Alluvione, niente interventi senza tasse

Sull'emergenza nel Teramano la Regione è bloccata dal decreto Milleproroghe

L'AQUILA. La giunta regionale ha le mani legate su qualsiasi tipo di intervento per far fronte ai gravi danni causati dall'alluvione, che il primo e il 2 marzo scorsi, ha devastato la provincia di Teramo, una questione che, negli ultimi giorni, ha alimentato una serrata polemica tra la maggioranza di centrodestra e le opposizioni.

Anche lo stanziamento di risorse regionali è subordinato all'aumento di tasse e imposte in particolare di Irpef, Irap e accise sulla benzina, in Abruzzo già ritoccate in alto per il piano di rientro della sanità. Lo stop all'intervento diretto da parte delle Regioni nelle calamità naturali è contenuto nella norma del decreto Milleproroghe che, su volere del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha istituito la cosiddetta Tassa sulle disgrazie, passaggio obbligato per gli enti locali per poter accedere ai fondi nazionali della Protezione civile nei casi in cui, come accaduto per l'alluvione in provincia di Teramo, il governo abbia dichiaro lo stato di calamità naturale. Un ostacolo che costringerà le popolazioni del Teramano ad attendere ancora molto tempo prima di vedere ponti e strade riparati e attività produttive riattivate, una situazione di emergenza denunciata da sindaci e amministratori che hanno annunciato la mobilitazione.

Le risorse regionali, secondo il Milleproroghe, devono essere inserite in un piano complessivo che, però, si può stilare e attuare solo dopo che le Regioni abbiano aumentato le tasse.

La giunta regionale conosce questa circostanza contenuta in una circolare della Protezione civile del mese di aprile che aveva provocato la reazione dell'assessore regionale alla Protezione civile, Gianfranco Giuliante, che, per questo, aveva attaccato il ministro Tremonti. Alla luce dell'attuale blocco, non si capisce come il presidente della giunta, il teramano Gianni Chiodi, possa dare luogo alla promessa fatta agli amministratori del suo territorio di un sostegno finanziario della Regione per risarcire i Comuni (i quali rischiano il dissesto), almeno con interventi di prima emergenza, peraltro caldeggiati dallo stesso Chiodi, per rimuovere, ad esempio, i detriti dalle spiagge al fine di non creare problemi all'imminente avvio della stagione balneare.

Una situazione denunciata in particolare dai consiglieri regionali del Pd, con in testa Claudio Ruffini, nel consiglio regionale straordinario di martedì scorso quando la maggioranza ha lasciato l'aula per protestare contro l'abuso delle sedute straordinarie da parte delle opposizioni.
Non servirà a velocizzare i tempi l'annunciato ricorso alla Corte costituzionale contro il Milleproroghe da parte della Regione Abruzzo che si è unita ad altri enti regionali, tra cui Marche e Molise, che hanno gridato allo scandalo per l'istituzione della Tassa sulle disgrazie, con la quale - sostengono - il governo viene meno al principio di solidarietà.

Chiodi, nei giorni scorsi, ha detto di voler continuare a incalzare Tremonti sui tempi della procedura relativa gli interventi post-alluvione. Ma l'impressione è che per sbloccare la situazione serva una deroga alla norma del Milleproroghe. Nel frattempo, la Regione potrebbe aggirare il divieto di interventi diretti finanziando i Comuni del Teramano con i fondi per le infrastrutture.
Il blocco sull'alluvione, infine, è davvero totale. Infatti, senza l'aumento delle tasse, non ci sarà neppure la nomina del commissario.

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