Mohamed, dal barcone al volontariato
La storia del giovane egiziano che presta servizio alla comunità per diversamente abili XXIV Luglio
L’AQUILA. «Va’ a vede’ se stengo ’n piazza». Da quando gliel’hanno fatta sentire per la prima volta all’Aquila, per Mohamed Elsayed quella battuta è diventata il suo “motto di guerra”, la sua maniera di accoglierti, sempre con un sorriso e due occhi grandi. Eppure, a volte, se lo sorprendi a guardare il mare ti accorgi che quel suo stesso sguardo pieno di speranza si fa scuro e malinconico. «Guardo il mare e mi ricordo i 14 giorni di viaggio dall’Egitto». Le onde, la pioggia, la fame e il freddo. Alcuni compagni che non ce la fanno e che finiscono in mare senza che nessuno possa alzare il dito. Un’esperienza troppo forte per un ragazzo di neanche 18 anni costretto dalle circostanze ad affrontare il viaggio da solo. Nato a Gharbiyya, una piccola cittadina tra Il Cairo e Alessandria, ha capito da giovanissimo che solo raggiungendo l’Europa avrebbe avuto una possibilità. «In Egitto, se sei povero vieni sfruttato».
IL VIAGGIO. Lavorando nell’orto di famiglia e con l’aiuto del padre e della sorella è riuscito a mettere insieme i 3mila euro da consegnare ai trafficanti per arrivare in Italia. Un viaggio tutt’altro che facile anche solo nella parte via terra. «Avevo portato con me qualcosa da mangiare», ricorda, «ma lungo la strada, sulla montagna, ho dovuto lasciare il mio zaino per poter correre velocemente verso la costa e non farmi prendere dalla polizia. Arrivati sulla riva ci hanno divisi in gruppi da 50 e ci hanno detto di entrare subito in acqua per raggiungere la barca (ne abbiamo cambiate tre). Un piccolo gruppo è stato lasciato per ultimo perché doveva essere bloccato dalla polizia. Era tutto preparato». Poi, l’incubo delle carrette del mare. «Credevo che il viaggio fosse più breve, mi avevano detto che in 6 giorni si arrivava e invece abbiamo viaggiato per 14. Dopo aver visto alcune persone cadere in mare e morire mi è venuto il forte desiderio di tornare a casa. Dopo 12 giorni di viaggio abbiamo chiamato soccorsi perché stavamo imbarcando acqua». I mezzi di soccorso avevano difficoltà a localizzare la barca dopo che i telefoni satellitari erano stati gettati in mare dai trafficanti per paura di essere riconosciuti. Provvidenziale l’avvistamento da parte di una nave commerciale.
IL VOLONTARIATO. Prima la Sicilia, quindi Roma e L’Aquila dove è arrivato da minorenne e, tramite la questura, è stato preso in affidamento da alcune realtà territoriali che si occupano di immigrazione, con la collaborazione di sacerdoti come don Dante Di Nardo. Ha preso la licenza media al Cpia, centro provinciale per l’istruzione degli adulti. Il 18 gennaio 2017, la giornata maledetta delle scosse sotto la neve, ha avuto modo di conoscere la Comunità per disabili XXIV Luglio e da quel giorno svolge volontariato. In questi giorni, li ha seguiti anche nella vacanza annuale sulle spiagge di Ravenna, dove l’associazione ha festeggiato i 38 anni di vita e dove Mohamed ha ritrovato quel mare da guardare con occhi malinconici, ma sempre pieni di speranza.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
IL VIAGGIO. Lavorando nell’orto di famiglia e con l’aiuto del padre e della sorella è riuscito a mettere insieme i 3mila euro da consegnare ai trafficanti per arrivare in Italia. Un viaggio tutt’altro che facile anche solo nella parte via terra. «Avevo portato con me qualcosa da mangiare», ricorda, «ma lungo la strada, sulla montagna, ho dovuto lasciare il mio zaino per poter correre velocemente verso la costa e non farmi prendere dalla polizia. Arrivati sulla riva ci hanno divisi in gruppi da 50 e ci hanno detto di entrare subito in acqua per raggiungere la barca (ne abbiamo cambiate tre). Un piccolo gruppo è stato lasciato per ultimo perché doveva essere bloccato dalla polizia. Era tutto preparato». Poi, l’incubo delle carrette del mare. «Credevo che il viaggio fosse più breve, mi avevano detto che in 6 giorni si arrivava e invece abbiamo viaggiato per 14. Dopo aver visto alcune persone cadere in mare e morire mi è venuto il forte desiderio di tornare a casa. Dopo 12 giorni di viaggio abbiamo chiamato soccorsi perché stavamo imbarcando acqua». I mezzi di soccorso avevano difficoltà a localizzare la barca dopo che i telefoni satellitari erano stati gettati in mare dai trafficanti per paura di essere riconosciuti. Provvidenziale l’avvistamento da parte di una nave commerciale.
IL VOLONTARIATO. Prima la Sicilia, quindi Roma e L’Aquila dove è arrivato da minorenne e, tramite la questura, è stato preso in affidamento da alcune realtà territoriali che si occupano di immigrazione, con la collaborazione di sacerdoti come don Dante Di Nardo. Ha preso la licenza media al Cpia, centro provinciale per l’istruzione degli adulti. Il 18 gennaio 2017, la giornata maledetta delle scosse sotto la neve, ha avuto modo di conoscere la Comunità per disabili XXIV Luglio e da quel giorno svolge volontariato. In questi giorni, li ha seguiti anche nella vacanza annuale sulle spiagge di Ravenna, dove l’associazione ha festeggiato i 38 anni di vita e dove Mohamed ha ritrovato quel mare da guardare con occhi malinconici, ma sempre pieni di speranza.
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