Sciopero mense, arrivano i carabinieri
Piano T, la scuola non fa consumare il pasto da casa e una mamma chiama il 112: aveva fame, l’ho fatta mangiare nell’atrio
PESCARA. È arrivata a scuola con il pasto preparato dalla mamma, per partecipare allo sciopero bianco organizzato dal comitato di genitori “Noi a mensa”. Ma all’ora di pranzo le è stato impedito di consumarlo a mensa, dove non ha neppure messo piede. È stata sistemata nell’atrio e lì ha atteso che i genitori la prelevassero e la portassero a casa, come sollecitato dalla scuola. Invece la madre non lo ha fatto: ha raggiunto la figlia all’istituto Piano T, in via Carlo Alberto dalla Chiesa, e lì Claudio Cretarola, presidente del comitato “Noi a mensa”, si è rivolto ai carabinieri, facendo arrivare una pattuglia a scuola per cui gli uomini dell’Arma hanno registrato l’accaduto. La bimba non ha lasciato la scuola come sollecitato dalla dirigente ma ha mangiato il suo pasto nell’atrio, accudita dalla mamma, e poi ha proseguito la giornata a scuola. Raccontano tutto proprio la madre della piccola e Cretarola, che traccia il bilancio dello sciopero bianco. «Sono stati circa 200», dice, «gli alunni che hanno lasciato le scuole della città per aderire alla protesta contro il servizio mensa. I genitori li hanno riportati a casa», visto che il Comune ha vietato ai dirigenti di far consumare a scuola il pasto da casa. «E diversi bambini hanno comunque portato a mensa il pasto da casa», prosegue Cretarola. Il presidente del comitato «è più che soddisfatto perché siamo riusciti a riaccendere i riflettori su alcune questioni», dalla qualità dei pasti alla mancata attivazione della commissione e dei gruppi mensa. «Purtroppo c’è stato l’episodio della bimba di Piano T che avremmo evitato volentieri» e del quale si è occupata anche la Rete commissioni mensa nazionale. Per Cretarola il caso di via Carlo Alberto dalla Chiesa non si chiude qui. E annuncia «l’appoggio morale e legale» alla mamma che ha aderito allo sciopero (comunicando l’assenza a mensa) e avrebbe voluto far consumare alla figlia il pasto da casa ma «ha subito una discriminazione». Nella stessa scuola anche un altro genitore aveva deciso di seguire questa linea ma, una volta richiamato dalla scuola, ha prelevato il figlio e lo ha portato a pranzare a casa.
«Quando mi hanno telefonato su sollecitazione della dirigente per invitarmi a riprendere la bimba, visto che non avrebbe pranzato a mensa, ho avvisato che mi sarei rivolta ai carabinieri», racconta la mamma della piccola. «Sono andata a scuola e ho trovato la bimba nell’atrio, con il giubbino, pronta per uscire. Non poteva entrare a mensa per una questione di contaminazione ma era guardata a vista dalla maestra, e voglio specificare che le insegnanti non c’entrano nulla. L’ho fatta mangiare lì, perché aveva fame, e i carabinieri hanno rilevato tutto. Ora sono pronta ad agire nei confronti della dirigente» conclude la mamma che ha condiviso «in pieno» i motivi dello sciopero. E la protesta del Comitato continuerà.
«Quando mi hanno telefonato su sollecitazione della dirigente per invitarmi a riprendere la bimba, visto che non avrebbe pranzato a mensa, ho avvisato che mi sarei rivolta ai carabinieri», racconta la mamma della piccola. «Sono andata a scuola e ho trovato la bimba nell’atrio, con il giubbino, pronta per uscire. Non poteva entrare a mensa per una questione di contaminazione ma era guardata a vista dalla maestra, e voglio specificare che le insegnanti non c’entrano nulla. L’ho fatta mangiare lì, perché aveva fame, e i carabinieri hanno rilevato tutto. Ora sono pronta ad agire nei confronti della dirigente» conclude la mamma che ha condiviso «in pieno» i motivi dello sciopero. E la protesta del Comitato continuerà.