Abruzzo, quattro cani uccisi a fucilate in 24 ore
Tre animali sparati a Capistrello probabilmente da cacciatori. Un'altra bestiolina uccisa dai bracconieri a Castelli
PESCARA. Quattro cani uccisi a fucilate in poco più di 24 ore. Una barbarie che "unisce" l'Abruzzo: tre animali uccisi a Capistrello, uno a Castelli. In quest'ultimo caso si tratta di un intimidazione: l'animale apparteneva a un agricoltore che gestisce un chiusino di cattura dei cinghiali nel Parco nazionale Gran Sasso-Laga. Un'attività che ostacola il bracconaggio. E proprio dei cacciatori di frodo sono indicati come potenziali carnefici dell'animale. Per quel che riguarda invece i tre animali uccisi nella Marsica non si esclude nessuna ipotesi. La strage potrebbe essere opera di qualche cacciatore, oppure di qualcuno che voleva liberarsene, o anche un modo assurdo per combattere il randagismo dilagante. Indipendentemente dalle cause resta il barbaro gesto di chi uccide degli animali indifesi.
I tre cani uccisi a Capistrello sono stati abbandonati in una discarica abusiva sui Piani Palentini. A trovare gli animali, meticci che somigliano a pastori maremmani, è stato un animalista, Alessandro Simeoni. "Ho subito sollecitato l'amministrazione comunale ad intervenire", commenta Simeoni, " è intervenuta la Forestale e ho informato dell'accaduto anche i carabinieri": Sul posto sono arrivati gli agenti della stazione della Forestale di Civitella Roveto che, dopo il sopralluogo, hanno ordinato al Comune la rimozione delle carcasse che saranno trasportate all'istituto zooprofilattico di Caruscino, ad Avezzano. I cani, un mamma con due cuccioli, sono sttai uccisi con colpi di arma da fuoco. Sul caso sono al lavoro i forestali.
La forestale, insieme ai carabinieri, lavora anche per scoprire chi abbia ucciso il cane trovato morto a Castelli, in frazione Villa Rossi. L'animale di razza Border Collie è di proprietà di un agricoltore che gestisce con il Parco nazionale Gran Sasso-Laga un chiusino di cattura dei cinghiali. La povera bestiolina è stata prima uccisa a fucilate e poi appesa ad un cancello.
Già nelle scorse settimane erano stati registrati atti di sabotaggio al chiusino. «Si tratta di un atto di inaudita violenza e gravità - commenta Silvia De Paulis, facente funzioni di Direttore dell'Ente - che colpisce e amareggia quanti, con il Parco, sono impegnati nella realizzazione del Piano per il contenimento del cinghiale». La carcassa dell'animale è stata trasferita all'Istituto Zooprofilattico «G. Caporale» di Teramo che sta effettuando la necroscopia per determinare la causa di morte. Sulla vicenda indagano i Carabinieri e il Coordinamento Territoriale per l'Ambiente del Parco della Forestale.
Il Parco ribadisce che lo strumento della cattura dei cinghiali adottato dall'Ente «risulta preferibile ad altri sistemi per efficacia, economicità e sicurezza, oltre che per il beneficio economico che deriva al territorio dall'avvio di una filiera legata alla lavorazione e alla commercializzazione della carni di cinghiale, come è avvenuto positivamente nel territorio di Amatrice e sta avvenendo a Castelli.
«Ogni gesto di violenza e di intimidazione va fermamente condannato», dichiara il presidente del Parco, Arturo Diaconale. «L'Ente è tuttavia consapevole che tali gesti sono segnali relativi a un problema avvertito con gravità in un territorio che deve essere preservato. Il Parco è deciso a continuare a portare avanti una politica di contenimento e ritiene opportuno un incontro con tutti i cittadini per individuare le soluzioni più condivise e mitigare il conflitto per il bene di tutti».
(ha collaborato Magda Tirabassi)