, produttori, arrangiatori è eccessiva. Exile nasce da un discorso di protesta, è una dichiarazione di onestà: qui la mia mente è connessa con le mie mani, sono io al 100 per cento, sono io alla viola, al violino, al piano, al mix».
Se in studio fa tutto da solo, nei live il musicista teramano si fa accompagnare dai fedeli Federica Vecchio al violoncello e Simone Temporali al pianoforte. Come nella tournée che dal 7 novembre lo porterà in Nord Europa. Primo concerto a Düsseldorf, poi Heidelberg, il 9 tappa all'ambitissimo Silencio, il club parigino a Montmartre di David Lynch (stesso nome di un locale del suo “Mulholland Drive”), poi Lovanio, Amsterdam, Gent, Utrecht, Berlino, Monaco, Lipsia, Dresda.
Il tour Ma prima del tour Luca D’Alberto inizierà a comporre le musiche per una grossa produzione, il film di Miguel Cohan “Mandato”, con Oscar Martinez (Coppa Volpi 2016) e Dolores Fonzi, prodotto da Buena Vista e distribuito dalla Disney. «Hanno finito le riprese, in questo mese riceverò il materiale su cui lavorare». La musica per il cinema non è una novità per l’artista abruzzese, che ha scritto le partiture per “Sembra mio figlio” di Costanza Quatriglio, ora in sala.
A teatro continua la collaborazione con Michele Placido (“Sei personaggi in cerca d'autore”) e, nel teatro-danza, prosegue il legame con il Pina Bausch Tanztheater: «Daphnis Kokkinos, uno dei ballerini più rappresentativi della compagnia, assistente di Pina negli ultimi anni, danzerà nel video ufficiale del brano Exile». Tra le prestigiose collaborazioni del talento teramano, la cui musica è stata scelta nel 2017 per lo spot ufficiale di Wimbledon (“Wait for me”) e per la pubblicità Apple “The Archives” e quest'anno per la lotteria inglese (“Her Dreams”), spicca quella costante con la coppia Saskia Boddeke, artista multimediale olandese, e Peter Greenaway, regista e pittore inglese, artisti mondiali della più vertiginosa creazione multimediale. Berlino (Museo Ebraico), Parigi (Fondazione Vuitton), Sidney (Art Gallery of New South Wales) per le installazioni video della coppia musicate da D’Alberto. «Ormai è un’amicizia. Ho scritto anche le musiche del documentario di Saskia sul marito, “The Greenaway Alphabet”, di cui lui è protagonista con la loro figlia. È il suo punto di vista sulla vita, procedendo, come in un dizionario, dalle lettere dell’alfabeto».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Il musicista teramano Luca D’Alberto, polistrumentista, compositore e performer di levatura internazionale, richiesto da artisti e istituzioni di rilevanza planetaria, Peter Greenaway e il Pina Bausch Tanztheater per restare a due esempi, fa tutto da solo anche in questo secondo album pubblicato dall'etichetta berlinese K7!, che già pose il suo logo un anno fa su Endless.
Exile esce il 5 ottobre, su vinile, cd e su piattaforme come Spotify, Apple Music e altre. Otto tracce: Exile, Like We Were, Pianodiscoteque, Consequences, Grace, Astronaut in the Rising Sun, The Truth about Us, Love Song. Copertina dell’illustratore Carmine Di Giandomenico, che non è l'unico concittadino di Luca D’Alberto coinvolto nel disco: l’animazione della cover, all'inizio del video Consequences, è di Ermanno Di Nicola, la regia dei video di Like We Wer e Pianodiscoteque è di Fabio Scacchioli, il percussionista Fabio Bonomo suona in Astronaut in the Rising Sun. «E poi dicono che non penso a Teramo!» esclama Luca D'Alberto ridendo al telefono con il Centro «Sono amico da tempo di Fabio Bonomo, uno dei più grandi collezionisti e interpreti di strumenti della tradizione orientale». Il disco Exile è un lavoro di ricerca fatto di elettronica e di suoni concreti, con la prima usata per amplificare la potenza espressiva di strumenti acustici quali pianoforte, archi, percussioni, come in molta produzione di D’Alberto, diploma al conservatorio ma testa rivolta al futuro.
«Mi sono chiesto cosa potesse accadere togliendo strumenti come i tamburi della tradizione orientale, gong, campane di quarzo tibetane dall'ambito meditativo per usarli in modo diverso. Tutta l’elettronica presente in Exile parte da un suono organico. È un’elettronica sincera, vera, e non quei suoni fantasmagorici ottenuti pigiando un tastino. Con le campane tibetane abbiamo registrato una nota alla volta, un suono vivo, che si propaga realmente nell’aria, la smuove e arriva al microfono, per poi essere elaborato elettronicamente. Non è un suono che nasce sintetico, asettico».
Il lavoro su Exile è stato lungo e solitario, ma con la complicità di PC Nackt, produttore di Apparat, nome dell’elettronica internazionale. «PC Nackt mi ha dato consigli e supporto nelle scelte, ma a parte questa figura esterna di produttore ho fatto tutto da solo. Nel disco ci sono io, con limiti e pregi. Oggi quando ascolti un disco ti chiedi dove inizi e finisca l’artista, che percentuale ci sia di lui in quell’album. A volte la presenza di parolieri, produttori, arrangiatori è eccessiva. Exile nasce da un discorso di protesta, è una dichiarazione di onestà: qui la mia mente è connessa con le mie mani, sono io al 100 per cento, sono io alla viola, al violino, al piano, al mix».
Se in studio fa tutto da solo, nei live il musicista teramano si fa accompagnare dai fedeli Federica Vecchio al violoncello e Simone Temporali al pianoforte. Come nella tournée che dal 7 novembre lo porterà in Nord Europa. Primo concerto a Düsseldorf, poi Heidelberg, il 9 tappa all'ambitissimo Silencio, il club parigino a Montmartre di David Lynch (stesso nome di un locale del suo “Mulholland Drive”), poi Lovanio, Amsterdam, Gent, Utrecht, Berlino, Monaco, Lipsia, Dresda.
Il tour Ma prima del tour Luca D’Alberto inizierà a comporre le musiche per una grossa produzione, il film di Miguel Cohan “Mandato”, con Oscar Martinez (Coppa Volpi 2016) e Dolores Fonzi, prodotto da Buena Vista e distribuito dalla Disney. «Hanno finito le riprese, in questo mese riceverò il materiale su cui lavorare». La musica per il cinema non è una novità per l’artista abruzzese, che ha scritto le partiture per “Sembra mio figlio” di Costanza Quatriglio, ora in sala.
A teatro continua la collaborazione con Michele Placido (“Sei personaggi in cerca d'autore”) e, nel teatro-danza, prosegue il legame con il Pina Bausch Tanztheater: «Daphnis Kokkinos, uno dei ballerini più rappresentativi della compagnia, assistente di Pina negli ultimi anni, danzerà nel video ufficiale del brano Exile». Tra le prestigiose collaborazioni del talento teramano, la cui musica è stata scelta nel 2017 per lo spot ufficiale di Wimbledon (“Wait for me”) e per la pubblicità Apple “The Archives” e quest'anno per la lotteria inglese (“Her Dreams”), spicca quella costante con la coppia Saskia Boddeke, artista multimediale olandese, e Peter Greenaway, regista e pittore inglese, artisti mondiali della più vertiginosa creazione multimediale. Berlino (Museo Ebraico), Parigi (Fondazione Vuitton), Sidney (Art Gallery of New South Wales) per le installazioni video della coppia musicate da D’Alberto. «Ormai è un’amicizia. Ho scritto anche le musiche del documentario di Saskia sul marito, “The Greenaway Alphabet”, di cui lui è protagonista con la loro figlia. È il suo punto di vista sulla vita, procedendo, come in un dizionario, dalle lettere dell’alfabeto».
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