Organico carente in procura e tribunale Il personale protesta
Denuncia del Comitato lavoratori giustizia all’inaugurazione dell’anno giudiziario: «Trenta per cento in meno di dipendenti»
PESCARA. Il personale degli uffici giudiziari della Procura della Repubblica è sotto organico del 30 per cento rispetto al fabbisogno reale. Su 58 unità previste in pianta organica a Pescara, gli amministrativi effettivamente al lavoro ne sono 42, ma almeno 5 andranno in pensione nei prossimi anni. Lo stesso avviene per il Tribunale dove, tra pensionamenti, mobilità volontaria e mancate sostituzioni, il restante 70 per cento si trova a vivere una condizione di «logorante attesa che contribuisce ad alimentare non solo la frustrazione di tutti i dipendenti giudiziari, ma anche lotte intestine, di varia matrice, che certamente non giovano al buon andamento della Giustizia». A renderlo noto ieri, alla vigilia dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, in calendario stamane dalle 9 alle 13 all’Aquila, è un gruppo di dipendenti che qualche anno ha fondato il “Comitato lavoratori giustizia”.
La carenza di personale fa il paio con l’assenza di prospettive di carriera e di meccanismi di incentivazione. L’età media dei dipendenti di Procura e Tribunale è infatti molto alta. Questo vuol dire, come spiegano i rappresentanti del comitato, che si continua a portare avanti gli uffici «silenziosamente e con grande senso di responsabilità, ma in condizioni di forte affaticamento e senza alcuna gratificazione».
L’ultimo maxi concorso risale a circa venti anni fa, ma nel frattempo nel dicembre scorso il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha annunciato il potenziamento degli uffici con 1.400 nuove assunzioni in tutta Italia. Ma a Pescara sono stati dirottati soltanto due assistenti giudiziari in Procura e altri due in Tribunale. Un numero, per il Comitato lavoratori giustizia, «insufficiente a colmare le lacune in organico che a livello nazionale ammontano a circa 9.000 unità».
«E’ urgente un vero cambio generazionale», auspicano i rappresentanti del comitato, «dopo vent’anni la situazione è così grave che le nuove immissioni sembrano nulle. Inoltre queste persone nuove vanno comunque formate, ma dobbiamo avere anche la forza fisica e la motivazione per farlo. Un personale demotivato non è utile alla giustizia e quindi ogni riforma è inutile». Queste le richieste dei dipendenti alla vigilia dell’inaugurazione dell’anno giudiziario: l’impegno allo scorrimento completo della graduatoria degli idonei al profilo di funzionario giudiziario e funzionario Unep (Ufficio notificazioni esecuzioni e protesti) entro il 2018, la progressione di carriera per 2.000 ausiliari e la garanzia delle risorse già stanziate per il passaggio di tutti gli idonei in area terza.
«Denunciamo», spiegano, «di aver subito, ancora, una riduzione di circa 6 milioni di quelle somme con emendamento alla legge di stabilità. Le risorse per la valorizzazione del personale di ruolo sono state dirottate per un’ulteriore proroga dei tirocini formativi che non possono in alcun modo essere assimilati né convertiti in rapporti di lavoro subordinato. Inoltre, è stato bandito un concorso interno per riconoscere progressioni economiche ad appena 9.000 dipendenti, su 35mila circa, creando malessere negli uffici e conflittualità tra gli operatori del sistema giustizia».
La carenza di personale fa il paio con l’assenza di prospettive di carriera e di meccanismi di incentivazione. L’età media dei dipendenti di Procura e Tribunale è infatti molto alta. Questo vuol dire, come spiegano i rappresentanti del comitato, che si continua a portare avanti gli uffici «silenziosamente e con grande senso di responsabilità, ma in condizioni di forte affaticamento e senza alcuna gratificazione».
L’ultimo maxi concorso risale a circa venti anni fa, ma nel frattempo nel dicembre scorso il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha annunciato il potenziamento degli uffici con 1.400 nuove assunzioni in tutta Italia. Ma a Pescara sono stati dirottati soltanto due assistenti giudiziari in Procura e altri due in Tribunale. Un numero, per il Comitato lavoratori giustizia, «insufficiente a colmare le lacune in organico che a livello nazionale ammontano a circa 9.000 unità».
«E’ urgente un vero cambio generazionale», auspicano i rappresentanti del comitato, «dopo vent’anni la situazione è così grave che le nuove immissioni sembrano nulle. Inoltre queste persone nuove vanno comunque formate, ma dobbiamo avere anche la forza fisica e la motivazione per farlo. Un personale demotivato non è utile alla giustizia e quindi ogni riforma è inutile». Queste le richieste dei dipendenti alla vigilia dell’inaugurazione dell’anno giudiziario: l’impegno allo scorrimento completo della graduatoria degli idonei al profilo di funzionario giudiziario e funzionario Unep (Ufficio notificazioni esecuzioni e protesti) entro il 2018, la progressione di carriera per 2.000 ausiliari e la garanzia delle risorse già stanziate per il passaggio di tutti gli idonei in area terza.
«Denunciamo», spiegano, «di aver subito, ancora, una riduzione di circa 6 milioni di quelle somme con emendamento alla legge di stabilità. Le risorse per la valorizzazione del personale di ruolo sono state dirottate per un’ulteriore proroga dei tirocini formativi che non possono in alcun modo essere assimilati né convertiti in rapporti di lavoro subordinato. Inoltre, è stato bandito un concorso interno per riconoscere progressioni economiche ad appena 9.000 dipendenti, su 35mila circa, creando malessere negli uffici e conflittualità tra gli operatori del sistema giustizia».