Giulianova, due a processo per danni al bar e lesioni 

Sono rom accusati di aver preso a pugni le vetrate e rotto il naso alla proprietaria Imputati anche di aver minacciato il figlio per far ritirare la querela ai genitori

GIULIANOVA. Il naso rotto, le vetrate del locale in frantumi, le minacce di morte e poi quelle per far ritirare la querela: in un’aula di tribunale le testimonianze di padre, madre e figlio ricostruiscono la notte violenta di Ferragosto di 5 anni fa nel bar di Giulianova “Dolce e Salato”. Parti offese papà e mamma titolari del locale, imputati due giovani di etnia rom accusati di danneggiamento, violenza privata e lesioni. Si tratta di Dennis Di Giorgio, 26 anni, e di Achille Di Rocco, 22 anni, difesi dagli avvocati Paola Pedicone e Nello Di Sabatino.
Nel processo che si è aperto ieri mattina davanti alla giudice monocratica Claudia Di Valerio, sono le parti offese le prime a ricostruire quanto avvenuto la sera del 15 agosto del 2019 nel loro locale di Giulianova. Raccontano che nel momento in cui sono intervenuti nel tentativo di calmare uno dei due ragazzi, Di Giorgio, che stava dando fastidio a un cliente «è successo il finimondo».
Il giovane avrebbe cominciato ad inveire contro di loro tirando un vassoio all’uomo che lo ha colpito a un occhio e colpendo con un pugno la donna cn tale violenza da spaccarle il naso. Nei confronti del titolare, inoltre, avrebbe urlato la frase: «Hai solo cento giorni di vita».
Successivamente, hanno raccontato ancora i titolari del locale, i due giovani, quando loro avrebbero chiuso il locale per non far rientrare l’aggressore, avrebbero preso a pugni la vetrata del locale danneggiandola in più punti. «Questo», si legge nel capo d’imputazione, «con atteggiamento intimidatorio e aggressivo e con minacce di morte». Secondo l’accusa qualche mese dopo l’aggressione e il danneggiamento del locale, i due imputati, in separate occasioni, avrebbero avvicinato sul posto di lavoro uno dei figli della coppia per far ritirare dai genitori la querela presentata nei l loro confronti altrimenti avrebbero fatto male a lui e ai suoi fratelli. «Non sarebbe bello», così si legge a questo proposito nel capo d’imputazione che in questo modo ricostruisce la frase detta dai due ragazzi al figlio della coppia, «che i tuoi fratelli non potessero camminare per Giulianova». Questo, sostiene la Pubblica accusa, con l’intento di minacciare per far ritirare la querela presentata nei loro confronti dopo i fatti di agosto.
Si torna in aula a settembre con l’audizione dei carabinieri intervenuti nel locale la sera del 15 agosto di cinque anni fa.(d.p.)
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