Ospedale, i sindaci della vallata delusi dall’incontro con la Asl 

D’Annuntiis: «C’è la buona volontà del direttore generale Fagnano, ma oltre non siamo andati» I problemi restano tutti aperti: poco personale, liste di attesa lunghissime e macchinari insufficienti

SANT’OMERO. Tanta buona volontà e la cortesia di sempre del direttore generale della Asl di Teramo Roberto Fagnano, ma oltre non si va. La sensazione di insoddisfazione dei dodici sindaci della Val Vibrata viene espressa dal primo cittadino di Corropoli Umberto D’Annuntiis al termine dell’incontro chiesto dall’Unione di Comuni Val Vibrata per fare il punto della situazione sulla sanità in vallata, partendo dall’ospedale di Sant’Omero. Il presidente dell’Unione Comuni Rando Angelini ha chiesto a Fagnano ed al direttore sanitario del “Val Vibrata” Carlo Di Falco di sedersi al tavolo della giunta intercomunale. Sul tappeto i tanti problemi che non trovano soluzione definitiva. All’ospedale di Sant’Omero, ad esempio, mancano personale medico e infermieristico, e le liste d’attesa aumentano a vantaggio dell’attività libero-professionale intramuraria. In tutto questo c’è il lassismo della Regione sul cui tavolo giace, dal 2015, la proposta di ristrutturazione della Asl teramana presentata da Fagnano e alla quale non è stato dato seguito. Un aspetto, questo, che non è stato accolto di buon grado dai sindaci. «L’incontro, oltre alla riconosciuta cordialità del direttore generale Fagnano e del direttore sanitario Di Falco, non ha dissipato i dubbi sul futuro del nostro ospedale», afferma D’Annuntiis. «Oltre la buona volontà non si è andati. Abbiamo capito che il personale medico, infermieristico ed ausiliario è notevolmente sottodimensionato e chi si trasferisce o si assenta non riceve sostituzione. Il parto indolore non si fa più; il parto in acqua, inaugurato in pompa magna, non è mai partito. Le liste d’attesa hanno tempi biblici: per un’ecografia o un doppler arriviamo a novembre prossimo, per una tac ad agosto, per un’endoscopia a dicembre. L’attività intramoenia è sei volte in più rispetto a quella istituzionale e la mobilità passiva costa 80milioni di euro. La famigerata tac a 256 strati si è “ridotta” a 16 e si sono perse le tracce della risonanza magnetica, pur promessa. Il problema sarebbe di tipo logistico perché, per fare spazio all’apparecchiatura, bisogna abbattere un muro in una stanza con relativi costi. Per lo screening endoscopico e del colonretto ci si deve rivolgere agli altri ospedali non al nostro. Perché? Che fine hanno fatto, inoltre, i finanziamenti dell’articolo 20 per l’umanizzazione dei reparti? Quanto al piano fermo dal 2015 in Regione», conclude D’Annuntiis, «la giunta anziché assumersi responsabilità attua solo la politica degli annunci».
Alex De Palo
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