Abruzzo, la caduta del Pdl Chiodi cerca nuovi alleati

La discussione nel centrodestra in vista dei ballottaggi nei comuni: "La leadership di Berlusconi è finita, è l'ora dei moderati"

PESCARA. La foto di Angelino Alfano e di Pierluigi Properzi all'Aquila in chiusura di campagna elettorale appartiene ormai agli archivi del Popolo della libertà abruzzese. Il Pdl di Properzi da oggi sarà probabilmente il Pdl di Giorgio De Matteis e di altri come il candidato sindaco all'Aquila. Si affaccia cioè l'idea di un nuovo partito dei moderati che potrebbe muovere i primi passi nel capoluogo di regione e nelle quattro città dove si vota al ballottaggio: Ortona, Montesilvano, San Salvo, Avezzano, con occhi e orecchi attenti a quanto succede a Roma.

L'identikit del partito-contenitore è stato tracciato ieri dal presidente della Regione Gianni Chiodi in un lungo messaggio su Facebook. Chiodi, poche ore dopo avere ufficialmente annunciato, sempre sul social network, il suo appoggio a De Matteis nella sfida contro il sindaco uscente dell'Aquila Massimo Cialente, scrive: «Io sono fautore delle larghe alleanze nell'area dei moderati. La mia è una formazione civica, sono diventato sindaco di Teramo e poi presidente della Regione senza essere iscritto a un partito. Credo in un progetto dei moderati alternativo alla socialdemocrazia e per realizzarlo», aggiunge Chiodi, «bisogna coinvolgere le liste civiche, il mondo dell'associazionismo e delle professioni. Specialmente ora che non c'è più la leadership di Berlusconi. E soprattutto bisogna optare per uomini qualificati, perché senza le persone adatte il progetto non cammina. È finito il tempo dei portatori di voti. Oggi a contare è il voto dell'opinione, non più quello delle clientele».

Quello che Chiodi scrive è anche quello che con parole diverse sottolinea il senatore Paolo Tancredi nell'intervista di lato, ed è quello che spiega un campione delle liste civiche come Carlo Masci nel colloquio qui in basso. L'unico accento dissonante è sui portatori di voti: Tancredi apprezza un portatore di voti come Paolo Gatti, scomodo ma molto efficace; Masci vede nella capacità di raccogliere voti una tangibile testimonianza di ascolto da parte degli elettori. Ma Tancredi e Masci sono uomini di partito, nati nei partiti.

Come si dice, il dibattito è aperto. Chiodi ragiona da governatore e da amministratore, torna a ribadire la propria estraneità alla cultura di partito e si mantiene lontano dalle liturgie e dai litigi (ieri non era presente al vertice del Pdl all'Aquila per decidere l'appoggio a De Matteis e sconfessare la linea Giuliante). Il governatore sta lavorando ormai per allargare la sua maggioranza in Regione, non tanto in vista del programma di fine legislatura, o di un ipotetico rimpasto (come gli suggerisce un uomo d'esperienza come Giuseppe Tagliente), ma in vista del voto regionale in programma tra un anno e mezzo.

Al momento incassa il no del leader di Fli in Abruzzo Daniele Toto e la freddezza dell'Udc, sempre incerto se abbracciare il centrosinistra o lavorare per riapprodare nella casa comune del centrodestra. È probabile invece che l'attuale maggioranza in Regione possa guadagnare la fiducia di singoli consiglieri regionali oggi nella terra di mezzo del "non appoggio". Ieri il voto in Consiglio regionale sulla riserva del Borsacchio è stato una prova generale di trasversalità e pragmatismo politico. La ricetta giusta per Chiodi se vorrà raggiungere l'obiettivo di fine legislatura: legge sull'edilizia, legge elettorale, riforma del personale, abbassamento delle tasse.

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