A ottobre il G8-bis di Berlusconi
Il premier alla stampa: non siete riusciti a rovinare l’immagine dell’Italia
L’AQUILA. Prende sonno dopo lunghe passeggiate notturne. Di giorno fa da Cicerone e orienta con discrezione gli incontri di lavoro. E già pensa al G8-bis dell’Aquila: si farà a ottobre. A sera, poi, Berlusconi sferza i giornalisti: «Volevate rovinarmi, non ci siete riusciti».
Secondo giorno di G8 ancora favorevole al presidente del Consiglio, sempre più a suo agio e stavolta disponibile anche a rispondere alle domande che pure, nel primo giorno di confronto con una selezione dei 4000 giornalisti accreditati, erano mancate. Alle domande che arrivano, ovviamente. E quando l’inviato di Repubblica Gianluca Luzi chiede al premier se davvero ritenga che gli articoli e le inchieste sulle sue vicende abbiano rovinato l’immagine dell’Italia, Berlusconi prima prova a stopparlo, poi si galvanizza e conclude così: ««Non siete riusciti nel vostro intento. Auguri». E scatta un applauso, del tutto irrituale, da un lato dell’auditorium non occupato da giornalisti, ma da persone, accreditate, riconducibili a staff politici di centrodestra. Una liberazione per il premier e l’entourage, sotto pressione per il tam-tam sulle possibili domande scomode della stampa internazionale. Che prima annuncia fuoco e fiamme e poi chiede solo spiegazioni sui tagli ai paesi poveri. E così Berlusconi, dopo aver tentato di dribblare l’ultima domanda («Questi non sono argomenti da G8»), ascolta e rilancia. Di nuovo all’incasso anche in fatto di complimenti, come quelli di Obama che lo ringrazia pubblicamente dell’accoglienza, Berlusconi tira il fiato dopo giorni di evidente tensione. Il vertice dell’Aquila, invece, lo rimette al centro come protagonista indiscusso. Tanto che a cena scambia persino i posti e dirotta un po’ più in là il presidente egiziano per mettersi vicino Gheddafi a sinistra e Obama a destra, mediatore terzo tra due mondi distanti. In conferenza stampa il premier mette subito le cose in chiaro: «Tra un po’ parlerà il presidente del Consiglio, cioè il sottoscritto». E subito dopo: «Esistono due realtà, quella della gente e quella dei giornali che è una realtà completamente inventata». E due. Una giornata intensa, quella del premier vincitore, conclusa con quattro passi coi suoi ospiti illustri tra i giochi di luce e gli effetti musicali allestiti nei vialoni della Scuola di Coppito. Una bandiera, un inno. Una giornata iniziata presto, dopo pochissime ore di sonno. Infatti il giorno prima il premier, evidentemente non ancora stanco nonostante l’intenso debutto aquilano, si trattiene a passeggiare tra le aiuole della caserma facendo foto e autografi e ispezionando le sale per gli incontri bilaterali. Fino alle 2 di notte. Al mattino, poi, si veste da mattatore per le battute durante la foto del cosiddetto «Junior 8» (circa 20 ragazzi, ognuno di un paese invitato al vertice). «Invito i non giovani a restare qui, mentre i ragazzi e i 14 leader scendono di sotto a fare la foto. Io ovviamente vado a fare la foto». Quindi veste i panni dell’anfitrione quando porta alcuni leader a visitare le due mostre allestite per il G8. Tra Medvedev e Mubarak, Sarkozy e Barroso, Berlusconi mostra con orgoglio la statua della «Madonna delle Grazie» recuperata a Onna, di cui racconta l’avventuroso rinvenimento. Più tardi, all’ora di pranzo, un gesto solo un po’ spazientito verso il canadese Harper, in ritardo come Obama per arrivare davanti ai flash. Non manca neppure un siparietto finito su Youtube tra lui e Vespa, «colpa» di una telecamerina accesa. «Questa stampa qua... I giornalisti sono una categoria di personaggi...», dice Berlusconi a Vespa. «Eh, lo so», replica il conduttore Rai che, scherzando, aggiunge: «Sempre meglio dei politici... Ma tanto lei dice che non è un politico...». Altrettanto pronta la risposta: «Ci sono farabutti in tutte e due le categorie», chiosa il premier che supera indenne un altro giorno di G8.
Secondo giorno di G8 ancora favorevole al presidente del Consiglio, sempre più a suo agio e stavolta disponibile anche a rispondere alle domande che pure, nel primo giorno di confronto con una selezione dei 4000 giornalisti accreditati, erano mancate. Alle domande che arrivano, ovviamente. E quando l’inviato di Repubblica Gianluca Luzi chiede al premier se davvero ritenga che gli articoli e le inchieste sulle sue vicende abbiano rovinato l’immagine dell’Italia, Berlusconi prima prova a stopparlo, poi si galvanizza e conclude così: ««Non siete riusciti nel vostro intento. Auguri». E scatta un applauso, del tutto irrituale, da un lato dell’auditorium non occupato da giornalisti, ma da persone, accreditate, riconducibili a staff politici di centrodestra. Una liberazione per il premier e l’entourage, sotto pressione per il tam-tam sulle possibili domande scomode della stampa internazionale. Che prima annuncia fuoco e fiamme e poi chiede solo spiegazioni sui tagli ai paesi poveri. E così Berlusconi, dopo aver tentato di dribblare l’ultima domanda («Questi non sono argomenti da G8»), ascolta e rilancia. Di nuovo all’incasso anche in fatto di complimenti, come quelli di Obama che lo ringrazia pubblicamente dell’accoglienza, Berlusconi tira il fiato dopo giorni di evidente tensione. Il vertice dell’Aquila, invece, lo rimette al centro come protagonista indiscusso. Tanto che a cena scambia persino i posti e dirotta un po’ più in là il presidente egiziano per mettersi vicino Gheddafi a sinistra e Obama a destra, mediatore terzo tra due mondi distanti. In conferenza stampa il premier mette subito le cose in chiaro: «Tra un po’ parlerà il presidente del Consiglio, cioè il sottoscritto». E subito dopo: «Esistono due realtà, quella della gente e quella dei giornali che è una realtà completamente inventata». E due. Una giornata intensa, quella del premier vincitore, conclusa con quattro passi coi suoi ospiti illustri tra i giochi di luce e gli effetti musicali allestiti nei vialoni della Scuola di Coppito. Una bandiera, un inno. Una giornata iniziata presto, dopo pochissime ore di sonno. Infatti il giorno prima il premier, evidentemente non ancora stanco nonostante l’intenso debutto aquilano, si trattiene a passeggiare tra le aiuole della caserma facendo foto e autografi e ispezionando le sale per gli incontri bilaterali. Fino alle 2 di notte. Al mattino, poi, si veste da mattatore per le battute durante la foto del cosiddetto «Junior 8» (circa 20 ragazzi, ognuno di un paese invitato al vertice). «Invito i non giovani a restare qui, mentre i ragazzi e i 14 leader scendono di sotto a fare la foto. Io ovviamente vado a fare la foto». Quindi veste i panni dell’anfitrione quando porta alcuni leader a visitare le due mostre allestite per il G8. Tra Medvedev e Mubarak, Sarkozy e Barroso, Berlusconi mostra con orgoglio la statua della «Madonna delle Grazie» recuperata a Onna, di cui racconta l’avventuroso rinvenimento. Più tardi, all’ora di pranzo, un gesto solo un po’ spazientito verso il canadese Harper, in ritardo come Obama per arrivare davanti ai flash. Non manca neppure un siparietto finito su Youtube tra lui e Vespa, «colpa» di una telecamerina accesa. «Questa stampa qua... I giornalisti sono una categoria di personaggi...», dice Berlusconi a Vespa. «Eh, lo so», replica il conduttore Rai che, scherzando, aggiunge: «Sempre meglio dei politici... Ma tanto lei dice che non è un politico...». Altrettanto pronta la risposta: «Ci sono farabutti in tutte e due le categorie», chiosa il premier che supera indenne un altro giorno di G8.