E il bar anti-slot si è dovuto arrendere
Tolto il divieto ad Alba Adriatica, a Corropoli e Nereto resistono le ordinanze
ALBA ADRIATICA. Ha vinto Golia: anche la tabaccheria anti-slot di Alba Adriatica si è dovuta piegare alle leggi del mercato e piazzare due macchinette. Nel 2013, la titolare di una storica ricevitoria in viale Della Vittoria, al traguardo dei trent’anni di attività sanciti con la conquista della “T” d’oro dalla Federazione Italiana Tabaccai, gridò al mondo il suo “no” alle slot machine e ai relativi proventi.
Le aveva provate per pochi mesi, ma gli enormi ricavi, spiegava, non la facevano stare con la coscienza a posto, perché aveva visto gente rovinarsi davanti a quegli schermi lì vicino al suo bancone. Aveva deciso di rispedirle indietro ed andare controcorrente, mentre tutto intorno le slot spuntavano nei bar, nelle sale giochi, al posto dei negozi e, appunto, nelle ricevitorie e tabaccherie.
La sua scelta difficile, però, non è stata accolta dal mercato, che ha trovato lo stesso il modo di imporre le macchinette ai piccoli esercenti. Impossibile al giorno d’oggi, infatti, per le economie di una ricevitoria e la completezza dei servizi che intende offrire ai clienti, prescindere a priori dal SuperEnalotto. E impossibile, per le economie di una ricevitoria, è non prendere tutto il pacchetto che offre la Sisal insieme al SuperEnalotto, tra le cui voci compaiono, appunto, anche le slot. Nella sua interezza, infatti, il pacchetto di affiliazione è più conveniente che preso parzialmente, perché offre nettamente più ricavi e più opportunità da ogni singola voce. E’ una scelta praticamente obbligata per l’esercente, a meno che, come accade nella maggior parte dei casi in questione ormai, questo non abbia già ricavi da altre slot nel proprio locale, ponendosi quindi in una situazione privilegiata.
Così, pochi mesi fa, insieme a tutti gli strumenti e pannelli della Sisal, sono comparse anche due slot nel nuovo locale degli eredi della tabaccaia, che alla ricevitoria hanno unito un bar lì vicino, sempre in viale Della Vittoria. I proprietari oggi non commentano pubblicamente la scelta che hanno compiuto, ma traspare lo stesso la loro amarezza per non essere stati come Davide che vince contro il gigante Golia. La si percepisce anche dalla posizione delle slot all’interno del locale: dietro una colonna e sotto l’occhio attento solo di chi è a servire dietro al bancone, dove tu cliente non le vedi se non le cerchi.
In Val Vibrata resistono invece due Comuni no-slot ed un barista coraggioso che davanti ai suoi occhi non voleva più padri di famiglia ludopatici. Era maggio 2013 quando il barista di Garrufo di Sant’Omero decise di eliminare le slot. Poi venne il Comune di Corropoli che varò il regolamento che vietava la nascita di sale slot e scommesse a meno di 500 metri da scuole, impianti sportivi e chiese vietandole completamente nel centro storico. Infine arrivò Nereto che varò il più corposo regolamento ma anche fra i più restrittivi d’Italia. Era settembre 2014. Ci lavorarono l’ex vice sindaco di Nereto, Piero Di Felice (relatore) ed il sindaco Giuliano Di Flavio. Oltre ad avversare le slot machine, il regolamento tutela i condomini dai rumori molesti dei bar e delle sale giochi obbligandoli all’insonorizzazione.
Luca Tomassoni
e Alex De Paolo
Le aveva provate per pochi mesi, ma gli enormi ricavi, spiegava, non la facevano stare con la coscienza a posto, perché aveva visto gente rovinarsi davanti a quegli schermi lì vicino al suo bancone. Aveva deciso di rispedirle indietro ed andare controcorrente, mentre tutto intorno le slot spuntavano nei bar, nelle sale giochi, al posto dei negozi e, appunto, nelle ricevitorie e tabaccherie.
La sua scelta difficile, però, non è stata accolta dal mercato, che ha trovato lo stesso il modo di imporre le macchinette ai piccoli esercenti. Impossibile al giorno d’oggi, infatti, per le economie di una ricevitoria e la completezza dei servizi che intende offrire ai clienti, prescindere a priori dal SuperEnalotto. E impossibile, per le economie di una ricevitoria, è non prendere tutto il pacchetto che offre la Sisal insieme al SuperEnalotto, tra le cui voci compaiono, appunto, anche le slot. Nella sua interezza, infatti, il pacchetto di affiliazione è più conveniente che preso parzialmente, perché offre nettamente più ricavi e più opportunità da ogni singola voce. E’ una scelta praticamente obbligata per l’esercente, a meno che, come accade nella maggior parte dei casi in questione ormai, questo non abbia già ricavi da altre slot nel proprio locale, ponendosi quindi in una situazione privilegiata.
Così, pochi mesi fa, insieme a tutti gli strumenti e pannelli della Sisal, sono comparse anche due slot nel nuovo locale degli eredi della tabaccaia, che alla ricevitoria hanno unito un bar lì vicino, sempre in viale Della Vittoria. I proprietari oggi non commentano pubblicamente la scelta che hanno compiuto, ma traspare lo stesso la loro amarezza per non essere stati come Davide che vince contro il gigante Golia. La si percepisce anche dalla posizione delle slot all’interno del locale: dietro una colonna e sotto l’occhio attento solo di chi è a servire dietro al bancone, dove tu cliente non le vedi se non le cerchi.
In Val Vibrata resistono invece due Comuni no-slot ed un barista coraggioso che davanti ai suoi occhi non voleva più padri di famiglia ludopatici. Era maggio 2013 quando il barista di Garrufo di Sant’Omero decise di eliminare le slot. Poi venne il Comune di Corropoli che varò il regolamento che vietava la nascita di sale slot e scommesse a meno di 500 metri da scuole, impianti sportivi e chiese vietandole completamente nel centro storico. Infine arrivò Nereto che varò il più corposo regolamento ma anche fra i più restrittivi d’Italia. Era settembre 2014. Ci lavorarono l’ex vice sindaco di Nereto, Piero Di Felice (relatore) ed il sindaco Giuliano Di Flavio. Oltre ad avversare le slot machine, il regolamento tutela i condomini dai rumori molesti dei bar e delle sale giochi obbligandoli all’insonorizzazione.
Luca Tomassoni
e Alex De Paolo