Abruzzo, in tre mesi chiudono 5mila imprese

Gennaio-marzo 2012: mai così male dal 1995, il commercio è il settore più penalizzato

PESCARA. Nel primo trimestre (gennaio-marzo) 2012 sono state 5.130 le aziende che hanno cessato l'attività in Abruzzo, quasi mille in più rispetto allo stesso periodo del 2011 quando avevano chiuso 4.227 aziende. Per le piccole e medie imprese non andava così male fin dal 1995. L'elaborazione è di Movimprese. Allo stesso tempo Unioncamere fornisce un dato più contenuto di 4.141 imprese cessate, anche se sempre allarmante.

A denunciare maggiormente la congiuntura negativa è il saldo fra chiusure e nuove aperture. Movimprese dice che il saldo gennaio-marzo 2012 è di -2.205, a fronte del -456 dello stesso periodo dell'anno precedente. I dati elaborati da Unioncamere e riscontrabili su Internet parlano di un saldo un po' più leggero (-1.216), ma sempre preoccupante.

Come emerge dalla tabella accanto, il colpo maggiore è stato ricevuto dal commercio, che chiude il primo trimestre 2012 con -929 imprese nel saldo fra aperture e chiusure ed una perdita secca di 442 attività commerciali nella sola provincia di Pescara. Male anche l'artigianato, che in tutto l'Abruzzo perde 744 aziende nel saldo fra nuove aperture e chiusure: un tonfo che vede stavolta primeggiare negativamente Teramo (-338). Regge, seppure in un contesto negativo, il settore del turismo, che include anche ristorazione e pubblici esercizi.

«Siamo stati facili profeti», spiegano il presidente di Confesercenti Beniamino Orfanelli ed il direttore Enzo Giammarino, «perché i segnali che arrivano dalla nostra base associativa sono ogni giorno più pesanti. Ma ora si tratta di individuare la strada per ripartire. Le imprese sono strozzate da una concentrazione di imposte, tasse, minori incassi e difficoltà di ottenere finanziamenti: un mix micidiale che le spinge verso la chiusura. Lo sblocco dei fondi per facilitare l'accesso al credito, in una situazione di così grave emergenza economica, deve diventare senza mezzi termini la priorità assoluta della comunità abruzzese, da risolvere nel giro di pochi giorni».

«I dati sono più negativi di quanto ci aspettassimo», rileva Graziano Di Costanzo, direttore regionale della Cna, la Confederazione dell'artigianato e della piccola e media industria. Pur sottolineando che «generalmente è normale che, nel primo trimestre, il saldo tra iscrizioni e cancellazioni abbia segno negativo», a preoccupare Di Costanzo è la differenza tra le percentuali nazionali e quelle abruzzesi: «Abbiamo avuto quasi sempre dati migliori dell'Italia, ma stavolta il dato abruzzese è quasi doppio. Dalle cifre emerge un vero e proprio massacro».

Per il segretario della Uil, Roberto Campo, «la sofferenza è ampia e anche le aziende che resistono sono in grandissima difficoltà». Per il segretario della Cisl, Maurizio Spina è fondamentale «dare segnali di ripresa economica, come l'avvio della ricostruzione pesante all'Aquila o l'abbassamento della pressione fiscale. Segnali però che vanno dati subito». (cr.re.)

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