Gioia: «La montagna va chiusa»

10 Agosto 2017

Giampaolo Gioia (nella foto), scalatore, componente storico del Cai, è un esperto di montagna. Nel 2012 ha preso parte alla spedizione Cho Oyu 202, raggiungendo la vetta in undici ore, a quota 8.201...

Giampaolo Gioia (nella foto), scalatore, componente storico del Cai, è un esperto di montagna. Nel 2012 ha preso parte alla spedizione Cho Oyu 202, raggiungendo la vetta in undici ore, a quota 8.201 metri. Conosce il Gran Sasso palmo a palmo. «Non si può usufruire della montagna in questo modo», dice, «non esistono più regole, ognuno va a ruota libera. Campo Imperatore è diventato terra di nessuno: non è possibile portare 30mila persone a Fonte Vetica, senza controlli e senza far rispettare le regole. Una manifestazione come la Rassegna ovini, organizzata dalla Camera di commercio dell’Aquila, andava gestita nei minimi dettagli per evitare che accadesse il peggio, considerata l’affluenza prevista». Gioia propone «una regolamentazione ferrea dell’accesso al Gran Sasso, anche per le auto. Vedere la piana di Campo Imperatore ridotta a un suk con decine e decine di bancarelle e migliaia di macchine parcheggiate sulla prateria è uno sfregio alle nostre montagne. Non vi è più un’educazione al rispetto del territorio, mancano i controlli, non esiste una vera politica di sviluppo. Ma», conclude Gioia, «sono carenti anche i servizi offerti ai turisti. Solo con un’attenta programmazione si possono evitare disastri ambientali come quello che si è consumato in un territorio meraviglioso». (m.p.)