Un pastificio e una casa per le donne  vittime di violenza 

Città assente al convegno di Iside, la delusione dei familiari L’appello di Fabiola Bacci: «Voglio incontrare gli studenti» 

PESCARA. Un pastificio solidale per le donne vittime di violenza. Sarà realizzato entro l’estate nella zona di Santa Filomena, a confine tra Pescara e Montesilvano. Nel futuro, nella stessa zona, sorgerà anche una residenza per le donne, con figli, costrette ad abbandonare l’abitazione coniugale a causa di maltrattamenti fisici e psichici da parte dei compagni. Sono i progetti a cui sta lavorando l’associazione Iside presieduta da Annarita D’Urbano, organizzatrice del convegno “Liberi dalla paura” svoltosi ieri mattina nella sala Tinozzi della Provincia.
Alla conferenza c’era Fabiola Bacci, mamma di Jennifer Sterlecchini, uccisa all’età di 26 anni con 17 coltellate inferte dall’ex fidanzato Davide Troilo, condannato a 30 anni di carcere. La Bacci ha reagito nervosamente di fronte alla platea semideserta e ha fatto notare che, data l’importanza dell’iniziativa, «vorrei che ci fosse stata più gente. Questo vuoto dimostra che il nostro dolore non frega più a nessuno». Più tardi, tornata la calma, ha ringraziato ancora una volta »la solidarietà dei pescaresi». E ha lanciato un appello:«Vorrei andare nelle scuole per parlare della mia Jennifer ai ragazzi che un giorno saranno uomini e che devono essere educati alla non violenza». Il pensiero corre a quel 2 dicembre 2016. Quando « sentivo le urla di mia figlia che mi chiedeva aiuto mentre veniva uccisa. Tante volte ho immaginato il suo volto sfigurato e sanguinante». L’omicida ha mai chiesto perdono?«In tribunale, prima della sentenza, ci ha letto una banale lettera di scuse. Ma mio figlio Jonathan ed io ci siamo girati, non abbiamo voluto ascoltare quella per noi è stata solo una strategia legale». Come ricorda il difensore dell’imputato Giancarlo De Marco, il suo assistito dichiarò, in quella circostanza, di «essere rammaricato, di non dormire più la notte e di non riuscire a capacitarsi dell’accaduto».
Intanto prosegue la raccolta di firme (a quota 25 mila, ma il traguardo è 50 mila e chi è interessato a firmare può inviare una mail sul profilo facebook di Fabiola Bacci ) con l’obiettivo di arrivare all’approvazione della legge che elimini il rito abbreviato. Carola Profeta, presidente dell’associazione Noi per la Famiglia, ha invitato le istituzioni presenti, il sindaco Marco Alessandrini e il presidente della Provincia Antonio Di Marco, a velocizzare l’iter.
Nel corso del convegno, moderato dall’avvocato Federica Liberatore, si è levato »l’urlo soffocato dall’ingiustizia» delle vittime e dei parenti delle vittime, circa il «fallimento dello Stato sul vuoto legislativo e il mancato riconoscimento economico » a chi rimane ferito o perde la vita per mano degli assassini. Elisabetta Aldrovandi e Angelo Bertoglio, rispettivamente presidente e fondatore dell’Osservatorio nazionale sostegno vittime, stanno lavorando all’istituzione di un Garante per le vittime e a una legge che obblighi i detenuti a lavorare e risarcire le vittime con i loro stipendi.
Nicoletta Verì, psicoterapeuta, ha ricordato l’importanza di «stimolare i figli al dialogo e i genitori siano bravi a decodificare i loro segnali». La giornalista Barbara Orsini ha invitato a non dimenticare la morte di Monia Di Domenico, uccisa da Giovanni Iacone l’11 gennaio 2017 a Francavilla:«Per Monia-ha detto Orsini- finora niente fiaccolate, nè panchine, nè mattonelle». Le altre testimonianze sono state quelle di Francesco Sicignano, il pensionato del milanese che sparò ad un ladro albanese; di Andrea Masini, figlio di Ermanno ucciso a picconate da un ghanese; di Francesco Sacco, di Abruzzo K9, il conduttore di Aaron, il cane che ha ritrovato a marzo il cadavere di Alessandro Neri. Una cornice di fascino è stata la presenza delle “spose di Iside” Francesca Di Norscia, Giorgia Sabatini e Sara Leardi, ventenni pescaresi abbigliate con abiti d’epoca donati all’associazione dalle vittime.