Fallimento Sogesa Sono otto gli indagati per bancarotta
Si tratta degli ex vertici della società e del Cirsu. Per il pm avrebbero disconosciuto crediti per circa tre milioni
TERAMO. E’ con una ricostruzione certosina che la Procura mette un primo punto fermo nella complessa vicenda del fallimento Sogesa, la società che fino al 2012 gestiva la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti per conto del Cirsu, il consorzio formato da sei comuni successivamente fallito anch’esso. Lo fa delineando una conclusione ben chiara, almeno secondo l’accusa: quel fallimento fu il risultato del mancato riconoscimento dei crediti vantati dalla Sogesa nei confronti del Cirsu. Otto le persone indagate, tutte ex vertici della società e del Cirsu, nell’avviso di conclusione firmato dal pm Stefano Giovagnoni.
Ad un anno dall'archiviazione decisa per il rettore Luciano D'Amico e Lunella Cerquoni nelle loro vesti di ex presidenti del Cirsu, la Procura chiude le indagini e contesta l'accusa di bancarotta fraudolenta patrimoniale ai tre componenti dell'allora cda di Cirsu e Sogesa Angelo Di Matteo, Diego De Carolis e Andrea Ziruolo e a due consulenti Mery Pistillo e Lorenzo Giammattei e quella preferenziale all'ex presidente del cda di Sogesa Gabriele Di Pietro, all'ex amministratore delegato di Sogesa Giovanni Marchetti e all'allora presidente del cda e ammistratore delegato di Deco Paolo Tracanna.
L’ACCUSA. Secondo l'accusa della Procura (tutta da dimostrare in un eventuale dibattimento) dopo l'acquisizione da parte di Cirsu anche delle quote di Aia in Sogesa ,con la società diventata pubblica e con i due Cda a quel punto coincidenti,i vertici del Cirsu avrebbero occultato la maggioranza dei 3 milioni di crediti vantati da Sogesa nei confronti del consorzio, disconoscendoli anche sulla scorta delle consulenze affidate a Pistillo e Giammattei, con un accordo transattivo con il quale venivano riconosciuti a Sogesa solo 431mila euro circa.
LA RICOSTRUZIONE. Si legge a questo proposito nell’avviso di conclusione: «In particolare Sogesa, società a capitale misto pubblico/privato costituita da Cirsu spa per la gestione operativa del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti per conto dei Comuni soci, divenuta il 12 ottobre del 2011 società ad intero capitale pubblico, in conseguenza dell’acquisto del 100% del capitale sociale da parte di Cirsu che determinava, altresì, la perfetta coincidenza della governance tra le due società pubbliche attraverso la sottoscrizione dell’accordo transattivo del 7 novembre del 2011, subiva il disconoscimento delle seguenti poste di credito vantate dalla stessa Sogesa nei confronti di Cirsu per un importo pari a 3.120.130 in danno del ceto creditorio di Sogesa spa e ad esclusivo vantaggio di Cirsu che riconosceva crediti solo per un valore pari a euro 431.843,44». A far scattare l’inchiesta nel 2015 fu un esposto presentato dall’ex presidente del Cirsu Di Matteo oggi indagato. Che così commenta: «Massima fiducia nell’operato della magistratura».
LA BANCAROTTA. La Procura contesta l’ipotesi di bancarotta preferenziale anche all'ex presidente e all'ex amministratore delegato di Sogesa Di Pietro e Marchetti. I due, ai vertici della società quando era ancora a capitale misto pubblico privato, sono accusati di aver fatto pagamenti per circa 689mila euro a favore di Deco prima del fallimento Sogesa, in un momento in cui quest'ultima versava già in uno stato di dissesto finanziario. Accusa che la Procura contesta in concorso anche all'allora amministratore delegato di Deco Tracanna «che», si legge nell’avviso di conclusione, «quale presidente del consiglio di amministrazione e amministratore delegato di Deco era pienamente consapevole del dissesto finanziario in cui versava Sogesa all’epoca dei pagamenti atteso che Deco spa partecipava al capitale sociale di Sogesa spa attraverso il socio privato Aia».
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