Abruzzo, cresce la cassa integrazione

Incremento del 13,9%. Confindustria: muoiono sempre più aziende

PESCARA. Aumenta per il secondo mese consecutivo il numero delle ore di cassa integrazione in Abruzzo. Malgrado a febbraio abbia toccato il picco con un +49,1% rispetto al mese precedente, a marzo c'è stato un ulteriore incremento del 13,9% per complessive 2.436.036 ore d'integrazione salariale riconosciute dall'Inps. I sindacati ritengono che sia un chiaro segnale di recessione e disoccupazione; Confindustria imputa direttamente il dato all'alto numero di aziende che, a causa della crisi, sono costrette a cessare l'attività. Tutte tesi che appaiono in linea con altri indicatori occupazionali estrapolati dalle tabelle Inps e presi questa volta nel lungo periodo: rispetto al mese di marzo dell'anno scorso, la cassa integrazione in Abruzzo è diminuita del 38,6% e del 25% se viene messa a confronto con il trimestre gennaio-marzo. Scendendo di più nei particolari, tra il 2012 e il 2011 in Abruzzo si sono perse due milioni di ore di cassa integrazione. Vuoi perché le piccole aziende avevano già licenziato, vuoi perché in quelle un po' più grandi gli effetti della crisi e della carenza di liquidità dovevano ancora incidere com'è poi puntualmente avvenuto a partire da settembre 2011.

«L'unica certezza è la fase di recessione in cui ci troviamo, lenta ma con numeri complessivamente negativi», commenta il vicepresidente di Confindustria Abruzzo, Paolo Primavera, riferendosi alle cifre sulla mortalità delle azienda manifatturiere, il cui saldo è pari a meno 400 unità, e alla disoccupazione che, rispetto a sei mesi fa, è aumentata dello 0,5%.
Secondo il segretario regionale della Cisl Maurizio Spina i dati della cassa integrazione di marzo confermano la difficoltà dell'economia regionale, l'artigianato e il commercio fra i settori più colpiti «anche se», rileva, «fortunatamente le risorse per la cassa integrazione in deroga per i lavoratori sono garantiti anche per i prossimi mesi». «La strada per l'economia resta in salita e se viene a mancare la benzina, la macchina non solo si ferma ma rischia di tornare indietro», aggiunge Spina, «se vediamo i dati dell'Istat del primo trimestre 2012, la fase di stagnazione è ormai superata e si dirige verso i primi sintomi di recessione, con un Pil in negativo allo 0,5%».

Roberto Campo, segretario regionale Uil, pone i dati della cassa integrazione in Abruzzo a raffronto con la media nazionale (+21,6%): «Da noi salgono ma un po' meno, è però significativo che il percorso di rientro verso i dati medi italiani iniziato nel 2011, dopo i livelli record del periodo 2009-2010, si sia interrotto». Il segretario Uil tira in ballo anche i dati sul Pil: «Nel 2011, secondo le stime di Prometeia in Abruzzo l'andamento è negativo. Altro elemento da considerare, è la relativa tenuta dell'occupazione, minacciata dalla cassa integrazione e dal Pil. Il rischio», sottolinea, «è che ci venga presentato il conto dal punto di vista occupazionale».

Secondo Sandro Giovarruscio, della segreteria regionale Cgil, i segnali di marzo sono preoccupanti: «Potremmo arrivare a giugno con una crescita considerevole delle ore di cassa integrazione». Se, infatti, da un lato rispetto allo scorso anno, la cassa integrazione è scesa, dall'altro Giovarruscio si dice preoccupato proprio per l'aumento del mese scorso, perché «questa inversione di tendenza è molto pericolosa».

L'aumento registrato a marzo preoccupa anche Graziano Di Costanzo, direttore della Cna regionale, la Confederazione dell'artigianato e della piccola e media industria. «In ogni caso», riflette, «il trend in discesa rispetto al 2011 ci fa ben sperare. L'auspicio è che questo elemento sia foriero di una piccola ripresa».

«Il rigore è una medicina amara di cui non possiamo fare a meno», fa tuttavia notare il segretario Cisl Maurizio Spina, «purché nel segno dell'equità, ma di solo rigore il malato invece di guarire rischia di cedere alla la malattia». Che cosa fare allora? «Si deve aprire la fase dello sviluppo», suggerisce Spina, «della messa in cantiere degli investimenti possibili, sostenendo i consumi in forte caduta nel primo trimestre 2012 e riducendo la pressione fiscale riformando il fisco per lavoratori e pensionati con i proventi della lotta all'evasione».
(ha collaborato Lorenzo Dolce)

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