«Appalti e nomine, politica da cambiare»
Paolucci: all’Abruzzo serve una classe dirigente capace e amministrazioni trasparenti.
PESCARA. «Sono convinto con il direttore de il Centro, Vicinanza che affrontare la questione etica sia il problema dell’Abruzzo». Silvio Paolucci, segretario regionale del Pd, racconta di lavorare ad una politica che superi quella «ossessivamente risucchiata dallo spazio della gestione, degli appalti, delle nomine, della lottizzazione». La proposta di una politica che sappia agire con «verità e sobrietà» è stata lanciata nell’editorale del direttore Luigi Vicinanza, pubblicato domenica su il Centro, dal titolo: «Un patto etico contro gli scandali», dove per la politica, da destra a sinistra, si pone la «necessità di riscrivere le regole pubbliche. In maniera rigorosa con spirito di verità e sobrietà». «Nel mentre il Partito democratico si è già dotato in anagrafe degli eletti e codice etico, il lavoro di raccolta dati è quasi ultimato e sarà reso pubblico, sottolineo», fa presente Paolucci, «a mio avviso che va registrata e resa pubblica anche la quotidiana prassi italiana del trasformismo: cioè di innumerevoli personaggi in cerca d’autore.
Ovvero di poltrone e che per questo cambiano continuamente casacca. Ma prima ancora di regole e strumenti etici occorre un grande cambiamento culturale». L’innovazione secondo il segretario regionale del partito democratico deve arrivare da una migliore classe dirigente, che sappia innovare e abbia quella sensibilità e talento da governare con equilibrio e sobrietà. «Questo progetto passa per una migliore selezione della classe dirigente», auspica Paolucci, «serve una riforma della politica, della Pubblica amministrazione e della burocrazia. Il cittadino oggi ha di fronte a se file per una visita specialistica e al pronto soccorso, file per la normale burocrazia delle poste e altri enti. Faccio un esempio, in Abruzzo le micro interruzioni di energia elettrica dovute all’Enel o altri operatori, vengono pagate caramente dalle imprese che invocano, più dei fondi comunitari, un servizio migliore ed efficente per essere competitive». «La riforma dell’Ente Regione, opportunità sprecata dalla destra in questa fase», sostiene il segretario Pd, «è una delle risposte più incisive alle degenerazioni di una politica afasica sull’orizzonte di governo e sulle riforme strutturali eppure ossessivamente risucchiata dallo spazio della gestione, degli appalti, delle nomine, della lottizzazione».
La «riforma» che vede Paolucci è sociale e politica. «Riforma che costringa la politica ad abbandonare lo spazio del fare in maniera auto celebrativa per rientrare nello spazio del pensare e decidere insieme», spiega il segretario del Pd, «non è un passaggio indolore ma profondamente conflittuale. Dalla politica, infatti, oltre che dal corpo burocratico, c’è d’attendersi le principali resistenze. Le riforme degli ultimi quindici anni hanno assegnato all’ente regione una vocazione strategica: produrre “politiche pubbliche”, ossia tracciare la rotta e coordinare l’azione dei protagonisti del territorio, monitorando i risultati. Invece sul territorio si promuovono sporadiche e accidentali azioni di settore senza elaborare risposte strutturali ai problemi.
Io lavoro», conclude Paolucci, «per una politica che sappia far fare, che sappia mettere le imprese in condizioni di produrre bene e i cittadini di godere di servizi efficenti. Per un potere politico e amministrativo che sappia agire con “verità e sobrietà”, ma sempre stando dalla parte dei cittadini».
Ovvero di poltrone e che per questo cambiano continuamente casacca. Ma prima ancora di regole e strumenti etici occorre un grande cambiamento culturale». L’innovazione secondo il segretario regionale del partito democratico deve arrivare da una migliore classe dirigente, che sappia innovare e abbia quella sensibilità e talento da governare con equilibrio e sobrietà. «Questo progetto passa per una migliore selezione della classe dirigente», auspica Paolucci, «serve una riforma della politica, della Pubblica amministrazione e della burocrazia. Il cittadino oggi ha di fronte a se file per una visita specialistica e al pronto soccorso, file per la normale burocrazia delle poste e altri enti. Faccio un esempio, in Abruzzo le micro interruzioni di energia elettrica dovute all’Enel o altri operatori, vengono pagate caramente dalle imprese che invocano, più dei fondi comunitari, un servizio migliore ed efficente per essere competitive». «La riforma dell’Ente Regione, opportunità sprecata dalla destra in questa fase», sostiene il segretario Pd, «è una delle risposte più incisive alle degenerazioni di una politica afasica sull’orizzonte di governo e sulle riforme strutturali eppure ossessivamente risucchiata dallo spazio della gestione, degli appalti, delle nomine, della lottizzazione».
La «riforma» che vede Paolucci è sociale e politica. «Riforma che costringa la politica ad abbandonare lo spazio del fare in maniera auto celebrativa per rientrare nello spazio del pensare e decidere insieme», spiega il segretario del Pd, «non è un passaggio indolore ma profondamente conflittuale. Dalla politica, infatti, oltre che dal corpo burocratico, c’è d’attendersi le principali resistenze. Le riforme degli ultimi quindici anni hanno assegnato all’ente regione una vocazione strategica: produrre “politiche pubbliche”, ossia tracciare la rotta e coordinare l’azione dei protagonisti del territorio, monitorando i risultati. Invece sul territorio si promuovono sporadiche e accidentali azioni di settore senza elaborare risposte strutturali ai problemi.
Io lavoro», conclude Paolucci, «per una politica che sappia far fare, che sappia mettere le imprese in condizioni di produrre bene e i cittadini di godere di servizi efficenti. Per un potere politico e amministrativo che sappia agire con “verità e sobrietà”, ma sempre stando dalla parte dei cittadini».