Quel batterista che suonò al posto di Ringo Starr
Paganica, omaggio a Nicol e al mito dei quattro di Liverpool Spettacolo “Dieci giorni con i Beatles” con talenti locali
L’AQUILA. La questione non è tanto “chiedi chi erano i Beatles”. La questione è più che altro “chiedi cosa vuol dire essere uno di loro, anche solo per dieci giorni”. Chiedetelo a Jimmie Nicol, il batterista inglese che sostituì Ringo Starr, malato di tonsillite, alla vigilia del tour mondiale dei Fab Four del 1964, in piena “beatlemania”. Da un giorno all’altro, la sua vita diventò inaspettatamente il suo sogno: era davvero mozzafiato l’esperienza di suonare 10 giorni con i Beatles, mangiare, parlare, dormire con loro. Da Liverpool in Australia passando dai Paesi Bassi, la Cina e ovviamente, da Londra, in un turbine di emozioni velocissimo. «Mi ritrovai in auto da sogno», si trovò a raccontare, «osannato da ragazze che sino a qualche tempo prima mi avrebbero ignorato. Improvvisamente capii il perché di tutta quella follia: quei quattro ragazzi avevano un potere, una sorta di empatia al contrario. Riuscivano a trasmettere qualcosa oltre la musica, un sano divertimento che condividevano tra loro come se fossero un’unica entità». Poi, Ringo tornò al suo posto e Nicol, dal carattere molto timido, non riuscì neanche a salutare il gruppo e se ne andò di notte mentre dormivano. All’aeroporto, il manager del gruppo, Brian Epstein, gli consegnò 500 sterline e un orologio d’oro con la scritta “From The Beatles and Brian Epstein to Jimmy-with appreciation and gratitude” (Dai Beatles e Brian Epstein a Jimmy-con apprezzamento e gratitudine). Nel viaggio di ritorno sull’aereo fu molto triste, si sentiva «come un bambino bastardo rifiutato dalla nuova famiglia». Un sogno che seppe tramutarsi in delusione e il risveglio dall’illusione si palesò con le sue luci e le sue ombre.
LO SPETTACOLO. C’è tutto questo nello spettacolo “Dieci giorni con i Beatles” tratto dal quasi omonimo romanzo grafico di Sergio Algozzino (opera della collana Prospero’s Books di Tunué), dopo un lavoro di adattamento di Stefano Viezzoli. In scena domani, alle 21, al PocoLoco House of Music di Paganica, Alessandro Martorelli accompagnato da Ruben Coco e Luigi Sfirri, talentuosi musicisti avezzanesi, che già da tempo hanno avviato un progetto musicale in omaggio ai Beatles: “I Loops on The Hill” nascono con l’obiettivo di suonare i successi della band di Liverpool. Da un’idea originaria fedele alle sonorità del quartetto, è stata poi sviluppata un’evoluzione a base di effetti digitali, a partire da quelli elaborati dalla “loop station”. L’ingresso è gratuito.
CURIOSITÀ. Qualche giorno fa, l’Alchimista del Borgo medievale di Alba Fucens ha ospitato un’esibizione analoga, accompagnata da una cena “English style” e da qualche curiosità sulla band. Ad esempio, che cosa sarebbe successo se Paul McCartney non avesse mai scritto il testo di Yesterday? Una delle canzoni più reinterpretate della storia della musica sarebbe rimasta solo una bellissima, ma pur sempre strana e scherzosa ode al più delizioso piatto della colazione inglese: le uova strapazzate. Infatti, “Scrambled eggs” era proprio il titolo provvisorio che l’artista diede a questa melodia che prese forma quasi interamente nei suoi sogni.
EMBROOKS. Restando in tema oltremanica, a fine mese, giovedì 28, NoveNove CityRockers e Irish Cafè presentano il concerto della band britannica The Embrooks. Formatisi alla fine del 1996, sono stati inizialmente influenzati dal lunatico garage americano del New England degli anni ’60. Poi, le sonorità hanno abbracciato più sfumature nell’alternative. Sarà il locale di Pianola a ospitare la serata a ingresso gratuito.
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