Gli imprenditori vincono la causa contro le banche
Dopo sei anni il tribunale mette la parola fine all’odissea dei due pescaresi e azzera il debito con gli istituti di credito. Esulta l’associazione Sos Utenti
PESCARA. Il tribunale di Pescara dà ragione a due imprenditori, azzerando le pretese di altrettanti istituti di credito e condannandoli al pagamento delle spese processuali. È l’associazione Sos utenti a ripercorrere la vicenda, conclusa a favore dei due imprenditori dopo sei anni. I fatti cominciano nel dicembre del 2012, quando una banca richiede e ottiene dal tribunale di Pescara un decreto ingiuntivo a carico di un imprenditore pescarese e del suo garante fideiussore per un importo di 78.761,63 euro, quale presunto saldo debitore di due conti correnti. Successivamente, nel mese di aprile del 2013, un’altra banca richiede e ottiene, sempre dal tribunale di Pescara, un altro decreto ingiuntivo a carico di un altro imprenditore e del suo garante fidejussore, questa volta per 56 mila euro, per due presunte anticipazioni di fatture non pagate, confluite su vari rapporti di conto corrente e assistito dalla garanzia fidejussoria fino a 232.500 euro.
I fidejussori, a cui le banche hanno chiesto il pagamento, si sono opposti e, dopo tanto tempo, il tribunale di Pescara ha dato loro ragione.
Va inoltre evidenziato come la richiesta del decreto ingiuntivo comporta la morte creditizia e morte bancaria della vittima, che viene costretta a vivere nel limbo della società civile senza credito, senza carte di credito e spesso senza nemmeno un conto corrente attraverso il quale pagare le tasse e poter gestire una vita normale.
Sono serviti sei anni di strenua difesa legale, a opera dell’avvocato Emanuele Argento, per respingere ogni pretesa delle due banche che non sono riuscite a provare il loro credito. Infatti, nel contratto di conto corrente con apertura di credito, l’onere della prova è a carico della banca in sede di opposizione a decreto ingiuntivo e, in mancanza di tutti gli estratti conto completi, il fideiussore può opporre al creditore tutte le eccezioni di merito che spettano al debitore principale, spiega l’associazione a difesa dei consumatori in un lungo comunicato.
«In Abruzzo, ma anche in tutta Italia», riferisce il presidente onorario della Sos utenti Gennaro Baccile, «un terzo delle pretese creditorie delle banche attivate con decreti ingiuntivi si rivela una bufala, priva di ogni fondamento. Una piaga che coinvolge nella regione abruzzese non meno di 10mila utenti bancari per un giro d’affari di 1 miliardo e 400 milioni circa di crediti bancari classificati a sofferenza, inesistenti se sottoposti a giudizio come quelli dei due imprenditori pescaresi. Il dato nazionale ammonta a un milione e 100mila casi, affidati equivalenti a circa 65 miliardi di euro di debiti bancari forse fasulli». Quindi, conclude: «La Sos utenti in Abruzzo, con il veterano avvocato Argento e altri giovani professionisti, tutti componenti del laboratorio giurimetrico, dal 2001 a oggi ha difeso migliaia imprese e famiglie facendo ottenere benefici economici per circa 100 milioni di euro, nonostante i rispettabili, ma spesso criticabili, contrasti giurisprudenziali all’interno di singoli tribunali». (e.r.)
I fidejussori, a cui le banche hanno chiesto il pagamento, si sono opposti e, dopo tanto tempo, il tribunale di Pescara ha dato loro ragione.
Va inoltre evidenziato come la richiesta del decreto ingiuntivo comporta la morte creditizia e morte bancaria della vittima, che viene costretta a vivere nel limbo della società civile senza credito, senza carte di credito e spesso senza nemmeno un conto corrente attraverso il quale pagare le tasse e poter gestire una vita normale.
Sono serviti sei anni di strenua difesa legale, a opera dell’avvocato Emanuele Argento, per respingere ogni pretesa delle due banche che non sono riuscite a provare il loro credito. Infatti, nel contratto di conto corrente con apertura di credito, l’onere della prova è a carico della banca in sede di opposizione a decreto ingiuntivo e, in mancanza di tutti gli estratti conto completi, il fideiussore può opporre al creditore tutte le eccezioni di merito che spettano al debitore principale, spiega l’associazione a difesa dei consumatori in un lungo comunicato.
«In Abruzzo, ma anche in tutta Italia», riferisce il presidente onorario della Sos utenti Gennaro Baccile, «un terzo delle pretese creditorie delle banche attivate con decreti ingiuntivi si rivela una bufala, priva di ogni fondamento. Una piaga che coinvolge nella regione abruzzese non meno di 10mila utenti bancari per un giro d’affari di 1 miliardo e 400 milioni circa di crediti bancari classificati a sofferenza, inesistenti se sottoposti a giudizio come quelli dei due imprenditori pescaresi. Il dato nazionale ammonta a un milione e 100mila casi, affidati equivalenti a circa 65 miliardi di euro di debiti bancari forse fasulli». Quindi, conclude: «La Sos utenti in Abruzzo, con il veterano avvocato Argento e altri giovani professionisti, tutti componenti del laboratorio giurimetrico, dal 2001 a oggi ha difeso migliaia imprese e famiglie facendo ottenere benefici economici per circa 100 milioni di euro, nonostante i rispettabili, ma spesso criticabili, contrasti giurisprudenziali all’interno di singoli tribunali». (e.r.)