Agricoltura: meno 66 mila aziende in 10 anni
L'assessore Febbo: crescono del 60 per cento le grandi imprese con oltre 30 ettari
PESCARA. Sono oltre 66mila le aziende agricole e zootecniche attive in Abruzzo, con una riduzione del 13,6 per cento rispetto al 2000, inferiore però alla contrazione media nazionale del 32,2 per cento. Crescono, invece, del 60,89 per cento le grandi aziende, ovvero quelle con oltre 30 ettari di superficie, che in Italia aumentano del 17% circa. Sono alcuni dei dati che emergono dal sesto Censimento generale dell'agricoltura, presentato, ieri, dall'assessore regionale alle Politiche agricole, Mauro Febbo, che ha parlato di un settore «che si dimostra vitale e complessivamente in salute, seppur con qualche eccezione».
L'assessore Febbo ha illustratoo alla stampa e ai rappresentanti delle associazioni di categoria i numeri dell'indagine sull'agricoltura abruzzese condotta ogni dieci anni.
E' nella fascia costiera e collinare, così come nel Fucino, nella Valle Peligna e nella Valle Roveto, che si registra la maggiore concentrazione di aziende, mentre il censimento mette in evidenza una diminuzione, negli ultimi 20 anni, delle attività nelle zone interne e montane.
Dallo studio - i cui dati ultimi si riferiscono al 24 ottobre del 2010 - emerge che, a livello territoriale, in prima posizione c'è la provincia di Chieti, con 31.039 aziende (circa 2.800 in meno rispetto al 2000 e novemila in meno rispetto a 20 anni fa). Segue la provincia di Teramo, con circa 15mila aziende (nel 2000 erano 16.768 e nel 1990 erano 18.843). Nel Pescarese le attività sono poco più di 12mila, cioè circa tremila in meno rispetto al 2000 e circa quattromila in meno rispetto al 1990. A far registrare la contrazione più drastica, però, è la provincia dell'Aquila: 8.277 le aziende attualmente attive, contro le circa 12mila di dieci anni fa e le 26.500 del 1990.
Se da un lato, si riduce il numero complessivo delle attività, dall'altro si registra un incremento della superficie agricola totale: 669.693 ettari, pari al 62 per cento dell'intero territorio regionale, con una crescita del tre per cento.
In termini di superficie coltivata, le colture più diffuse sono i seminativi: il 60% delle aziende agricole coltiva, su quasi 180mila ettari, prodotti quali, ad esempio, il frumento, l'orzo, il mais, le patate, ma anche l'erba medica e le ortive. Gli agricoltori abruzzesi, però, preferiscono le coltivazioni legnose agrarie, che comprendono, tra l'altro, la vite e l'olivo: vi si dedicano oltre 57mila aziende, pari all'86% del totale, con una concentrazione sulla fascia costiera e nelle zone collinari interne.
Per quanto riguarda l'allevamento, le aziende zootecniche nel 2010 rappresentano l'11,6% delle attività censite. A registrare l'incidenza maggiore è la provincia dell'Aquila con il 30,2 %, mentre quella minore è nel chietino, con solo il 4,2%. Gli allevamenti più diffusi sono quelli di bovini e ovini, ma proprio sulle vacche da latte si registra uno dei dati negativi per la regione, ovvero una contrazione del 14,2% (-8,2% in Italia).
L'Abruzzo vanta, invece, numeri positivi sulle quote rosa: le donne capoazienda aumentano del 6 per cento, a fronte di una riduzione nazionale del 29%. Il censimento prende in considerazione anche la scolarizzazione dei capoazienda abruzzesi: il 37 per cento di essi ha la licenza elementare, il 30 per cento ha la licenza media inferiore, il 19% ha un diploma di scuola media superiore, il 5% ha la laurea, mentre solo il 4% non ha alcun titolo di studio.
«Il Censimento», ha commentato Febbo, «è un lavoro importante, in grado di offrire un quadro generale d'insieme sullo stato dell'agricoltura abruzzese. Ora si lavorerà in funzione delle nuove linee del Psr, il Programma di sviluppo rurale, che sarà in vigore fino al 2014».
L'assessore Febbo ha illustratoo alla stampa e ai rappresentanti delle associazioni di categoria i numeri dell'indagine sull'agricoltura abruzzese condotta ogni dieci anni.
E' nella fascia costiera e collinare, così come nel Fucino, nella Valle Peligna e nella Valle Roveto, che si registra la maggiore concentrazione di aziende, mentre il censimento mette in evidenza una diminuzione, negli ultimi 20 anni, delle attività nelle zone interne e montane.
Dallo studio - i cui dati ultimi si riferiscono al 24 ottobre del 2010 - emerge che, a livello territoriale, in prima posizione c'è la provincia di Chieti, con 31.039 aziende (circa 2.800 in meno rispetto al 2000 e novemila in meno rispetto a 20 anni fa). Segue la provincia di Teramo, con circa 15mila aziende (nel 2000 erano 16.768 e nel 1990 erano 18.843). Nel Pescarese le attività sono poco più di 12mila, cioè circa tremila in meno rispetto al 2000 e circa quattromila in meno rispetto al 1990. A far registrare la contrazione più drastica, però, è la provincia dell'Aquila: 8.277 le aziende attualmente attive, contro le circa 12mila di dieci anni fa e le 26.500 del 1990.
Se da un lato, si riduce il numero complessivo delle attività, dall'altro si registra un incremento della superficie agricola totale: 669.693 ettari, pari al 62 per cento dell'intero territorio regionale, con una crescita del tre per cento.
In termini di superficie coltivata, le colture più diffuse sono i seminativi: il 60% delle aziende agricole coltiva, su quasi 180mila ettari, prodotti quali, ad esempio, il frumento, l'orzo, il mais, le patate, ma anche l'erba medica e le ortive. Gli agricoltori abruzzesi, però, preferiscono le coltivazioni legnose agrarie, che comprendono, tra l'altro, la vite e l'olivo: vi si dedicano oltre 57mila aziende, pari all'86% del totale, con una concentrazione sulla fascia costiera e nelle zone collinari interne.
Per quanto riguarda l'allevamento, le aziende zootecniche nel 2010 rappresentano l'11,6% delle attività censite. A registrare l'incidenza maggiore è la provincia dell'Aquila con il 30,2 %, mentre quella minore è nel chietino, con solo il 4,2%. Gli allevamenti più diffusi sono quelli di bovini e ovini, ma proprio sulle vacche da latte si registra uno dei dati negativi per la regione, ovvero una contrazione del 14,2% (-8,2% in Italia).
L'Abruzzo vanta, invece, numeri positivi sulle quote rosa: le donne capoazienda aumentano del 6 per cento, a fronte di una riduzione nazionale del 29%. Il censimento prende in considerazione anche la scolarizzazione dei capoazienda abruzzesi: il 37 per cento di essi ha la licenza elementare, il 30 per cento ha la licenza media inferiore, il 19% ha un diploma di scuola media superiore, il 5% ha la laurea, mentre solo il 4% non ha alcun titolo di studio.
«Il Censimento», ha commentato Febbo, «è un lavoro importante, in grado di offrire un quadro generale d'insieme sullo stato dell'agricoltura abruzzese. Ora si lavorerà in funzione delle nuove linee del Psr, il Programma di sviluppo rurale, che sarà in vigore fino al 2014».
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