Can Dundar, il giornalista scomodo
In città il cronista esule fuggito dalla Turchia, c’è anche la candidatura al Nobel
L'AQUILA. La questione delle candidature al Nobel, si sa, è sempre piuttosto controversa. Non si può parlare di “nomination” ufficiali, ma di voci di corridoio supportate da questo o quel gruppo di interesse. Eppure, è da qualche giorno che a Stoccolma e dintorni circolerebbe anche il nome di Can Dundar e del suo Cumhuriyet, il giornale da mesi nell'occhio del ciclone per aver rivelato delle notizie in merito al coinvoglimento del governo Erdogan sul traffico di armi. «Essere giornalista oggi è pericoloso, in Turchia non sono l'unico ad aver subìto delle ripercussioni per aver detto la verità», ha detto, intervenendo all'Aquila in occasione di una giornata in favore dei diritti umani e della libertà di stampa promossa da Amnesty International. «In questo momento la Turchia è la più grande prigione al mondo per i giornalisti, con 160 arresti». Dundar vive in esilio a Berlino, lontano dalla famiglia. La moglie, infatti, non può lasciare la Turchia da quando le è stato ritirato il passaporto. Prima di prendere parte all’incontro, Dundar ha visitato il muro sul quale è stato realizzato il murales a lui dedicato, un’opera firmata da Luca Ximenes e realizzato con il contributo del consorzio L’Aquila 2009. «A Instanbul», ha detto Dundar, «Erdogan ha tutto sotto controllo. E la colpa è anche dell'Europa, che, con l'accordo sul controllo del traffico di migranti (provenienti in buona parte dalla Siria), ha, di fatto, rafforzato il potere assoluto del presidente turco». Guardando alla platea riunita all'università di Coppito, Dundar si è mostrato comunque ottimista: «Sono contento, vedendovi, di avere davanti anche un'altra Europa, fatta di gente che vuole un avvenire più equo per sé e per i propri cari». Come c'è scritto nel suo libro “Arrestati” che ripercorre la sua angosciante vicenda: «L'amore è resistenza e noi non desistiamo mai». Presenti all'incontro, il presidente di Amnesty Italia, Antonio Marchesi, Elisa Marincola (Articolo 21), il professor Simone Gozzano e i giornalisti Barbara Bologna e Fabio Iuliano. In mattinata c'era stato l’incontro degli studenti con Tina Marinari (Amnesty) e il giornalista Nello Avellani. Antonella Lattanzi ha letto alcuni estratti del libro. Dundar ha vinto il premio Anna Politkovskaja all'Internazionale di Ferrara.
STRISCIONE REGENI. Amnesty L'Aquila ha lanciato una petizione per far rimettere lo striscione di sensibilizzazione della vicenda di Giulio Regeni sulla facciata di palazzo Fibbioni.