Migranti, così i Comuni gestiscono l’accoglienza

21 Ottobre 2018

Sono 16 i progetti di inclusione sociale destinati a 694 richiedenti asilo e rifugiati  Enti pubblici e associazioni collaborano insieme. Lolli: esperienze esemplari

PESCARA. Il modello Sprar - l’acronimo sta per sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati - per molti è l’esempio di accoglienza integrata che funziona meglio. Dal momento dell’attivazione, infatti, ha consentito la realizzazione di percorsi individuali di inserimento socio-economico dei migranti attraverso la costruzione di una rete pubblica di enti locali distribuita uniformemente sul territorio italiano. Le amministrazioni, in sinergia con le realtà del terzo settore, possono accedere al fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo che permette di finanziare i diversi progetti di accoglienza, superando così la dimensione privata della gestione dei flussi avvenuta in passato con i Cas (Centri di accoglienza straordinari).
In base ai dati del ministero degli Interni, aggiornati al luglio scorso, sono 877 i progetti Sprar attivati in Italia (di cui 681 ordinari, 144 destinati ai minori non accompagnati e 52 alle persone con disagio mentale o disabilità). Dei 35.881 posti totali finanziati, 694 sono destinati all’Abruzzo, suddivisi in 16 progetti territoriali, di cui 13 percorsi di inclusione ordinari e tre riservati agli stranieri minorenni non accompagnati. Non ci sono, invece, in Abruzzo, progetti per rifugiati e richiedenti asilo affetti da disagio mentale o disabilità fisica. I comuni abruzzesi che hanno aderito alla rete degli Sprar sono 15: i capoluoghi L’Aquila, Pescara e Teramo, le città di Montesilvano, Vasto, Roseto, Fossacesia e i comuni più piccoli di Campo di Giove e Cansano, Pizzoli, Carunchio, Guardiagrele, Guilmi, Lentella e Palmoli.
Ieri il presidente vicario della Regione Giovanni Lolli ha visitato il Cas di Città Sant’Angelo, gestito dall’Azienda servizi alla persona (Asp) di Pescara, assieme al sindaco angolano Gabriele Florindi, al presidente dell'Asp Dario Recubini e al consigliere di amministrazione Donato Di Marcoberardino. La struttura dà alloggio a 32 dei 172 rifugiati ospitati dalla Asp. «Questa è un'esperienza esemplare», ha detto Lolli, «che permette a chi arriva in Italia di essere trattato in maniera adeguata. Purtroppo non tutti la pensano così, ma noi dobbiamo avere fiducia: il mondo va in questa direzione e bisogna guardare avanti, senza voltare lo sguardo all'indietro». Secondo Lolli, il cosiddetto modello Riace «andrebbe incoraggiato e indicato come esempio per altre realtà, senza utilizzare la burocrazia come ostacolo per scopi che nulla hanno a che fare con la solidarietà e l'integrazione». Lolli ha poi espresso solidarietà al sindaco di Riace, Mimmo Lucano, «un uomo che ha saputo creare un modello per l’accoglienza dei migranti riconosciuto in tutto il mondo: si pensi al cortometraggio “Il volo” che Wim Wenders gli ha dedicato nel 2010 e al premio internazionale per la pace Dresda vinto l'anno scorso». «Grazie al sistema Sprar», conclude Lolli, «Lucano ha agito in sinergia con associazioni del terzo settore per effettuare interventi di accoglienza integrata: invece di limitarsi a garantire ai rifugiati vitto e alloggio, li ha coinvolti in attività lavorative, responsabilizzandoli e facendoli sentire parte della comunità che li ospita».
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