Maratona jazz, dal 2019 cambierà la formula
Il direttore Fresu: nuovo Festival che coinvolgerà Camerino, Scheggino e Amatrice Il sindaco Biondi: chiuso il ciclo aperto nel 2015, vogliamo istituzionalizzare l’evento
L’AQUILA. Giù il sipario sulla quarta maratona jazz, che si chiude con l’edizione forse logisticamente più difficile, a causa del maltempo che si è abbattuto sull’Aquila in quelle che negli scorsi anni sono state le ore di punta. Eppure, la città ha risposto, seppure non con gli stessi numeri, ma con grande voglia di respirare questo stile musicale destinato in tanti sottogeneri e negli strumenti più svariati.
«Abbiamo ancora tutti nel cuore, ancor prima che nelle orecchie e nella mente», commenta il sindaco Pierluigi Biondi, «le note che hanno rischiarato i cortili, le piazze, le vie e le chiese che gli occhi di migliaia di persone hanno potuto ammirare in tutta la loro bellezza ed eleganza. È questo il miglior biglietto da visita, da esportare e veicolare attraverso la forza dirompente e commovente della musica».
Un’impressione confermata dallo stesso direttore artistico della kermesse, Paolo Fresu. «La problematica della pioggia ha messo in luce una particolare dedizione da parte dei musicisti intervenuti qui gratuitamente», valuta il trombettista. «Tutti hanno avuto occasione di esibirsi all’esterno o all’interno e anche molti appassionati sono arrivati sino alla fine».
IL NUOVO FESTIVAL. Dal 2019 si cambia, con un nuovo festival che sarà in grado di dialogare con le altre località coinvolte da “Jazz italiano per le terre del sisma”, da Camerino (Macerata), Scheggino (Perugia) e Amatrice. Un festival che a detta del direttore artistico «dovrà essere concepito sull’ispirazione di questa maratona, non si può pensare a una rassegna da un concerto a sera, così come avviene in tante località in giro per l’Italia».
Per L’Aquila dovrà essere diverso. «L’edizione della maratona jazz che si è appena conclusa rappresenta un punto di svolta», conferma il primo cittadino. «Si è chiuso un ciclo, aperto nel 2015: nel corso degli anni abbiamo assistito a un cambiamento costante della manifestazione, che ha ricalcato il percorso di ricostruzione della città. Ripartiremo da qui. La lettera d’intesa sottoscritta con la Federazione nazionale del jazz italiano e la Siae è finalizzata alla istituzionalizzazione di questo appuntamento, che non sarà solamente un classico festival. Rappresenterà il momento di confronto e di incontro di una terra, che attraverso lo spettacolo e la magia offerti da centinaia di artisti, si riscopre e mostra alla comunità, nazionale e internazionale, il suo percorso di rinascita. Del resto, Paolo Fresu ha dichiarato pubblicamente, e in più di un’occasione, che L’Aquila è, e sarà ancora di più in futuro, uno dei luoghi più belli al mondo. Se lo diciamo noi aquilani rischiamo di essere di parte, se lo afferma un artista del suo calibro, c’è da crederci».
IL BILANCIO. Piuttosto difficile elaborare una stima di costi-ricavi. Si calcola un investimento importante per l’allestimento e il service dei 17 palchi, con il contributo organizzativo di Siae, Mibact e della Federazione nazionale “Il Jazz italiano” che raccoglie le quattro sigle I-Jazz, Midj, Adeidj e Italia jazz club. Gli artisti hanno ricevuto solo un rimborso spese viaggio, vitto e alloggio e hanno suonato gratuitamente.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
«Abbiamo ancora tutti nel cuore, ancor prima che nelle orecchie e nella mente», commenta il sindaco Pierluigi Biondi, «le note che hanno rischiarato i cortili, le piazze, le vie e le chiese che gli occhi di migliaia di persone hanno potuto ammirare in tutta la loro bellezza ed eleganza. È questo il miglior biglietto da visita, da esportare e veicolare attraverso la forza dirompente e commovente della musica».
Un’impressione confermata dallo stesso direttore artistico della kermesse, Paolo Fresu. «La problematica della pioggia ha messo in luce una particolare dedizione da parte dei musicisti intervenuti qui gratuitamente», valuta il trombettista. «Tutti hanno avuto occasione di esibirsi all’esterno o all’interno e anche molti appassionati sono arrivati sino alla fine».
IL NUOVO FESTIVAL. Dal 2019 si cambia, con un nuovo festival che sarà in grado di dialogare con le altre località coinvolte da “Jazz italiano per le terre del sisma”, da Camerino (Macerata), Scheggino (Perugia) e Amatrice. Un festival che a detta del direttore artistico «dovrà essere concepito sull’ispirazione di questa maratona, non si può pensare a una rassegna da un concerto a sera, così come avviene in tante località in giro per l’Italia».
Per L’Aquila dovrà essere diverso. «L’edizione della maratona jazz che si è appena conclusa rappresenta un punto di svolta», conferma il primo cittadino. «Si è chiuso un ciclo, aperto nel 2015: nel corso degli anni abbiamo assistito a un cambiamento costante della manifestazione, che ha ricalcato il percorso di ricostruzione della città. Ripartiremo da qui. La lettera d’intesa sottoscritta con la Federazione nazionale del jazz italiano e la Siae è finalizzata alla istituzionalizzazione di questo appuntamento, che non sarà solamente un classico festival. Rappresenterà il momento di confronto e di incontro di una terra, che attraverso lo spettacolo e la magia offerti da centinaia di artisti, si riscopre e mostra alla comunità, nazionale e internazionale, il suo percorso di rinascita. Del resto, Paolo Fresu ha dichiarato pubblicamente, e in più di un’occasione, che L’Aquila è, e sarà ancora di più in futuro, uno dei luoghi più belli al mondo. Se lo diciamo noi aquilani rischiamo di essere di parte, se lo afferma un artista del suo calibro, c’è da crederci».
IL BILANCIO. Piuttosto difficile elaborare una stima di costi-ricavi. Si calcola un investimento importante per l’allestimento e il service dei 17 palchi, con il contributo organizzativo di Siae, Mibact e della Federazione nazionale “Il Jazz italiano” che raccoglie le quattro sigle I-Jazz, Midj, Adeidj e Italia jazz club. Gli artisti hanno ricevuto solo un rimborso spese viaggio, vitto e alloggio e hanno suonato gratuitamente.
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