Pronto soccorso, racconto di una notte
Un nostro cronista tra barelle e sale d’attesa, ecco cosa trova chi arriva in ospedale per un’emergenza sanitaria
L’AQUILA. Non è tanto per i due incidenti capitati in contemporanea nel tardo pomeriggio. Non è neanche per un ragazzone arrivato all’ospedale con uno zigomo rotto e un ematoma sull’occhio, anche perché è talmente ubriaco che sembra quasi prendere con filosofia il fatto di aver rimediato qualche cazzotto in giro per L’Aquila. E non è neanche per la gente appollaiata sulle sedie della sala d’attesa, con cui devono vedersela due-tre medici a turno coadiuvati da pochi eroici infermieri. Il minimo sindacale per affrontare la notte. Come se di notte fosse vietato avere incidenti o sentirsi male. Il fatto è che, a passare qualche ora di notte al pronto soccorso, hai l’impressione che basti poco, anche in una serata tutto sommato tranquilla, per rompere gli equilibri di un reparto in prima linea per affrontare emergenze di qualsiasi tipo.
RAGGI X. I led della scritta «Ospedale San Salvatore» sono accesi da poco quando entra un’ambulanza che trasporta un ragazzo di 34 anni. Ha addosso un completo da ciclista. Qualcuno lo ha investito con l’automobile dalle parti di Pizzoli. Poco dopo, un altro mezzo trasporta un motociclista a seguito di un incidente avvenuto a Casamaina di Lucoli. Entrambi se la caveranno con un brutto spavento e qualche escoriazione, ma c’è comunque da eseguire la prassi: tac, tac a contrasto, ecografia ed elettrocardiogramma. Gli esami vengono portati avanti nei locali adiacenti agli ambulatori del pronto soccorso, ma se un apparecchio si rompe – ed è quello che capita – c’è da fare un po’ di scale. Il problema non è tanto questo, quanto che il tecnico di Radiologia in servizio è uno solo e, tra l’altro, deve rispondere anche alle emergenze di tutti i reparti. Nella fattispecie, c’è da correre al reparto di Neonatologia per un esame necessario dopo un parto. In questi casi, tutto quello che è routine viene messo in coda.
TRIAGE. L’addetto al triage ha la faccia sconsolata. È questo il luogo dove vengono smistati infortuni e malori, gravi o leggeri che siano, secondo classi di urgenza, in base alla gravità delle lesioni riportate o del loro quadro clinico. Del resto, il termine francese vuol dire proprio cernita. La priorità di chiamata non è in base all’ordine di arrivo in accettazione, ma secondo l’urgenza e la gravità della prestazione che il caso richiede. Quindi, è il caso di rivolgersi al pronto soccorso di notte solo per qualcosa di serio.
GLI INFORTUNI. Capita a partire dal tardo pomeriggio, o nei giorni festivi, di vedere lavoratori in prevalenza stranieri chiedere visite o medicazioni. Raramente, secondo gli infermieri presenti, queste visite avvengono durante gli orari lavorativi. Quasi che le categorie deboli e meno tutelate contrattualmente avessero paura di chiedere una licenza al datore di lavoro per non mettere a rischio il posto. «Non abbiamo elementi per valutare questo fenomeno», commenta il segretario provinciale della Cgil Umberto Trasatti. «Certo è che già qualche giorno fa abbiamo denunciato ritardi e incongruenze nell’applicazione delle norme contrattuali e legislative, in materia di controllo dei cantieri e prevenzione infortuni. Aspetti che, in una situazione lavorativa tipo, come un cantiere della ricostruzione dell’Aquila, non possono essere trascurati».
SAN MASSIMO. Anche qualche giorno fa, in occasione di San Massimo, tanti stranieri si sono presentati al triage approfittando di un po’ di respiro per la festa del patrono, trovando qui però una situazione particolare in quanto i servizi in quel giorno sono stati particolarmente ridotti. Meno attività ambulatoriali, niente interventi ordinari, chiusi pure gli uffici per il pagamento ticket e per la gestione delle cartelle ospedaliere. In questi giorni si viene ricoverati solo in caso di episodi acuti. Naturalmente, nessun cartello avvisa di questa situazione particolare per la festa cittadina.
IL 118. Tagli e accorpamenti, che sono l’altra faccia del sistema Abruzzo, sono annunciati in tutti i reparti e i sindacati continuano a chiedere, congiuntamente, l’assunzione di 500 persone in pianta organica in tutti i presìdi Asl. Ma è l’impegno dei volontari a garantire il servizio del 118. Davanti ai locali di riferimento, in un momento di relax, stazionano Aldo D’Alessandro e Roberta Lo Presti della Croce Bianca: 53 anni lui e 38 lei, entrambi svolgono attività lavorative che consentono di dedicare una notte a servizio delle emergenze. E questo, nonostante le esigenze familiari: tutti e due hanno figli. «La nostra ambulanza è attrezzata con aspiratore, flebo, defibrillatore e ossigeno per attività di soccorso immediato», spiega D’Alessandro. Altre ambulanze, in dotazione ad altri enti di volontariato, si occupano solo del trasporto, ma tutte quelle del 118 sono unità mobili di soccorso avanzato. Di notte, non capita di rado di dover andare a prendere qualche ragazzo ubriaco.
NEL LABIRINTO. Siamo più o meno all’altezza del reparto di Ostetricia e Neonatologia. Se da qui si scende al piano seminterrato, c’è la possibilità di percorrere un tunnel sotterraneo e scorrere i reparti uno dopo l’altro. Volendo, potresti risalire dall’altro lato e arrivare a Medicina universitaria. Non mancano letti rovesciati e carrozzelle, come in ogni labirinto che si rispetti.
Fabio Iuliano
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