Amministrative 2012, l'apertura di De Laurentiis"Ora l'Udc può allearsi anche col centrosinistra
L'ex parlamentare: "All'Aquila la candidatura di De Matteis ha agevolato la disgregazione del Pdl"
PESCARA. «Oggi l'Udc è in grado di allearsi anche con il centrosinistra laddove ci sono programmi e candidati condivisibili. Questo è l'elemento di novità del panorama politico regionale». Consigliere di amministrazione della Rai, marsicano di Collelongo, Rodolfo De Laurentiis attualmente non si occupa direttamente di politica attiva. Ma l'ex parlamentare dell'Udc, resta un punto di riferimento importante del partito di Pieferdinando Casini in Abruzzo. Da sempre critico verso la giunta regionale presieduta da Gianni Chiodi, De Laurentiis è, nell'Udc abruzzese, l'uomo dell'apertura al centrosinistra anche se nei modi felpati di vecchia scuola democristiana.
Casini dice che il Terzo polo va archiviato. E' d'accordo?
«Credo che, al di là degli scenari regionali, sul Terzo polo sia necessaria una riflessione. Il voto ha dimostrato che non è uno strumento adeguato a raccogliere il consenso di quegli elettori che oggi non si riconoscono più nei partiti tradizionali. Credo che non si possa pensare a uno strumento che sia solo un'aggregazione di componenti diverse. Va organizzata, invece, anche una proposta politica che offra soluzioni al disagio oggi così forte nella società italiana e, in particolare, anche in quella abruzzese».
La candidatura a sindaco dell'Aquila di Giorgio De Matteis, dell'Mpa, che batte quella di Pierluigi Properzi, del Pdl, che cosa insegna dal punto di vista politico?
«Innanzitutto parla dello scenario di un Pdl che si disgrega e si frantuma in mille pezzi. La candidatura di De Matteis ha agevolato questa disgregazione. Ma personalmente sono due le cose che mi auguro».
Quali?
«Il primo augurio è politico. Spero che questa sia l'occasione per riaggregare tutta l'area moderata che all'Aquila è molto importante e diffusa».
Il secondo?
«Il secondo augurio è che questa sia l'occasione per affrontare seriamente la ricostruzione di una città che è patrimonio importante della nostra regione e dell'intero Paese. La volontà di avviare una stagione di rinascita della città deve essere la cartina di tornasole della capacità della classe dirigente non solo locale. Quanto più L'Aquila diventerà un elemento di riflessione dell'intera comunità nazionale, tanto più saranno concrete le opportunità di far decollare la ricostruzione. Dobbiamo essere tutti uniti per avviare un grande progetto organico di ricostruzione della città».
L'ipotesi di un Udc alleata con il Pd esce rafforzata da questo voto?
«In Abruzzo il primo dato di riflessione è che l'Udc ha oggi una rafforzata autonomia politica. Eravamo una stampella, una sorta di orpello del Pdl. Oggi, invece, rivendichiamo con orgoglio la nostra posizione autonoma».
Senza bisogno di alleanze?
«Le alleanze vanno fatte solo sulla base dei programmi e della scelta dei candidati. L'Udc è in grado di allearsi anche con il centrosinistra laddove ci sono programmie candidati condivisibili. Questo è l'elemento di novità nel panorama politico regionale. Detto questo, credo che la questione fondamentale sia un'altra: fare in modo che nei partiti cresca una classe dirigente capace di affrontare con serietà, competenza e trasparenza gli ostacoli sul cammino di rinascita della regione».
Quale indicazione viene dal voto di domenica scorsa per le elezioni regionali dell'anno prossimo?
«I dati più chiari riguardano la crescita delle liste civiche e dell'astensionismo. Il combinato disposto di questi due elementi ci dice che la prospettiva vincente non è quella della sommatoria di più partiti in un'alleanza, ma quella di una proposta credibile da presentare agli elettori abruzzesi. Oggi normalmente, dopo le elezioni, i programmi vengono risposti nei cassetti. Basta vedere che fine ha fatto il programma del governo Chiodi».
Casini dice che il Terzo polo va archiviato. E' d'accordo?
«Credo che, al di là degli scenari regionali, sul Terzo polo sia necessaria una riflessione. Il voto ha dimostrato che non è uno strumento adeguato a raccogliere il consenso di quegli elettori che oggi non si riconoscono più nei partiti tradizionali. Credo che non si possa pensare a uno strumento che sia solo un'aggregazione di componenti diverse. Va organizzata, invece, anche una proposta politica che offra soluzioni al disagio oggi così forte nella società italiana e, in particolare, anche in quella abruzzese».
La candidatura a sindaco dell'Aquila di Giorgio De Matteis, dell'Mpa, che batte quella di Pierluigi Properzi, del Pdl, che cosa insegna dal punto di vista politico?
«Innanzitutto parla dello scenario di un Pdl che si disgrega e si frantuma in mille pezzi. La candidatura di De Matteis ha agevolato questa disgregazione. Ma personalmente sono due le cose che mi auguro».
Quali?
«Il primo augurio è politico. Spero che questa sia l'occasione per riaggregare tutta l'area moderata che all'Aquila è molto importante e diffusa».
Il secondo?
«Il secondo augurio è che questa sia l'occasione per affrontare seriamente la ricostruzione di una città che è patrimonio importante della nostra regione e dell'intero Paese. La volontà di avviare una stagione di rinascita della città deve essere la cartina di tornasole della capacità della classe dirigente non solo locale. Quanto più L'Aquila diventerà un elemento di riflessione dell'intera comunità nazionale, tanto più saranno concrete le opportunità di far decollare la ricostruzione. Dobbiamo essere tutti uniti per avviare un grande progetto organico di ricostruzione della città».
L'ipotesi di un Udc alleata con il Pd esce rafforzata da questo voto?
«In Abruzzo il primo dato di riflessione è che l'Udc ha oggi una rafforzata autonomia politica. Eravamo una stampella, una sorta di orpello del Pdl. Oggi, invece, rivendichiamo con orgoglio la nostra posizione autonoma».
Senza bisogno di alleanze?
«Le alleanze vanno fatte solo sulla base dei programmi e della scelta dei candidati. L'Udc è in grado di allearsi anche con il centrosinistra laddove ci sono programmie candidati condivisibili. Questo è l'elemento di novità nel panorama politico regionale. Detto questo, credo che la questione fondamentale sia un'altra: fare in modo che nei partiti cresca una classe dirigente capace di affrontare con serietà, competenza e trasparenza gli ostacoli sul cammino di rinascita della regione».
Quale indicazione viene dal voto di domenica scorsa per le elezioni regionali dell'anno prossimo?
«I dati più chiari riguardano la crescita delle liste civiche e dell'astensionismo. Il combinato disposto di questi due elementi ci dice che la prospettiva vincente non è quella della sommatoria di più partiti in un'alleanza, ma quella di una proposta credibile da presentare agli elettori abruzzesi. Oggi normalmente, dopo le elezioni, i programmi vengono risposti nei cassetti. Basta vedere che fine ha fatto il programma del governo Chiodi».
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