Troilo e la Brigata Maiella al centro della Resistenza
Oggi la presentazione a Roma del volume curato da Mattoscio: sono raccolti alcuni studi sul reale ruolo del comandante nella guerra di Liberazione in Italia
di Lalla D’Ignazio
Più che una «storia minore» e «di riflesso», come da sempre si tendono a classificare eventi e ruolo dell’Abruzzo nella Storia della guerra di liberazione dal nazi-fascismo, è una «storia misconosciuta», ovvero poco o nulla studiata, quella della Resistenza in Abruzzo e «dall’Abruzzo», una conoscenza soffocata dalla convinzione della storiografia ufficiale – partendo dal primo saggio di Giorgio Bocca – che fu il «vento del nord» protagonista assoluto della Liberazione dell’Italia.
Emerge una realtà diversa dal saggio “Ettore Troilo, Brigata Maiella e nascita della Repubblica” (edito da Menabò e Fondazione PescarAbruzzo) a cura di Nicola Mattoscio, presidente della Fondazione Brigata Maiella, ordinario di Economia politica all’Università di Chieti-Pescara. Il libro verrà presentato oggi, alle 17, nella sala Pietro da Cortona dei Musei Capitolini, a Roma, subito dopo l’inaugurazione della targa “Giardino Ettore Troilo: Comandante Brigata Maiella (1898-1974)”, a Trastevere.
Il libro è una miscellanea di studi dunque, con il contributo di diversi storici, partendo da Marcello Flores, docente nell’ateneo di Siena e direttore scientifico dell’Istituto per la Storia del movimento di liberazione in Italia; Giovanna Tosatti, docente di Storia dell’amministrazione pubblica e Storia delle istituzioni europee all’università della Tuscia, e ancora Marco Patricelli, Enzo Fimiani, Costantino Felice, Nicola Palombaro, Piernicola Di Girolamo, Maria Alessandra Di Nicola. La chiusura è affidata a Carlo Troilo, il figlio minore di Ettore, che racconta la propria vicenda familiare, una vita difficile durante il fascismo, come la vicinanza di Ettore a Giacomo Matteotti (era il suo segretario) fa subito intuire, e poi durante la Resistenza e il Dopoguerra. «Ognuno degli autori ha scritto un intervento che abbiamo concordato», spiega Mattoscio, «per arrivare a rimettere la palla al centro sulla storia della Resistenza e il ruolo della Brigata Maiella in essa, a 70 anni dalla fine della guerra e dalla Liberazione del Paese. Un lavoro dedicato a Ettore Troilo, fondatore della Brigata e, a mio modo di vedere, personalità storica tra le più importanti dell'intero Novecento italiano. Un lavoro necessario e fondamentale», sottolinea Mattoscio, «che fa i conti con la libertà nei confronti di una storiografia ufficiale sulla Resistenza troppo spesso ideologica, con pregiudizi inspiegabili verso la Brigata».
«Lo studio della storia della Resistenza abruzzese», osserva Mattoscio nella prefazione al volume, «ha sempre risentito di una certa soggezione morale, politica, culturale e persino sociale, se non antropologica, alla Resistenza del Nord. La visione “Milano-centrica”, com’è stata definita, ha influito a lungo negativamente sulla valorizzazione e la riscoperta critica, piena e consapevole, del valore degli episodi avvenuti in Abruzzo durante la guerra di Liberazione. Gli esponenti del movimento resistenziale, parimenti, seppur conosciuti e legittimamente accreditati dalla storiografia ufficiale, vuoi in accezione di scoperta patriottica, vuoi in più rari casi di analisi problematica, subiscono un relativo misconoscimento. Ad esempio, fatta eccezione per il profilo apparso sul “Dizionario della Resistenza italiana” e prima sull’”Enciclopedia dell’Antifascismo e della Resistenza”, non esistono allo stato attuale delle ricerche, volumi specificatamente dedicati ad Ettore Troilo. Non si usciva dunque, per ovvie necessità di sintesi, da una rappresentazione siffatta: “Nato a Torricella Peligna, figlio di medico condotto, assistente di Giacomo Matteotti fu antifascista di matrice socialista nonché fondatore-comandante della Brigata Maiella e in seguito anche Prefetto di Milano”». Ben poca cosa se si pensa che, in occasione delle celebrazioni del 150° dell’Unità nazionale, Ettore Troilo è stato inserito tra i 150 servitori dello Stato che hanno dato lustro alla Patria. Il libro si articola in tre parti. La prima imperniata sulla resistenza, la Brigata e la guerra di Liberazione nazionale, contiene due studi. Intitolato “Tra fughe resistenza e sentieri di libertà”, quello di Mattoscio: «Cerco di far comprendere in maniera irreversibile a studiosi, appassionati e alle nuove generazioni quanto avvenuto in Abruzzo dalla fuga di Mussolini sul Gran Sasso, da cui nasce la Repubblica di Salò, alla costituzione della linea Gustav dal Sangro fino a Cassino – dunque quella demarcazione che ha reso la nostra regione palcoscenico di eventi della grande storia, con fatti decisivi nell’esito della campagna d’Italia dal punto di vista degli Alleati e della resistenza estrema dell’asse nazifascista e giapponese. Quindi alla fuga dei monarchi, che imbarcandosi da Ortona decretano di fatto la fine dell’istituzione monarchica. Sulla Linea Gustav si fronteggiano i piu grandi eserciti, con il generale Montgomery al comando 8ª armata che risaliva la costa adriatica dopo lo sbarco e che qui fu convinto dal colonnello ebreo Lionel Wigram, morto a Pizzoferrato, a fidarsi, superare i pregiudizi e dare le armi alla Brigata del comandante Troilo prima di andare in Normandia, dove di lì a poco sarebbero sbarcati gli americani».
A seguire l’intervento di Flores sul ruolo della Brigata nella Resistenza italiana. Il profilo di Troilo “Partigiano, patriota e politico” viene tracciato nella seconda parte del volume da Costantino Felice, Palombaro e Fimiani, mentre la parte dedicata all’ “Esercito e prefetti tra agonia e rinascita dello Stato” viene affrontata da Patricelli, Tosatti e Di Girolamo, con ricostruzioni puntuali anche sulla figura e statura di Ettore Troilo politico e prefetto dopo la fine della guerra.
«L’uomo che aveva creato una formazione anomala (in divisa) di volontari come la Brigata, il comandante che non giurò fedeltà alla monarchia (cosa che Togliatti fece), che arruolando 1500 ragazzi vinse battaglie decisive fino ai confini della patria, come ricordò Ciampi», aggiunge Mattoscio, «ebbe una vita complessa anche nella fase post bellica, come ci dice lo straordinario saggio di Maria Alessandra De Nicola: la fase della terza ribellione. Troilo prefetto di Milano si ribella al modo di gestire gli aiuti, candidato socialista nel ’48 fa battaglie per l’equità sociale, viene silurato, non entra in parlamento e quando volevano rimediare – socialisti, comunisti e tutto il fronte popolare – a quello sgarbo da inciucio lui rifiuta con una lettera sdegnata, di rappresentare l’Italia all’Onu. Chi lo farebbe oggi?»
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