Abruzzo, 54 mila in cerca di lavoro
La disoccupazione cala nel 2011, ma nel quarto trimestre l'indice peggiora
PESCARA. La recessione è recessione. I numeri che l'Istat ha dato sul mercato del lavoro nel IV trimestre 2011 e quelli della media annuale del 2011 non lasciano spazio a visioni troppo ottimistiche. Se il 2011 si chiude con una leggera nota positiva e un parziale recupero rispetto alla situazione precrisi, il IV trimestre evidenzia una accentuazione delle difficoltà e i primi dati del 2012 vanno in quella direzione. Va poi considerato che nei numeri degli occupati ci sono anche i cassintegrati e dunque il dato complessivo nasconde anche le tensioni presenti nel mercato del lavoro. Da questo punto di vista Italia e Abruzzo marciano alla stessa velocità. In Abruzzo c'è chi corre di più (la provincia di Teramo) e chi viaggia col freno tirato (provincia di Pescara).
Secondo l'economista Giuseppe Mauro gli indicatori subiranno un ulteriore peggioramento in questo semestre e solo alla fine dell'anno si potrebbero cominciare a vedere segnali di ripresa.
Se qualcosa si muove in positivo è soprattutto nella componente straniera che alimenta la forza lavoro (l'insieme degli occupati e dei disoccupati), e di conseguenza l'occupazione. Un dato positivo è anche la crescita della forza lavoro femminile e quella degli over 55 anni. Dal punto di vista territoriale l'Abruzzo si colloca in testa alle Regioni del Sud per tasso di occupazione, tra quelle del centro nord fa peggio solo il Lazio.
I NUMERI. Secondo l'Istat nel quarto trimestre del 2011 mentre l'Italia sfonda il 9,6% di disoccupazione, l'Abruzzo si posiziona al 9,5% con 54 mila persone in cerca di lavoro, contro i 51 mila del quarto trimestre 2010. Ma gli occupati crescono di 5mila unità rispetto allo stesso periodo del 2010.
Nell'intero arco del 2011 la disoccupazione in Abruzzo è invece scesa di 0,3 punti percentuali rispetto al 2010 (8,5 contro l'8,8%), con una media nazionale dell'8,4%. Nel complesso sono state in media 48mila le persone in cerca di occupazione, mentre la forza lavoro è passata 541mila a 554mila, 13 mila unità in più.
In particolare, la disoccupazione maschile si è attestata al 7,1%, quella femminile al 10,7%. Dei 507mila occupati, 200mila sono donne (numero in crescita) e 306mila uomini.
Da un punto di vista territoriale, al primo posto per disoccupazione c'è la provincia di Pescara, con un tasso dell'8,8% e 12mila persone in cerca di occupazione, seguita da Chieti (8,7%, 14mila persone), L'Aquila (8,3%, 11mila persone) e Teramo (8,2%, 11mila persone). Dei 506mila occupati 146mila sono nel Chietino, 121mila nel Teramano, 120mila nel Pescarese e 119mila nell'Aquilano. Analizzando i dati per settore di attività economica, 19mila persone sono occupate in agricoltura, 158mila nell'industria e 329mila nei servizi.
LE POLEMICHE. I dati Istat si possono leggere in due modi: ci si può concentrare sui modesti segnali positivi, si può calcare la mano sulla situazione generale di stagnazione. La prima lettura è del governo regionale, la seconda dell'opposizione.
Il presidente Gianni Chiodi parla di «moderata soddisfazione» per «questo dato ufficiale che fa dell'Abruzzo una delle regioni che resistono meglio sul versante della difesa dell'occupazione. Le Istituzioni, la Regione in primis, e le parti sociali, hanno saputo comprendere la necessità di far fronte comune in questa battaglia, e il tessuto imprenditoriale ha saputo mostrare coraggio cogliendo le tante opportunità di sostegno che la Regione ha messo a disposizione». Per Silvio Paolucci (Pd) «In Abruzzo la disoccupazione resta una piaga drammatica, e che la distanza con le regioni dell'Italia centrale si fa ogni giorno più profonda. L'esultanza del governo regionale, del presidente Chiodi e dell'assessore Gatti, è imbarazzante. I parametri abruzzesi somigliano molto di più, ormai, a quelli del Sud».
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