Marchesi è lo psichiatra: prova dura per i bambini, le coppie e gli anziani
L'AQUILA. Tra i protagonisti della fiction, c’è Giorgio Marchesi. L’attore bergamasco interpreta Franco Basile uno psichiatra che lavora in una struttura sanitaria del capoluogo. Lui e sua moglie...
L'AQUILA. Tra i protagonisti della fiction, c’è Giorgio Marchesi. L’attore bergamasco interpreta Franco Basile uno psichiatra che lavora in una struttura sanitaria del capoluogo. Lui e sua moglie – il personaggio di Donatella Finocchiaro – devono affrontare un dramma nel dramma: dopo il sisma la loro figlia è sparita misteriosamente.
Una storia che è specchio di una comunità che vive i problemi post-sisma. «Attraverso il mio personaggio», spiega Marchesi, «affrontiamo alcune patologie che sono emerse in questi ultimi anni tra le persone all’Aquila che, dopo il terremoto, hanno mostrato dei problemi psichiatrici e psicologici connessi con la scossa e con tutte le ripercussioni successive. Ovviamente», sottolinea, «non è la linea principale di narrazione del film, ma abbiamo cercato comunque di valorizzare questi aneddoti, anche perché sono ampiamente confermati dalla realtà statistica relativa a queste zone: coppie messe a dura prova dalle difficoltà del quotidiano o intere categorie professionali che affrontano le sfide lavorative cercando continuamente un rinnovato entusiasmo nel proprio lavoro. Con la stessa tenacia che seppero trovare a Sarajevo durante la guerra: una città bombardata che non rinunciava al proprio carattere ostinatamente borghese e ai suoi spazi e ai suoi momenti di svago».
Un racconto per immagini che non trascura neanche i tanti problemi adolescenziali. «Da una parte i giovani hanno saputo trovare motivazioni inedite», sostiene ancora Marchesi, «dall'altra hanno dovuto fare i conti con una realtà così delicata che è quella del post-sisma dove i luoghi di aggregazione non esistono. Ma credo che siano stati gli anziani a pagare il conto più salato, in termini di ricordi e di nostalgia di un passato che non ritorna».
Emblematica la scena della signora anziana ricoverata che non riesce a separarsi dal poggiatesta di un’automobile su cui sono rimasti i capelli di suo marito defunto. (fab.i.)
Una storia che è specchio di una comunità che vive i problemi post-sisma. «Attraverso il mio personaggio», spiega Marchesi, «affrontiamo alcune patologie che sono emerse in questi ultimi anni tra le persone all’Aquila che, dopo il terremoto, hanno mostrato dei problemi psichiatrici e psicologici connessi con la scossa e con tutte le ripercussioni successive. Ovviamente», sottolinea, «non è la linea principale di narrazione del film, ma abbiamo cercato comunque di valorizzare questi aneddoti, anche perché sono ampiamente confermati dalla realtà statistica relativa a queste zone: coppie messe a dura prova dalle difficoltà del quotidiano o intere categorie professionali che affrontano le sfide lavorative cercando continuamente un rinnovato entusiasmo nel proprio lavoro. Con la stessa tenacia che seppero trovare a Sarajevo durante la guerra: una città bombardata che non rinunciava al proprio carattere ostinatamente borghese e ai suoi spazi e ai suoi momenti di svago».
Un racconto per immagini che non trascura neanche i tanti problemi adolescenziali. «Da una parte i giovani hanno saputo trovare motivazioni inedite», sostiene ancora Marchesi, «dall'altra hanno dovuto fare i conti con una realtà così delicata che è quella del post-sisma dove i luoghi di aggregazione non esistono. Ma credo che siano stati gli anziani a pagare il conto più salato, in termini di ricordi e di nostalgia di un passato che non ritorna».
Emblematica la scena della signora anziana ricoverata che non riesce a separarsi dal poggiatesta di un’automobile su cui sono rimasti i capelli di suo marito defunto. (fab.i.)