Angelini chiede 40 milioni all’Asl di Chieti
Il gruppo Villa Pini vuole i soldi per le prestazioni effettuate dal 2005 al 2007.
PESCARA. Quaranta milioni di euro. Il gruppo Angelini, titolare di un impero di dieci cliniche private, ripresenta il conto e con un atto di citazione porta l’Asl di Chieti davanti al giudice del tribunale civile per ottenere il pagamento dei crediti derivanti dalle prestazioni sanitarie rese negli anni 2005, 2006 e 2007. L’udienza, fissata a mercoledì 15 luglio, un anno dopo l’arresto di Del Turco e gli altri, chiama a comparire il manager dell’Asl Mario Maresca. La richiesta porta la firma di Chiara Angelini.
La nuova amministratrice del colosso della sanità privata ha raccolto il testimone del padre Vincenzo Maria, il grande accusatore dell’inchiesta Sanitopoli sulle presunte tangenti pagate ai politici prima di centrodestra e poi di centrosinistra. Un’indagine esplosa con i 10 arresti del 14 luglio 2008 e che ancora non è conclusa. Così come non sembra destinata a finire, per ora, la battaglia contro le amministrazioni pubbliche, dalle quali il gruppo sostiene di dover ricevere qualcosa come 51 milioni di euro. Mentre la Regione taglia quattro milioni alle cliniche private e cerca di incamminarsi sulla strada del risanamento dei conti della sanità abruzzese; mentre i dipendenti delle strutture che fanno capo al gruppo Angelini tornano a protestare per il mancato pagamento degli stipendi, proprio uno dei più grandi poli di strutture private rialza la testa con una richiesta milionaria destinata a far discutere.
«Si tratta», spiega l’avvocato Sabatino Ciprietti, legale di fiducia di Angelini, «di un atto dovuto visto che l’Asl di Chieti, così come le altre, non sta corrispondendo i pagamenti relativi alle prestazioni rese negli anni 2005, 2006 e 2007. E questo nonostante gli inviti, le numerose diffide e le costituzioni in mora che finora si sono susseguite. I pagamenti sono bloccati in quanto si ritiene, erroneamente, dalla controparte, che si tratti di prestazioni rese nell’ambito di un’attività non ricompresa nei contratti. Dopo una lunga attesa siamo arrivati al 2009 e quindi per tutelare i soci, i fornitori e i dipendenti il gruppo Angelini ha deciso di notificare all’Asl di Chieti questo atto di citazione. Ne seguiranno altri, uno al giorno, per ogni clinica del gruppo Angelini».
La richiesta è quella di condannare l’azienda sanitaria alla corresponsione dei crediti vantati, quantificati in circa quaranta milioni di euro, oltre agli interessi e alle altre spese. In subordine, è pronta un’azione per arricchimento senza causa per una somma pari al titolo contrattuale visto che comunque le prestazioni sono state rese e quindi, secondo Angelini, vanno pagate. Per sostenere le ragioni del gruppo, Ciprietti ha prodotto una voluminosa documentazione, tra cui un pronunciamento della Cassazione a sezioni unite risalente all’ottobre 2008 che ha affrontato proprio la questione delle prestazioni sanitarie.
Nell’atto di citazione, un carteggio di cinquanta pagine, si legge, tra le conclusioni, che «è accertato che la casa di cura Villa Pini d’Abruzzo esercita e ha esercitato attività e prestazioni sanitarie in regime di accreditamento provvisorio, ha eseguito prestazioni sanitarie con la propria struttura a favore di cittadini e utenti del servizio sanitario nazionale, così concorrendo al raggiungimento dell’obiettivo della tutela della salute, su richiesta». Nello stesso atto, inoltre, si fa riferimento anche a «prestazioni e servizi per l’assistenza ospedaliera forniti ricoverando pazienti nella struttura».
La nuova amministratrice del colosso della sanità privata ha raccolto il testimone del padre Vincenzo Maria, il grande accusatore dell’inchiesta Sanitopoli sulle presunte tangenti pagate ai politici prima di centrodestra e poi di centrosinistra. Un’indagine esplosa con i 10 arresti del 14 luglio 2008 e che ancora non è conclusa. Così come non sembra destinata a finire, per ora, la battaglia contro le amministrazioni pubbliche, dalle quali il gruppo sostiene di dover ricevere qualcosa come 51 milioni di euro. Mentre la Regione taglia quattro milioni alle cliniche private e cerca di incamminarsi sulla strada del risanamento dei conti della sanità abruzzese; mentre i dipendenti delle strutture che fanno capo al gruppo Angelini tornano a protestare per il mancato pagamento degli stipendi, proprio uno dei più grandi poli di strutture private rialza la testa con una richiesta milionaria destinata a far discutere.
«Si tratta», spiega l’avvocato Sabatino Ciprietti, legale di fiducia di Angelini, «di un atto dovuto visto che l’Asl di Chieti, così come le altre, non sta corrispondendo i pagamenti relativi alle prestazioni rese negli anni 2005, 2006 e 2007. E questo nonostante gli inviti, le numerose diffide e le costituzioni in mora che finora si sono susseguite. I pagamenti sono bloccati in quanto si ritiene, erroneamente, dalla controparte, che si tratti di prestazioni rese nell’ambito di un’attività non ricompresa nei contratti. Dopo una lunga attesa siamo arrivati al 2009 e quindi per tutelare i soci, i fornitori e i dipendenti il gruppo Angelini ha deciso di notificare all’Asl di Chieti questo atto di citazione. Ne seguiranno altri, uno al giorno, per ogni clinica del gruppo Angelini».
La richiesta è quella di condannare l’azienda sanitaria alla corresponsione dei crediti vantati, quantificati in circa quaranta milioni di euro, oltre agli interessi e alle altre spese. In subordine, è pronta un’azione per arricchimento senza causa per una somma pari al titolo contrattuale visto che comunque le prestazioni sono state rese e quindi, secondo Angelini, vanno pagate. Per sostenere le ragioni del gruppo, Ciprietti ha prodotto una voluminosa documentazione, tra cui un pronunciamento della Cassazione a sezioni unite risalente all’ottobre 2008 che ha affrontato proprio la questione delle prestazioni sanitarie.
Nell’atto di citazione, un carteggio di cinquanta pagine, si legge, tra le conclusioni, che «è accertato che la casa di cura Villa Pini d’Abruzzo esercita e ha esercitato attività e prestazioni sanitarie in regime di accreditamento provvisorio, ha eseguito prestazioni sanitarie con la propria struttura a favore di cittadini e utenti del servizio sanitario nazionale, così concorrendo al raggiungimento dell’obiettivo della tutela della salute, su richiesta». Nello stesso atto, inoltre, si fa riferimento anche a «prestazioni e servizi per l’assistenza ospedaliera forniti ricoverando pazienti nella struttura».