Atti vandalici contro le pompe funebri 

Lancio di uova e verdure marce contro le vetrine, bare sfregiate e insulti sui manifesti: è allarme tra gli impresari

PESCARA. Manifesti funebri strappati e imbrattati perfino nella bacheca davanti alla chiesa, a pochi minuti dal funerale; chiamate alle agenzie di pompe funebri nel cuore della notte, con l’impresario che esce e non trova nessuno ad aspettarlo e a quel punto quasi ringrazia pensando a ciò che, di fronte all’inganno, aveva rischiato. Ma ancora, vetrine prese di mira con lanci di uova, oltre una ventina, e di verdura marcia; targhette con i nomi del defunto staccate dalle bare nella camera mortuaria dell’obitorio: si moltiplicano, come raccontano le denunce presentate dai diretti interessati, soprattutto nella zona dei Colli, gli atti vandalici ai danni delle agenzie di pompe funebri. Un fenomeno che sta lievitando «come sta lievitando», sottolinea Aldo De Vincentiis dell’impresa San Pio, «il numero delle nuove attività del settore». Una osservazione non casuale, da parte di De Vincentiis, tra i primi a presentare denuncia per i manifesti strappati e le targhette delle bare staccate: «È chiaro che è la concorrenza che fa queste cavolate. Almeno per quello che hanno fatto a me ad agosto: e chi poteva staccare le targhette dalla bara all’interno della camera mortuaria? Ormai Pescara è piena di imprese funebri perché non c’è una regolamentazione, c’è il libero mercato. Ma chi non ha la delicatezza di accostarsi a questo settore come si dovrebbe, pensa di comportarsi così. Noi facciamo il nostro lavoro in modo pulito, sono i clienti, se credono, a venire nel nostro ufficio». Stessa delicatezza e stessa passione della famiglia Anelli, titolari dell’impresa La Pace. L’ultima, in ordine di tempo, a essere stata presa di mira.
«Lavoriamo da più di 30 anni e qualche problema l’abbiamo sempre avuto», racconta Joshua Anelli, ultima generazione a entrare nell’impresa di famiglia. «In passato ci hanno sfregiato una bara dentro l’obitorio, hanno strappato i manifesti, addirittura, come il mese scorso, ci hanno buttato contro la vetrina una ventina di uova, con la puzza che la mattina dopo non lasciava avvicinare. Ma la cosa più grave», va avanti, «almeno per il rispetto che abbiamo nei confronti di chi si rivolge a noi in un momento tanto delicato e triste della propria vita, è successa sabato, pochi minuti prima di un funerale nella chiesa della Madonna dei Sette dolori: non solo hanno imbrattato e cancellato i nomi del defunto e dei familiari sul manifesto della bacheca all’ingresso della chiesa, ma sotto il nome della nostra agenzia con lo stesso pennarello hanno scritto “ladro”. Per non creare ulteriore disagio ai familiari già provati dalla situazione, abbiamo avviato una corsa contro il tempo per rimediare e sostituire il manifesto imbrattato un attimo prima che arrivasse il corteo. Ma così è troppo, così non si può lavorare». Per questo dopo la denuncia per il lancio di uova, i titolari delle Onoranze “La Pace” si sono rivolti nuovamente ai carabinieri nella speranza che le telecamere che puntano sulla basilica abbiano ripreso gli autori del gesto di pessimo gusto.
Anche Roberto Di Fabio, dell’omonima agenzia di pompe funebri, sempre ai Colli, ha presentato una denuncia. E anche lui ha sperato nelle telecamere che teneva accese proprio all’ingresso della sua attività. Ma era troppo buio e non sono servite a dare un volto alla figura maschile che di notte si è presa la briga di raggiungere l’agenzia di strada Colle di Mezzo per riversare contro la vetrina un contenitore stracolmo di verdura marcia. Che il titolare ha ritrovato la mattina successiva. «Dalle immagini si vede chiaro che non era un ragazzino», spiega Di Fabio, «e questo porta a escludere un semplice atto vandalico. È qualcosa di più. Potrebbe anche essere la concorrenza», ipotizza l’imprenditore, «sì, è un periodo in cui c’è in giro gente senza scrupoli che vuole lavorare ad ogni costo. Ma non è questa la strada. Il nostro è un lavoro molto delicato. Così facendo non si danneggia l’impresa, ma le famiglie, si creano disagi a tutti. E le cose purtroppo stanno peggiorando».
Un’escalation che ha indotto la famiglia Anelli a presentare una nuova denuncia, due giorni fa, dopo quella per le uova. «Non vorrei», si lascia scappare Silvano Anelli, papà di Joshua, «che tutti questi episodi fossero preparatori di un clima di intimidazione a cui nessuno di noi vuole sottostare. Io non credo che sia l’opera di un collega. Stiamo andando troppo oltre. Oppure c’è qualcuno che ce l’ha con le pompe funbebri, dimenticando quanto delicato è il nostro lavoro e quanto sia importante, prima di ogni cosa, la professionalità».
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