l'inchiesta

Truffa pompe funebri: arrestati gli aquilani Taffo

Nei guai per l’appalto della camera mortuaria dell’ospedale Sant’Andrea di Roma, il giudice dispone i domiciliari nei confronti di Luciano Giustino e del figlio Daniele

ROMA. «...Effettua la media di cinquecento decessi all’anno...a tremila euro la media a funerale... è un milione e mezzo di euro l’anno...».

Facevano i calcoli sui morti in un grande ospedale di Roma, il Sant’Andrea. Un clan criminale della periferia specializzato in droga e usura, il direttore generale della struttura, una famiglia di imprenditori delle pompe funebri originaria dell’Aquila, tutti assieme per pilotare l’appalto della camera mortuaria dell’ospedale.

L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia (Dda) della capitale ha portato all’arresto di nove persone, tra cui il direttore generale del Sant’Andrea Egisto Bianconi – ai domiciliari per turbativa d’asta e altri reati, sospeso dalla Regione – gli aquilani Luciano Giustino (55 anni) e Daniele Taffo (27), padre e figlio, originari di Poggio Picenze ma da anni operanti a Roma, nomi molto noti nel business del “caro estinto”.

E poi un poliziotto accusato di collusione con la famiglia Primavera di San Basilio e un imprenditore che faceva da tramite tra i Primavera e Bianconi. Su quest’ultimo, il Movimento Cinque stelle attacca il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti: «L’ha nominato lui con il consenso del Pd».

Sfuggiti, invece, alla squadra Mobile di Roma e ai carabinieri proprio il patriarca del clan criminale, Guerino Primavera, e i figli Daniele e Fabrizio, questi ultimi accusati di traffico di droga. L’inchiesta ha riguardato infatti anche l’attività di spaccio di stupefacenti e di prestiti a usura svolta dalla banda in tutta la periferia Sud-Est della capitale, con una presenza di vedette e pusher a San Basilio, quasi una Scampia romana.

Non solo legami con gli altri clan della zona, però, ma anche un’attività “istituzionale”, svolta soprattutto da papà Guerino. È lui, secondo gli investigatori, a sapere dalla moglie Daniela Chimenti – che fa le pulizie al Sant’Andrea – di un appalto in arrivo per la camera mortuaria.

Attraverso l’imprenditore edile Fabrizio Coppola – ora ai domiciliari – arriva al direttore generale Bianconi, che pilota tutto tramite Filippo Zanutti, presidente della commissione del bando, ora sospeso per 12 mesi. Beneficiari sono stati gli imprenditori aquilani Taffo, secondo la ricostruzione avallata dal gip.

Il giro d’affari lo sintetizzano la moglie di Primavera e l’amica Barbara Severini, sposata con Coppola, nell’intercettazione del «milione e mezzo». Per poi aggiungere: «e noi vogliamo mangiare anche un bel piattino de fettuccine... poi c’è il salmone e altre cosette... – dice Chimenti – me raccomanno ... che questo io entro a lavorà con loro faccio la becchina, glie faccio...».

Il clan Primavera, secondo l’inchiesta, avrebbe pagato Diego Cardella, assistente capo del commissariato Viminale finito in carcere, per avere notizie sulle indagini. Nel luglio 2013 li avrebbe avvertiti dell’imminente blitz contro i clan Fasciani e Triassi a Ostia. «...stanotte ... piove de brutto ... pare che dà i fulmini stanotte...», disse Guerino al figlio Fabrizio, che rispose: «...non me ne frega un cazzo tanto scappo...». Come stavolta.

I Taffo avrebbero pilotato l’appalto avendo saputo da altri indagati che sarebbe stata bandita una gara per i servizi mortuari. Il dg Bianconi avrebbe fatto avere loro l’appalto con procedure illecite.

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