Acerbo: il Pd sbaglia con l'Udc
Il leader di Rifondazione: un centrosinistra rinnovato può vincere
PESCARA. Consigliere Maurizio Acerbo, il Pd sta lavorando a un accordo con l'Udc. In agosto Rifondazione ha partecipato al tavolo del centrosinistra per le alleanze elettorali...
«Io non partecipo ai tavoli».
Ma il suo partito c'era. Dunque, visto che al tavolo non si era parlato di Udc, è cambiato qualcosa nel frattempo?
«Ieri ero in Molise a fare campagna elettorale e ho visto i manifesti dell'Udc che sostiene Michele Iorio, presidente del centrodestra. Al consiglio comunale di Pescara l'Udc appoggia, come in tutto l'Abruzzo, il centrodestra. Non capisco di cosa stiamo parlando. In Regione si vota fra tre anni, mi sembra tutto prematuro».
Ci sono le amministrative del 2012.
«A me interesserebbe discutere del centrosinistra e di che cosa vuole fare. Ma il Pd ha un atteggiamento un po' schizofrenico. Eppure veniamo da una stagione di vittorie trionfali contro Berlusconi, contrassegnata dai referendum promossi da noi e dai movimenti. Prima ancora abbiamo vinto a Napoli e a Milano con un determinato profilo di cambiamento. Quella è la strada. La linea di tagliare i comunisti e aprire al centro è stata quella con cui Penati ha perso le elezioni regionali in Lombardia. Poi è finito sotto inchiesta proprio su questioni su cui si era scontrato alla provincia con Rifondazione. E l'Abruzzo è pieno di Penati che non ci sopportano».
A Milano con voi c'è Tabacci, non proprio uno di sinistra.
«È una figura di grande autorevolezza e di storica e coerente battaglia antiberlusconiana. Dove sono i Tabacci abruzzesi?
Quale profilo dovrebbe avere il centrosinistra abruzzese?
«Un profilo di forte diversità dal berlusconismo e di autentico rinnovamento, di unità tra culture differenti. Quella è l'unica strategia che ci interessa, anche perché personalmente non soffro di amnesie e credo che la gente di sinistra sia stufa di battere la destra per portare al governo della Regione una volta Falconio e Del Colle (due esponenti della ex Dc, ndr) un'altra volta Del Turco. Se il candidato dell'Idv Costantini non fosse stato bloccato dai notabili del Pd avrebbe vinto contro Chiodi».
Cosa dovrebbe fare allora il centrosinistra?
«Mi sembra che bisognerebbe qualificarsi di più che per il rapporto con l'Udc. Prendiamo per esempio i programmi. Mi sembra che quelli dell'Udc siano diametralmente opposti ai nostri. Sull'acqua loro erano per la privatizzazione. In comune con loro, come comunisti, abbiamo una medesima avversione al bipolarismo: sia noi che loro proponiamo un sistema elettorale proporzionale sul modello tedesco. La politica è una cosa seria e quindi prendiamo atto che l'Udc è al governo quasi ovunque con la destra. Il centrosinistra invece deve essere capace di interpretare un vero progetto di cambiamento».
Lei non vede questa capacità nel Pd?
«Io vedo due segnali preoccupanti».
Quali?
«Il Pd, che apre all'Udc in Abruzzo, lavora contemporaneamente a un attacco frontale per cancellare la forza politica che ha fatto, penso di poterlo dire con orgoglio, più di chiunque altro una battaglia di legalità».
A quale attacco si riferisce?
«Il suo capogruppo in Commissione regionale ha proposto, su mandato della direzione, così ha detto, un emendamento alla legge elettorale per introdurre uno sbarramento del 5%».
Oggi siamo al 3%
«Mentre la destra propone il 4%. Il Pd il 5%. Da quel che ho capito l'idea è: alleiamoci con l'Udc e facciamo fuori i comunisti e la sinistra in genere. Non posso che complimentarmi con questo Pd. Ma su questo daremo battaglia».
C'era un altro segnale.
«A Montesilvano il Pd vuole candidare dei candidati indagati. Io non vorrei che nel Pd la parte che è stata travolta dalle inchieste e che punta a riemergere pensi che con una coalizione che veda esclusi noi e vada verso il centro ci sia su queste questioni una maggiore tolleranza. Sono convinto però che gli elettori di centrosinistra e in primo luogo gli elettori del Pd chiedono unità, pulizia e rinnovamento».
Ma senza l'Udc il centrosinistra ha i numeri per vincere?
«Penso che anche senza l'Udc si possa vincere. Ma i tempi sono prematuri, da qui alle regionali possono succedere tante cose. Potremmo assistere anche all'entrata dell'Udc in un nuovo centrodestra. La cosa più importante è che il centrosinistra si dia un suo profilo. Nel frattempo prendo atto che il Pd sta tentennando sul piano del rinnovamento e al posto di lavorare a rendere più compatta e propositiva l'opposizione lavora a dividere il fronte antiberlusconi».
Sel sembra più pragmatica di voi. Dice: se l'Udc fa alcune scelte ne possiamo discutere.
«Notoriamente noi e Sel non abbiamo le stesse posizioni su molte cose. Però a Montesilvano condividiamo una battaglia comune e su questo mi attesterei. Poi che Sel rappresenti una posizione più moderata della nostra si è visto in molte occasioni».
«Io non partecipo ai tavoli».
Ma il suo partito c'era. Dunque, visto che al tavolo non si era parlato di Udc, è cambiato qualcosa nel frattempo?
«Ieri ero in Molise a fare campagna elettorale e ho visto i manifesti dell'Udc che sostiene Michele Iorio, presidente del centrodestra. Al consiglio comunale di Pescara l'Udc appoggia, come in tutto l'Abruzzo, il centrodestra. Non capisco di cosa stiamo parlando. In Regione si vota fra tre anni, mi sembra tutto prematuro».
Ci sono le amministrative del 2012.
«A me interesserebbe discutere del centrosinistra e di che cosa vuole fare. Ma il Pd ha un atteggiamento un po' schizofrenico. Eppure veniamo da una stagione di vittorie trionfali contro Berlusconi, contrassegnata dai referendum promossi da noi e dai movimenti. Prima ancora abbiamo vinto a Napoli e a Milano con un determinato profilo di cambiamento. Quella è la strada. La linea di tagliare i comunisti e aprire al centro è stata quella con cui Penati ha perso le elezioni regionali in Lombardia. Poi è finito sotto inchiesta proprio su questioni su cui si era scontrato alla provincia con Rifondazione. E l'Abruzzo è pieno di Penati che non ci sopportano».
A Milano con voi c'è Tabacci, non proprio uno di sinistra.
«È una figura di grande autorevolezza e di storica e coerente battaglia antiberlusconiana. Dove sono i Tabacci abruzzesi?
Quale profilo dovrebbe avere il centrosinistra abruzzese?
«Un profilo di forte diversità dal berlusconismo e di autentico rinnovamento, di unità tra culture differenti. Quella è l'unica strategia che ci interessa, anche perché personalmente non soffro di amnesie e credo che la gente di sinistra sia stufa di battere la destra per portare al governo della Regione una volta Falconio e Del Colle (due esponenti della ex Dc, ndr) un'altra volta Del Turco. Se il candidato dell'Idv Costantini non fosse stato bloccato dai notabili del Pd avrebbe vinto contro Chiodi».
Cosa dovrebbe fare allora il centrosinistra?
«Mi sembra che bisognerebbe qualificarsi di più che per il rapporto con l'Udc. Prendiamo per esempio i programmi. Mi sembra che quelli dell'Udc siano diametralmente opposti ai nostri. Sull'acqua loro erano per la privatizzazione. In comune con loro, come comunisti, abbiamo una medesima avversione al bipolarismo: sia noi che loro proponiamo un sistema elettorale proporzionale sul modello tedesco. La politica è una cosa seria e quindi prendiamo atto che l'Udc è al governo quasi ovunque con la destra. Il centrosinistra invece deve essere capace di interpretare un vero progetto di cambiamento».
Lei non vede questa capacità nel Pd?
«Io vedo due segnali preoccupanti».
Quali?
«Il Pd, che apre all'Udc in Abruzzo, lavora contemporaneamente a un attacco frontale per cancellare la forza politica che ha fatto, penso di poterlo dire con orgoglio, più di chiunque altro una battaglia di legalità».
A quale attacco si riferisce?
«Il suo capogruppo in Commissione regionale ha proposto, su mandato della direzione, così ha detto, un emendamento alla legge elettorale per introdurre uno sbarramento del 5%».
Oggi siamo al 3%
«Mentre la destra propone il 4%. Il Pd il 5%. Da quel che ho capito l'idea è: alleiamoci con l'Udc e facciamo fuori i comunisti e la sinistra in genere. Non posso che complimentarmi con questo Pd. Ma su questo daremo battaglia».
C'era un altro segnale.
«A Montesilvano il Pd vuole candidare dei candidati indagati. Io non vorrei che nel Pd la parte che è stata travolta dalle inchieste e che punta a riemergere pensi che con una coalizione che veda esclusi noi e vada verso il centro ci sia su queste questioni una maggiore tolleranza. Sono convinto però che gli elettori di centrosinistra e in primo luogo gli elettori del Pd chiedono unità, pulizia e rinnovamento».
Ma senza l'Udc il centrosinistra ha i numeri per vincere?
«Penso che anche senza l'Udc si possa vincere. Ma i tempi sono prematuri, da qui alle regionali possono succedere tante cose. Potremmo assistere anche all'entrata dell'Udc in un nuovo centrodestra. La cosa più importante è che il centrosinistra si dia un suo profilo. Nel frattempo prendo atto che il Pd sta tentennando sul piano del rinnovamento e al posto di lavorare a rendere più compatta e propositiva l'opposizione lavora a dividere il fronte antiberlusconi».
Sel sembra più pragmatica di voi. Dice: se l'Udc fa alcune scelte ne possiamo discutere.
«Notoriamente noi e Sel non abbiamo le stesse posizioni su molte cose. Però a Montesilvano condividiamo una battaglia comune e su questo mi attesterei. Poi che Sel rappresenti una posizione più moderata della nostra si è visto in molte occasioni».
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