Amministrative, il Pdl cade in AbruzzoPiccone: "Noi divisi, sconfitta inevitabile"

di Giuliano Di Tanna

Il senatore e coordinatore Pdl: "Dimissioni? Tirerò le somme dopo il ballottaggio. Questo voto segna la fine della seconda Repubblica". Chiodi: "Un errore Properzi"

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PESCARA. «Non è stata una bella figura e la scelta del candidato all’Aquila è stato un errore», dice il presidente della Regione, Gianni Chiodi. «Per ora, è stata una débâcle a livello nazionale ma anche regionale», aggiunge Filippo Piccone. L’aria che tira nel Pdl è gelida da ieri pomeriggio. A raffreddarla ci hanno pensato i numeri che sono stati fuori dalle urne delle elezioni comunali. Soprattutto all’Aquila e ad Avezzano. Nel capoluogo il candidato del partito, Pierluigi Properzi, si è fermato a un misero 7,73 per cento, ampiamente sorpassato dall’altro candidato di area, Giorgio De Matteis, dell’Mpa, che, fra due settimane, andrà al ballottagio con Massimo Cialente, il sindaco uscente ricandidato dal Pd e altre sette liste. Ad Avezzano dove l’uomo del Popolo della libertà, Italo Cipollone, è secondo dietro il suo rivale del centrosinistra, Giovanni Di Pangrazio.

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«Se mi dimetto da coordinatore regionale del Pdl? Le somme le tirerò alla fine, fra 15 giorni dopo i ballottaggi», confessa il senatore Piccone, marsicano di Celano. Lui non lo dice, ma si capisce che, se il suo partito perderà la sfida ad Avezzano (dove la giunta uscente era di centrodestra), le sue dimissioni saranno scontate.

Ma lo scontro politico nel Pdl abruzzese - se (come è probabile) ci sarà - si incentrerà soprattutto sul tracollo del candidato sindaco all’Aquila. Quel Properzi a cui il segretario nazionale del Pdl, Angelino Alfano, aveva cercato di dare una mano, arrivando a dire - mercoledì scorso durante la sua visita in città - che chi non lo sosteneva poteva considerarsi fuori dal partito.

«Il problema non è Properzi», taglia corto Piccone. «Non voglio togliermi di dosso una responsabilità, che comunque sento mia, ma devo dire che all’Aquila ho provato, fino alla fine, a mettere insieme delle alleanze. Ma la situazione non le rendeva possibili a causa di fattori personali. Così abbiamo presentato un nostro candidato di bandiera, Properzi, consapevoli che la maggioranza del nostro elettorato avrebbe votato per De Matteis, che, da tempo, ho detto che avremmo sostenuto in caso di ballottaggio. Considero, infatti, De Matteis un candidato di centrodestra».

«Ad Avezzano», prosegue il coordinatore del Pdl, «non la vedo così male per il ballottaggio. Certo anche lì il centrodestra si è presentato diviso. Ma nei centri più piccoli siamo andati benissimo: vinciamo a Luco, che era la Stalingrado d’Abruzzo, e a Trasacco. E ci riprendiamo a Pescasseroli anche se con una lista civica. Al di là della vicenda-L’Aquila, che fa storia a sé, sono tre le città che politicamente faranno la differenza e per le quali dobbiamo aspettare i risultati del ballottaggio: Avezzano, Ortona e Montesilvano. E’ lì che ci giocheremo la partita e sono abbastanza ottimista sul risultato».

«Quanto al risultato dell’Aquila, non insisterei tanto sulla gestione del partito a livello provinciale», prosegue Piccone. «La gestione del partito va rivista completamente e non solo in termini di uomini. Va fatta una valutazione su come porre riparo a una débâcle che è stata importante anche in Abruzzo. Non è sostituendo Piccone, e nppure Giuliante (coordinatore provinciale del Pdl all’Aquila ndr), che risolviamo il problema. E’, invece, sul sistema delle alleanze che va scritta una pagina nuova».

«Queste», dice ancora Piccone, «sono state le ultime elezioni della seconda Repubblica. Questo voto mette la parola fine a una lunga transizione che non si è mai conclusa. A partire da adesso dobbiamo cercare di allargare le nostre alleanze, cominciando dall’Udc che è un nostro alleato naturale. Tenendo conto, però, che lo scetticismo verso la politica non lo si batte solo con nuove alleanze ma con la riscrittura di un certo tipo di politica. La politica oggi è in crisi perché è in crisi il sistema. La politica non ha saputo governare il sistema e ora ne paga le conseguenze».

«Tutti noi», conclude il coordinatore del Pdl abruzzese, «dovremmo sederci un momento e carcare di capire che cosa proporre agli elettori in termini organizzativi e di progetti. Altrimenti andremo avanti con la frantumazione delle forze e con la crescita irrefrenabile del voto di protesta».

Gianni Chiodi, da parte sua, insiste sull’errore della scelta di Properzi.

«Ho cercato di creare le condizioni per un alleanza più larga all’Aquila», dice il presidente della Regione. «Ritengo che sia stato un errore dividersi. Mi hanno accusato di essere quello che appoggiava De Matteis. Non è così. Ho sostenuto il candidato scelto dal partito, convinto però che il bacino elettorale del centrodestra è più largo dell’8 per cento che ha raccolto Properzi all’Aquila. Quando si rifiutano le alleanze e si sbagliano i candidati, accade quello che è accaduto. Il centrodestra perde quando va diviso come, per esempio, a Martinsicuro. E questo succede quando si guarda agli interessi dei gruppi all’interno del partito piuttosto che aprirsi e cercare nuove alleanze».

«C’è stata nella vicenda dell’Aquila una vocazione minoritaria del partito locale», prosegue il governatore, «una volontà diretta a mantenere il controllo del partito più che a tentare di vincere. Al ballottaggio adesso appoggeremo De Matteis. L’avremmo dovuto fare prima. La scelta fatta all’Aquila ci insegna che ognuno è artefice del suo destino. D’altronde L’Aquila era l’unica città d’Italia in cui, dopo la nascita del Pdl, non si è riusciti a costituire un gruppo consiliare del nuovo partito. C’è molto da lavorare sull’Aquila per creare una maggiore attrattività del Pdl».

«Per ora», conclude Chiodi, «emerge chiaro un dato: non si è capito che allargare l’alleanza all’Aquila, accettando la candidatura di De Matteis, serviva a colmare un gap che già si intravvedeva nel Pdl. Si è discusso a lungo sul fatto che fosse o meno opportuno fare le primarie per scegliere il candidato. Tutto questo ha finito col togliere autorevolezza al partito locale. Alla fine, ripeto, non abbiamo fatto una bella figura».
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