Abruzzesi nel mondo: zero euro e accuse

Gli emigrati del Cram: "Chiodi sconcertante, ci ha tolto le risorse in bilancio mentre noi ci adoperiamo per la crescita"

PESCARA. Stanno facendo il giro del mondo, scatenando una rivolta da parte degli emigranti abruzzesi, le parole del governatore Gianni Chiodi sull’azzeramento dei fondi al Cram (consiglio regionale degli abruzzesi nel mondo) nel bilancio di previsione 2014. E ha suscitato ancora di più sconcerto la risposta in cui lo stesso presidente ha chiosato sulle gite a una email che gli aveva inviato un componente del Cram in Svizzera, Enzo Alloggia. Uno scontro che va via via accentuandosi con la lettera di un altro emigrato abruzzese che pubblichiamo accanto e la replica che gira su facebook del presidente dell’associazione abruzzesi in Svezia, Luciano Mastracci, sempre a Chiodi.

Secondo gli emigranti Chiodi ha espresso dichiarazioni sconcertanti sul Cram, sulle "gite" ed altre situazioni a suo parere censurabili. «Ha usato verso Alloggia, infaticabile componente del Cram, riferimenti d'insofferenza, con altre annotazioni che dimostrano, dispiace rilevarlo, una scarsa conoscenza del mondo dell'emigrazione, per usare un eufemismo», scrive Goffredo Palmerini ex vice sindaco dell’Aquila e componente del Cram secondo cui Chiodi avrebbe avuto 5 anni, con i poteri a sua disposizione, per accertare quanto denuncia: «Non l'ha fatto? È un peccato, perché avrebbe forse potuto scoprire che altre sono le criticità, le "gite" senza costrutto della Regione, non certo un viaggio l'anno dei circa 40 delegati delle comunità abruzzesi».

Il Cram rimprovera alla giunta Chiodi di aver azzerato, nei cinque anni del mandato, lo stanziamento per le politiche dell'emigrazione, facendo poi salti mortali ogni anno per una variazione al bilancio, su proposta dei tre consiglieri regionali nel Cram (Franco Caramanico, Riccardo Chiavaroli, Antonio Prospero), per destinare qualche decina di migliaia di euro (120mila euro nel 2012, per la precisione). «Eppure», conclude Palmerini, «gli abruzzesi nel mondo per la loro regione, promuovono il turismo di ritorno e non, le eccellenze della enogastronomia, tenendo viva la cultura delle radici, investendo nel restauro delle case di proprietà nei tanti borghi d'Abruzzo, pagando per esse imposte e tasse. E quanto ancora di più potrebbero fare se soltanto avessero amministratori regionali con la lungimiranza di conoscere a fondo questo straordinario "altro Abruzzo" ».(a.mo.)

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